BERTONI, Augusto
Nato a Faenza l'8 nov. 1818, studiò nella città natale e per qualche tempo anche all'università di Siena, impiegandosi successivamente come protocollista nell'amministrazione civica faentina. Particolarmente incline agli studi letterari e dotato di una facile, se non profonda, vena poetica, nel 1844 pubblicò a Faenza un volumetto di Poesie;altri versi e anche scritti in prosa, pubblicò su L'imparziale, un "foglio periodico di scienze, lettere, arti e varietà", che uscì a Faenza tre volte al mese dal gennaio 1840 al marzo 1847, e del quale nel 1846 il B. divenne "coestensore". In quello stesso anno scrisse Isabella Orsini duchessa di Bracciano, un dramma tratto dall'omonimo, romanzo del Guerrazzi (un altro - Marietta de' Ricci - lo scriverà pochi anni più tardi, a Genova, ispirandosi ancora alle opere del Guerrazzi). Dal febbraio al novembre 1847 il B. collaborò al periodico romano Il Popolare. Giornale di istruzione e di educazione del popolo.
Profondamente ostile al regime pontificio - era cresciuto in un ambiente familiare influenzato dalle traversie politiche dei nonno, giacobino -, il B. era stato introdotto da F. Comandini nella Giovine Italia. Dopo aver preso parte solo marginalmente al fatto delle Balze del 1845, allo scoppio della prima guerra d'indipendenza si arruolò nel battaglione Pasi e combatté alla difesa di Vicenza, ove rimase ferito. Rientrato a Faenza, divenne segretario del Circolo popolare, l'associazione "democratica" faentina presieduta dal poeta e traduttore di classici D. Strocchi. Sostenitore entusiasta della Repubblica rdmana (il fratello Giacomo fu eletto deputato alla Costituente), al sopraggiungere delle truppe austriache, nel maggio del '49, prese parte nel battaglione faentino della guardia nazionale al vano tentativo di resistenza delle scarse forze romagnole.
Ripristinato il governo pontificio, il B. riprese l'attività cospirativa e partecipò nel I850 alla riunione dell'Orestina, nei pressi di Faenza, ove furono nuovamente poste le basi della cospirazione in Romagna. Ma, ben presto, alla fine di quello stesso anno, o all'inizio del successivo, egli fu costretto a espatriare per sfuggire all'arresto. Si recò a Genova, quindi in Svizzera, conducendo una penosa vita di stenti. Raccomandato caldamente da G. Mazzini a sua madre, il B. ritornò nel 1851,a Genova, ove fu tra i redattori di Italia e popolo: anzi furono proprio alcuni articoli da lui scritti sul quotidiano mazziniano, dopo il fallito moto milanese del 6 febbr. 1853, a determinare la sua espulsione da parte dei governo sardo. Rimasto clandestinamente a Genova fino all'estate, il B. s'imbarcò il 6 luglio alla volta di Civitavecchia, insieme con altri esuli pontifici, allo scopo di rafforzare l'insurrezione che G. Petroni stava tentando di organizzare a Roma.
L'azione, decisa per il 15 agosto, veniva preparata da quel gruppo del Comitato romano che era rimasto fedele al Mazzini, dopo la scissione dellaprile 1853, provocata dai "fusionisti", i quali respingevano una netta impostazione programmatica unitaria e repubblicana. Il B. e i suoi compagni, sbarcati clandestinamente a Santa Marinella il 13 luglio, si misero subito in contatto con Petroni. Ma la popolazione romana si manteneva tranquilla, e la polizia, in breve arco di tempo, riuscì ad arrestare tutti i cospiratori. Molte accuse di delazione - le avanzò subito lo stesso Mazzini e furono particolarmente roventi dopo il 1870 - vennero lanciate contro i "fusionisti". In realtà, anch'essi vennero coinvolti nel disastroso esito della iniziativa insurrezionale: il governo pontificio colse l'occasione per annientare, con una vasta ondata di arresti e durissime condanne, tutta l'opposizione liberale. rivoluzionaria e moderata, che a stento riuscì, solo dopo qualche anno, a risollevarsi.
Rinchiuso nel carcere di S. Michele,il B., che era stato ingiustamente accusato di aver promosso turbolenze e delitti in Romagna, forse per evitare gli snervanti interrogatori, si impiccò nella sua cella il il 29 ott. 1853
Fonti e Bibl.: Ediz. naz. degli scritti… di G. Mazzini. Epistolario, XXV, pp. 19 s., 33, 42, 152, 159, 177, 189 s., 195, 325, 365; XXVI, pp. 19, 272; XXVIII, pp. 325, 327, 340, 348; Oltre alla voce compilata da G. Badii per il Diz. del risorg. naz., II, p. 266, si veda: A. Lucatelli-L. Minucci, Carità di Patria. Ai fratelli dimenticati. Ricordo, Roma 1889, pp. 19-22; A. Masoni, Martiri e martiri, Faenza 1892, pp. 81-87; F. Comandini, Cospirazioni di Romagna e Bologna,a cura di A. Comandini, Bologna 1899, pp. 48-50 e passim; I.Cremona-Cozzolino, Maria Mazzini ed il suo ultimo carteggio…, Genova 1927, pp; 94-96, 102, 144, 156, 162, 203; S. Guglielmetti, G. Mazzini e i suoi seguaci di Roma dal luglio 1849 alla fine del 1853, in Rass. stor. dei Risorg, XVI(1929), pp. 112-125; P. Zama, Con L. Caldesi alla difesa di Vicenza e di Roma (1848-1849), ibid., XIX (1932), pp. 144, 161; A. Zecchini, Preti e cospiratori nella terra del duce, Faenza 1939, pp. 25-42; L. L. Barberia, Dal moto di Milano del febbr. 1853 all'impresa di Sapri, in Vemigr. polit. in Genova ed in Liguria dal 1848 al 1857, Modena 1957, III, pp. 492, 500 s., 538, 549 s., 552. Per l'ambiente polit. di Roma nel 1853. v. F. Bartoccini, I lmovim. liberale e nazion. romano…, in Rass. storica d. Risorg, XLVIII (1961), pp. 404-416.