THEINER, Augustin (August). – Nacque a Breslau (Wrocław)
l’11 aprile 1804 da Franz, calzolaio, e da Anna Rosine Nitschke.
Fratello minore di Johann Anton, sacerdote cattolico scomunicato nel 1845. Il padre morì nel 1813 e il giovane Augustin frequentò la scuola della cattedrale con borse di studio ecclesiastiche e poi il St. Matthias Gymnasium ove si diplomò nel 1823. Iniziò a studiare teologia all’università cittadina, ma preferì ben presto la filosofia e infine si addottorò in diritto alla Luther-Universität di Halle nel 1829, con una dissertazione sulle decretali fino all’epoca di Gregorio IX. A dispetto della forte fede cattolica della madre, Augustin si nutrì dello spirito illuminista e razionalista dell’epoca e, insieme al fratello Johann Anton, pubblicò nel 1828 uno studio critico sull’introduzione del celibato ecclesiastico, che fu messo all’Indice nell’agosto dell’anno successivo. Il governo prussiano gli offrì una borsa di studio che gli consentì di viaggiare e ampliare le sue conoscenze scientifiche. Nell’inverno del 1829 fu a Vienna, passò poi a Londra e attraversando i Paesi Bassi, giunse a Parigi, dove si ammalò di colera. Ristabilitosi, continuò a lavorare sul tema delle decretali. Nel frattempo, il contatto epistolare con il teologo cattolico Johann Adam Möhler lo riavvicinò alla Chiesa di Roma. Terminata la borsa di studio, rimase in Francia e frequentò per otto mesi il circolo dell’abate de Lamennais nel collegio di Juilly. Tornato poi a Parigi, s’immerse nella lettura di Jacques-Bénigne Bossuet e Fénelon. Nel giugno del 1832 si trasferì a Orléans e infine a Roma, dove giunse nel marzo del 1833. Qui l’incontro con il gesuita Anton Kohlmann determinò il suo ritorno alla fede cattolica. Nel 1834 raccontò i suoi tre anni di viaggi e il suo cammino verso la conversione, giunta al termine degli esercizi spirituali di s. Ignazio, nell’opera Il seminario ecclesiastico o gli otto giorni a Santo Eusebio in Roma, scritta per emendare i suoi errori del passato e dedicata a Möhler. A Roma frequentò gli ambienti tedeschi della Curia e grazie all’appoggio del rettore del collegio Urbano, monsignore Karl August von Reisach, divenne professore di storia letteraria ecclesiastica al collegio di Propaganda Fide. Nel gennaio del 1836 ricevette gli ordini minori e nello stesso anno ottenne il permesso straordinario di frequentare l’Archivio segreto Vaticano. L’8 luglio 1838 si associò all’arciconfraternita romana di S. Maria della Pietà in Campo Santo, dove dal 1849 avrebbe ricoperto l’incarico di archivista.
Nel frattempo, Theiner, entrato l’8 maggio 1839 nella Congregazione dell’Oratorio, dove sarebbe rimasto per tutta la vita, il 3 novembre venne ordinato sacerdote dal cardinale prefetto di Propaganda Fide, Giacomo Filippo Fransoni. La Congregazione gli affidò la continuazione degli Annales Ecclesiastici di Cesare Baronio e per quindici anni, dal 1842 al 1857, l’incarico di bibliotecario. Il 6 aprile 1840 fu nominato consultore della congregazione dell’Indice e divenne un punto di riferimento sia per i suoi connazionali che per la segreteria di Stato e per il pontefice stesso, negli affari politico-ecclesiastici tedeschi. Grazie alla protezione dell’influente principe Gustav Adolf von Hohenlohe, futuro cardinale, l’ascesa di Theiner in Curia fu pressoché inarrestabile: consultore della commissione preparatoria per il dogma dell’Immacolata Concezione (9 giugno 1848); membro del collegio teologico della Sapienza (prima del 15 aprile 1850); consultore del S. Uffizio (5 maggio 1850); consultore della congregazione per i Vescovi e regolari (12 maggio 1850); coadiutore del prefetto degli Archivi vaticani con diritto di successione (4 marzo 1851).
