ELIA, Augusto
Nacque il 4 sett. 1829 ad Ancona, da Antonio e da Maddalena Pelosi; e dal padre, uomo di mare e figura di rilievo tra i patrioti anconetani, venne educato agli ideali risorgimentali. Diciannovenne, seguì il padre al blocco delle forze navali austriache a Trieste (giugno-agosto 1848) e prese parte poi alla difesa di Ancona durante l'assedio del 1849 (28 maggio-15 giugno) in qualità di sottufficiale di artiglieria.
Nelle repressioni, che seguirono alla caduta della città, perse il padre, fucilato, e dovette andare in esilio. Riparò a Malta, dove intraprese la carriera di mare, fino ad ottenere il diploma di capitano di lungo corso, senza per questo perdere d'occhio la situazione politica italiana. Così, allo scoppio della seconda guerra d'indipendenza, rientrò in Italia da New York, dove si trovava, e nel maggio raggiunse G. Garibaldi a Como. La grande ammirazione che aveva per Garibaldi fu subito ricambiata con affetto e stima da questo, memore anche dell'amicizia che lo aveva legato al padre. Da allora l'E. rimase sempre nella cerchia di Garibaldi, divenendo uno degli uomini a lui più vicini e devoti.
Entrato a far parte dei Cacciatori delle Alpi come ufficiale, combatté a Tre Ponti (presso Brescia), riportando anche una ferita alla testa, dalla quale peraltro si riprese rapidamente. Terminata la campagna, seguì Garibaldi a Modena e poi a Rimini, dove il generale aveva posto la sede del proprio comando. Per le buone prove fornite, e le origini anconetane, l'E. si vide affidare l'incarico di far pervenire un carico di armi ai patrioti marchigiani, primo passo per un moto insurrezionale che avrebbe dovuto giustificare un intervento militare garibaldino.
A tale scopo ricevette il comando della nave mercantile "Fenice", che provvide ad armare ed equipaggiare. Riuscì a portare a compimento la missione, anche se poi le preoccupazioni per le conseguenze che un'invasione dello Stato pontificio avrebbe comportato sul piano internazionale prevalsero ed il progetto iniziale fu accantonato.
Quindi l'E. accompagnò Garibaldi a Caprera, trattenendosi presso di lui per qualche mese.
Nel 1860 ebbe parte attiva nella preparazione della spedizione dei Mille e fu secondo di N. Bixio sul "Piemonte". A Calatafimi, il 15 maggio, vedendo Garibaldi esposto al fuoco nemico, gli si fece innanzi per proteggerlo, e fu così colpito al suo posto da una scarica di fucileria. Gravemente ferito alla bocca, fu immediatamente soccorso dallo stesso Garibaldi, che in seguito gli attestò pubblicamente e ripetutamente la propria riconoscenza.
Dopo essere rimasto per lungo tempo tra la vita e la morte ed essere stato sottoposto a difficili e dolorose cure, nel 1863 l'E. poteva considerarsi guarito; nel 1864 venne contattato dal Bixio per una spedizione di liberazione dei popoli oppressi nei Balcani, che però non ebbe luogo. L'E. tornò a combattere nel 1866, assumendo il comando di una flottiglia sul Garda: la sua condotta in quella circostanza gli valse la promozione a colonnello. Nel 1867 partecipò alla campagna garibaldina dell'Agro romano, al comando della 6a colonna; fu presente a Mentana e fece poi la ritirata insieme a Garibaldi.
Tornato ad Ancona, l'E. - che nel frattempo si era sposato con Maria Balani, con la quale ebbe due figli - fu uno dei principali esponenti del partito d'azione nelle Marche; nel marzo 1869 intervenne, con la sua autorità e con prontezza di spirito, a sedare una sollevazione contro l'amministrazione municipale per l'abrogazione della tariffa daziaria. L'E. si veniva avvicinando alla Sinistra costituzionale, finché alle elezioni del 1876 per la Camera si presentò con un programma che accettava le istituzioni monarchiche; i repubblicani intransigenti, attestati su posizioni di astensionismo pregiudiziale, lo osteggiarono ma venne eletto ugualmente deputato. In Parlamento si schierò con A. Depretis, e poi col suo successore F. Crispi.
L'indole avventurosa dell'E. si indirizzò all'imprenditoria economica: costituì una società per lo sfruttamento delle risorse agricole ed ittiche delle isole Tremiti, che aveva visitato nel 1880 in occasione di un'ispezione per conto del ministero degli Interni sulle condizioni dei domiciliati coatti. I suoi progetti, che comportavano notevoli investimenti - per i quali ricorse al banchiere B. Tanlongo tramite A. Depretis -, avviarono una radicale trasformazione dell'economia delle isole, assai arretrata fino a quel momento. Nella realizzazione di tali iniziative, tuttavia, si pose in violento contrasto con una parte della popolazione locale, e più tardi anche con il Demanio. Costretto alla difensiva, decise di abbandonare l'impresa, ma non riuscì ad impedire che la vicenda passasse sul piano giudiziario, dove si trascinò per diversi anni. L'E. dovette accettare infine una sfavorevole transazione.
