BURCHI, Augusto
Nacque a Firenze il 12 febbr. 1853 da Tommaso, sensale, e da Gabriella Betti. Quindicenne, gli morì il padre, ed egli si trovò costretto a interrompere gli studi per poter sostenere la famiglia, assai povera di mezzi. Per tre anni fu apprendista presso uno sconosciuto decoratore, sinché, verso il 1871, partecipò, sotto la direzione di G. Bianchi, uno dei più noti restauratori del tempo, a una serie di lavori piuttosto importanti, quali il restauro del cortile e degli sguanci delle finestre della sala del Consiglio in Palazzo Vecchio, quello del cortile della villa Petraia presso Castello e la risistemazione del palazzo Medici Riccardi. Dopo questi lavori iniziali, trascorse qualche tempo prima che il B. riuscisse a ottenere nuove commissioni. Frattanto, tra studi puntigliosi ed eclettici, egli continuava la sua pratica nell'arte della decorazione, secondo i modi neorinascimentali in voga a quell'epoca. Gli venne quindi commissionata la decorazione a fresco del salone del Consiglio provinciale di Cosenza, che egli eseguì in collaborazione con F. Andreotti e con il Bandinelli; a Cosenza egli tornò nuovamente, qualche anno più tardi, per una serie di decorazioni nel palazzo Bombini. Tornato a Firenze, si trovò ancora affiancato al Bianchi nella decorazione del palazzo Ginori.
Intanto il B. s'era andato conquistando una qualche fama, sì che d'ora in avanti non gli mancarono le commissioni per lavori individuali. Si trattava, in genere, di decorazioni a fresco; ma non di rado gli venivano allogati lavori ancora più impegnativi, quali la sistemazione e la decorazione complete di interi ambienti ed edifici. Tra questi, i lavori per la villa del Salviatino a Majano lo tennero impegnato per quattro anni, procurandogli non pochi consensi e plausi.
Gli anni tra il 1870 e il '90 furono tra i più laboriosi del B.: le decorazioni in diverse sale del palazzo già Guadagni Riccardi, di palazzo Strozzi (1888-89) e di numerosi altri (palazzo Bastogi, villa Resse a Vallombrosa, villa Bartolini Salimbeni a Dicomano, ecc.) contribuirono ad accrescerne la fama, e gli valsero, tra l'altro, il professorato presso l'Accademia fiorentina di Belle Arti. Nello stesso arco di tempo, e precisamente tra il 1884 e il 1890, con C. Conti, attendeva in S. Trinita ai restauri degli affreschi di numerose cappelle; in quella Bartolini Salimbeni fu lui stesso a portare alla luce e a restaurare (1885-87) gli affreschi di Lorenzo Monaco e in quella Ardinghelli condusse personalmente le decorazioni nel 1889 (cfr. Arte e storia, VII [1888], p. 127; VIII [1889], p. 47; IX [1890], p. 202). Dopo il 1890 il B. si cimentò talora nell'approntamento di scenari per rappresentazioni teatrali, ove egli tradusse un certo suo gusto per l'arioso e l'aperto, già da lui sperimentato nelle decorazioni del palazzo Bastogi.
Ma al di là di queste sporadiche fantasie, l'arte del B. resta sostanzialmente legata a un eclettismo neorinascimentale, per la verità assai freddo ed esteriore. Né a riscattarlo valgono i suoi studi e il suo amore per le cose dell'arte: troppo lo deviarono da qualsiasi forma genuina di espressione, rendendolo forse pago dell'ammirazione che a queste sue pittoriche elucubrazioni tributarono i suoi contemporanei. La composizione della sua biblioteca e delle sue collezioni chiaramente denuncia tale tendenza all'eclettismo. Esse furono vendute all'asta, in Firenze, rispettivamente nel 1908 e nel 1909. Da questo momento in poi l'attività del B. andò sempre più diradandosi, né si ha notizia, in questi anni, di commissioni private o pubbliche di un certo rilievo. Ritiratosi a Galluzzo nel 1914, vi morì cinque anni più tardi, il 26 genn. 1919.
Fonti e Bibl.: Cat. dei libri compon. la biblioteca di A. B., Firenze 1908; Catalogo dei quadri... esistenti nello studio del cav. prof. A. B., Firenze 1909; A. De Gubernatis, Diz.degli artisti ital. viventi, Firenze 1906, pp. 79 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 240; A. M. Comanducci, Dizionario ill. dei pittori... italiani moderni, Milano 1962, I, p. 282.