Nel 1841, come consultore dell’Indice, Theiner fu il principale artefice della condanna della Storia dei papi di Leopold von Ranke e nel 1845 si trovò a censurare il fratello Johann Anton. Nel 1849 si prestò, ingaggiato dal partito antirosminiano, a scrivere di getto un volumetto per confutare la tesi di Rosmini intorno alle elezioni dei vescovi, che contribuì in maniera determinante alla condanna papale dell’opera del roveretano. Come membro della commissione preparatoria per il dogma dell’Immacolata Concezione, Theiner si dimostrò favorevole alla definizione del dogma. Nell’Archivio Vaticano, la quasi cecità del prefetto Marino Marini, a partire dal 1846, rese strettissimo il legame con l’oratoriano e il suo aiuto quasi indispensabile, soprattutto per i rapporti con gli studiosi tedeschi.
Una svolta nella vita di Theiner fu la pubblicazione nel 1852 di un’opera apologetica sul pontificato di Clemente XIV, il papa che aveva soppresso l’ordine dei gesuiti. Il volume suscitò le dure reazioni dei difensori della Compagnia e segnò l’inizio della sua «psicosi antigesuita» (Jedin, 1973, p. 154).
Durissimo il giudizio di Ludwig von Pastor su quest’opera di Theiner: «infantilmente ingenua nella concezione, di scarso valore anche come produzione letteraria, è scientificamente nulla [...]. Gli manca qualsiasi capacità di penetrare la materia. È l’apologeta che trova tutto “commovente”, perfino gli atti ufficiali» (Geschichte der Päpste, XVI, 2, Freiburg im Breisgau 1933, trad. it. Roma 1933, p. 471).
Alla morte di Marini, nonostante i dubbi di molti in Curia, il 29 novembre 1855 Theiner divenne prefetto degli Archivi Vaticani e ottenne un alloggio in Vaticano nella Torre dei Venti. L’anno successivo concluse la redazione degli Annales Ecclesiastici per il pontificato di Gregorio XIII, affidatagli diciassette anni prima. Durante la sua prefettura in Archivio, curò una serie di edizioni di documenti che gli valsero il riconoscimento internazionale, la stima di sovrani e imperatori e l’associazione a numerose accademie.
Per citarne solo alcuni: l’edizioni di documenti sugli affari religiosi della Francia nel 1790-1800 (1858), sulla Russia (1859), sull’Ungheria (1859-1860), sui domini temporali della S. Sede (1861-1862), sugli Slavi meridionali (1863), su Polonia e Lituania (1860-1864), su Irlanda e Scozia (1864). Un suo lavoro successivo nel 1869, sui concordati tra Napoleone Bonaparte e la S. Sede, gli attirò un duro giudizio da parte dello stesso Pio IX: «solite eccentricità del p. Theiner, il quale avrà forse buone intenzioni, ma privo di criterio cammina sempre per una via storta e sassosa con pericolo di rompersi la testa» (Schwedt, 1979, p. 852).
Theiner intraprese la pubblicazione degli atti del Concilio di Trento e tra il 1856 e 1857 visitò archivi e biblioteche in giro per l’Italia, ma un’apposita commissione nel 1858 diede parere sfavorevole alla pubblicazione dei documenti, aumentando in lui l’idea di una persecuzione dei gesuiti nei suoi confronti. Rimase comunque nelle grazie del papa e il 6 gennaio 1862 fu nominato consultore della nuova congregazione di Propaganda per gli affari di rito orientale e nel 1867 venne nominato consultore della commissione preparatoria del Concilio per le Chiese orientali e le missioni. Non prese parte direttamente al Concilio Vaticano I, ma l’amicizia con i principali membri della minoranza conciliare anti-infallibilista gli fu fatale. Accusato di aver comunicato documentazione degli Archivi Vaticani sul Concilio di Trento, nel giugno del 1870 fu privato delle chiavi e della direzione dell’Archivio, nonostante mantenesse titolo, pensione e appartamento.
Negli ultimi anni di vita Theiner si dedicò, con l’aiuto di Josip Juraj Strossmayer, a pubblicare gli atti del Concilio di Trento, le cui bozze interrotte nel 1858 aveva fatto trasferire a Zagabria. Continuò a ricevere in Vaticano, anche dopo che gli italiani ebbero occupato Roma. La sua intermediazione con i nuovi governanti permise il salvataggio della biblioteca e della sacrestia di S. Maria in Vallicella nel 1871. L’estate del 1874 la trascorse a Zagabria per curare la stampa della sua ultima fatica.
Tornato in Italia, morì improvvisamente a Civitavecchia il 9 agosto 1874. Venne sepolto solo il 14 ottobre nel Camposanto teutonico.
