ANFOSSI, Augusto
Nato a Nizza da Giuseppe Pietro nel 1812, si arruolò giovanissimo nell'artiglieria dell'esercito piemontese. Compromesso nei moti politici del 1831, emigrò in Francia ed entrò nella Legione straniera, dove riuscì a conseguire il grado di maresciallo d'alloggio.
Congedatosi nel 1833, si recò ad Alessandria d'Egitto; qui prese servizio, come istruttore di artiglieria, nelle truppe di Mehemet Alì. Si batté valorosamente contro i Turchi nel 1839, guadagnandosi la stima e la fiducia di Ibrahim Pascià, che lo nominò colonnello.
Lasciato il servizio presso l'esercito egiziano, iniziò un'attività commerciale tra l'Egitto e l'Algeria; nel 1844 era a Smirne per raccogliere armi antiche, in cui commerciava. Viaggiò in Polonia, Ungheria, Austria. A Vienna venne a conoscenza dei movimenti politici che si preparavano nel Lombardo-Veneto; si recò a Venezia e di lì a Milano, dove giunse il 15 marzo 1848 con un biglietto di presentazione per P. Robbiati, che lo introdusse tra gli organizzatori del movimento insurrezionale.
La mattina del18 marzo fu diffuso in tutta la città un breve proclama, da lui dettato, esortante i Milanesi alla rivolta. Scoppiati i primi tumulti e formatasi la guardia civica, ne fu nominato capitano. Per la sua esperienza militare, fu prezioso nella lotta sulle barricate. Il 19 diresse una brillante azione nella contrada Monte Napoleone, costringendo gli Austriaci a ritirarsi sui bastioni, in modo che i rivoluzionari poterono uscire dalle barricate e dirigersi verso Porta Nuova.
Membro del Comitato di difesa, creato il giorno 20 marzo e composto da A. Carnevali, L. Torelli, R. Ceroni, A. Lissoni, gli fu affidato il comando di tutte le forze insurrezionali attive. La stessa mattina guidò gli insorti contro il nemico accampato a San Fedele, Palazzo Marino e Piazza della Scala, riuscendo a metterlo in fuga. Il 21 progettò l'attacco del palazzo del Genio; durante questo combattimento, venne colpito a morte.
In suo onore, il Comitato di guerra decretò la formazione di un corpo di volontari, denominato "Compagnia della morte A. A.", e ne affidò il comando al fratello Francesco, già nell'esercito sardo.
Questi, accorso il 25 a Milano, guidò la compagnia nei primi combattimenti vittoriosi; cancellato dai ruoli in seguito ad accuse, tentò invano di essere riammesso nell'esercito; nel 1860 comandò la 5a compagnia nella spedizione dei Mille, ma poco dopo lo sbarco in Sicilia fu congedato per motivi non chiari. Visse quindi a Torino e Nizza. Qui morì intorno al 1870.
Fonti e Bibl.: F. Anfossi, Mem. sulla campagna di Lombardia, Torino 1851, pp. 9-14; Arch. triennale delle cose d'Italia dall'avvento di Pio IX all'abbandono di Venezia, II, Capolago 1851, pp. 58, 88-60, 169, 260; L. Torelli, Ricordi intorno alle cinque giornate,Milano 1876, pp. 82-86, 102-107, 122; A. Faconti, Le cinque giornate di Milano,Milano 1895, pp. 28-30; V. Adami, Il nizzardo A. A. nelle cinque giornate di Milano, in Fert, I(1929), pp. 127-139; E. Michel, A. A., esule in Egitto, ibid., III(1931), pp. 284-287; C. Spellanzon, Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, III, Milano 1936, pp. 728 s., 733, 743, 748; A. Monti, Il 1848 e le Cinque giornate di Milano. Dalle memorie inedite dei combattenti sulle barricate, Milano 1948; E. Michel, Esuli italiani in Egitto, Pisa 1958, pp. 60, 105 s., 126 s.