Come deputato, fu soprattutto attivo sostenitore di una politica di aiuti all'industria cantieristica e di rinnovamento e sviluppo della marineria sia mercantile sia militare, nonché difensore degli interessi della sua Ancona.
In proposito, sono da ricordare gli sforzi per ottenere stanziamenti per lavori destinati a sviluppare il porto cittadino, a scopi sia militari sia civili. Sull'argomento scrisse anche un volume (Ancona porto militare, Roma 1880). Tra gli anni '70 e la fine del secolo rivestì anche numerose cariche in seno alle amministrazioni locali. Fu tra l'altro consigliere comunale e membro della giunta e fece parte del Consiglio provinciale, del quale fu per dieci anni vicepresidente. Inoltre, fu lungamente presidente della locale Camera di commercio, nonché di varie associazioni minori.
Negli anni '90 le sue fortune politiche declinarono ed egli fu coinvolto nello scandalo della Banca romana per i suoi rapporti con il Tanlongo.
La conirnissione parlamentare d'inchiesta detta dei Sette ritenne "che l'on. Elia avrebbe dovuto astenersi dallo scrivere al Tanlongo" lettere contenenti informazioni sulle vicende parlamentari riguardanti la legge sugli istituti di emissione, confermò però d'altra parte la piena regolarità dei rapporti finanziari intercorsi fra l'E. ed il Tanlongo, già riconosciuta dal tribunale di Roma.
La caduta del Crispi e l'avanzare degli anni indussero nel 1897 l'E. a ritirarsi a vita privata. Da allora l'ormai anziano colonnello si dedicò alla stesura delle proprie memorie, incentrate sul suo passato garibaldino: Note autobiografiche e storiche di un garibaldino, Bologna 1898; Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al1900, Roma 1904. Sempre circondato dal pubblico rispetto, fu insignito di numerose onorificenze.
I suoi trascorsi garibaldini furono solennemente celebrati dalle autorità di Ancona nel 1912 alla presenza dello stesso E. (che nel frattempo si era trasferito a Roma) ed ebbero grande rilievo nelle cronache dell'epoca. Nella circostanza l'E. - apparso ancora in buona salute - tenne un breve discorso nel quale, tra l'altro, espresse la propria approvazione della guerra per la Libia. Dal vecchio patriottismo, in questo periodo inclinava sempre più verso il nuovo nazionalismo, come si vede dalla lettera aperta di adesione da lui fatta pervenire a D'Annunzio in occasione della manifestazione di Quarto, alla quale l'E., invitato, non poté recarsi di persona perché ormai troppo anziano.
Si spense a Roma il 9 febbr. 1919.
Fonti e Bibl.: A. Elia, A s.e. il presidente ed agli onorevoli colleghi del Parlamento nazionale, Ancona 1884. Si vedano i resoconti stenografici degli interventi dell'E. in Atti parlamentari, Camera, Discussioni, tornata del 24 genn. 1879, 7febbr. 1879, 26 giugno 1880, 2 e 9 febbr. 1881, 6 apr. 1883, 28 apr. 1885, 28 maggio 1887, 24 giugno 1887; inoltre: la richiesta dell'E. al Depretis di intercessione presso il Tanlongo per la concessione di un prestito si trova presso l'Arch. centrale dello Stato a Roma in Carte Depretis, serie I, busta 27, fasc. 100; ulteriore documentazione è ricavabile dal Corriere delle Marche, annate 1869-1919. Cfr. inoltre L. Brangi, I moribondi di Montecitorio, Torino 1889, p. 257; G. Castellini, Eroi garibaldini, Bologna 1911, pp. 196 ss.; C. Agrati, I Mille, Milano 1933, pp. 65, 335; N. Quilici, Fine di secolo. Banca romana, Verona 1935, passim; G. Carocci, A. Depretis e la politica italiana, 1876-1887, Torino 1956, pp. 91, 600; R. Elia, A. E. e la mancata rivolta del 1859, in Riv. di Ancona, novembre-dicembre 1959, pp. 19-23; M. Natalucci, Primavera del 1860, ibid., luglio-agosto 1959, pp. 21; E. Santarelli, Le Marche dalla Unità al fascismo, Ancona 1983, pp. 66, 68, 99, 108, 250; Diz. del Risorg. naz., ad nomen; Enc. biogr. e bibliogr. italiana, s. 43, A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, ad nomen; G. Stopiti, Galleria biografica d'Italia, Roma s.d., ad nomen.