Tra le sue carte rimase un incompiuto manoscritto sulla vita di Benedetto XIV; la pubblicazione degli Acta genuina SS. Oecumenici Concilii Tridentini... fu completata da Franjo Rački (Zagabria-Lipsia 1874-1875).
L’edizione postuma degli atti del Tridentino non fu fortunata, Theiner fu criticato per le omissioni e la non accuratezza nelle trascrizioni, «il canto del cigno del Theiner [...] non fu del tutto felice» (Martina, 1986, p. 636). Curatore della sua eredità fu il canonico croato Nikola Voršak, che dispose dei beni dell’oratoriano distribuendoli ai nipoti del defunto. La biblioteca di Theiner era stata già venduta all’arcivescovo di Olomouc Friedrich Egon von Fürstenberg nell’agosto del 1870: essa costituì il fondo di partenza della Biblioteca nuova del castello di Kroměříž, dove oggi si trova mista ad altre collezioni. Infine, le carte furono consegnate da Voršak alla S. Sede nel 1878 e oggi costituiscono perlopiù il fondo Carte Theiner.
Da una parte Theiner fu un personaggio ‘anomalo’ nella Roma di Pio IX (ibid.): convertito, fu primo prefetto non italiano degli Archivi Vaticani, antigesuita in una Roma dominata dai gesuiti, in dialogo con la minoranza conciliare e dopo il 1870 con il nuovo governo italiano, ma al contempo storico apologeta, rappresentante dell’ultramontanismo e difensore del papato a costo di omettere documenti essenziali alla comprensione storica. Carattere focoso, capace di toni eccessivi e intemperanti nella condanna dell’avversario, fu censurato e censore a sua volta. Nell’Archivio non riordinò la documentazione, ma ebbe il merito di pubblicare una vasta quantità di documenti, fino ad allora inediti, pur con qualche imprecisione nelle trascrizioni. Nei limiti del regolamento, soprattutto dopo il 1860, collaborò con gli studiosi e fu principalmente uno studioso per gli studiosi, che spesso riceveva e aiutava nel suo appartamento alla Torre dei Venti. Ma, dal punto di vista storico, «l’uomo di governo, o l’apologeta, in Theiner ebbero il sopravvento sullo storico» (Chadwick, 1978, p. 42). Dopo la sua caduta in disgrazia agli occhi di Pio IX, egli rimase fermamente cattolico e non aderì, come invece il suo amico Ignaz von Döllinger, al movimento dei vecchi cattolici.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Archivio Prefettura, bb. 13-15 e H3; Carte Theiner, bb. 1-4; Carte Theiner, Studi bb. 1-12; Palazzo Ap., Titoli 46, f. 10, cc. 139-168 e 244, f. 2; Roma, Archivio della Congregazione dell’Oratorio, C I 11 (Libro X dei Decreti) e Q III 4-7; Roma, Archivio storico diocesano, Ord. Sacre 44, pp. 44, 243 s.; Wrocław, Archivio Archidiecezjalne, 637.b, n. 80.
Per la bibliografia si parta dal necrologio di A. Mauri, in Archivio storico italiano, XXI (1875), pp. 350-391. Si veda poi H. Jedin, A. T. Zum 100. Jahrestag seines Todes am 9. August 1874, in Archiv fur Schlesische Kirchengeschichte, XXXI (1973), pp. 134-174; I. Sivrić, Bishop J.G. Strossmayer. New Light on Vatican, I, Rome-Chicago 1975, pp. 190-200; O. Chadwick, Catholicism and History. The opening of the Vatican Archives, Cambridge 1978, pp. 31-71; H.H. Schwedt, Augustin Theiner und Pius IX, in Römische Kurie Kirchliche Finanzen, Vatikanisches Archiv. Studien zu ehren von Hermann Hoberg, a cura di E. Gatz, II, Roma 1979, pp. 825-868; G. Martina, Pio IX (1851-1866), Roma 1986, pp. 627-636. Le voci e le schede prosopografiche: A. Weiland, Der Campo Santo Teutonico in Rom und seine Grabdenkmäler, Rom-Freiburg-Wien 1988, pp. 575-577; K.-G. Wesseling, T., A., in Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexicon, XI, Herzberg 1996, pp. 791-795; H.H. Schwedt, T., A., in Lexikon für Theologie und Kirche, IX, Freiburg i. Br. 2000, coll. 1387-1388; P. Boutry, Souverain et Pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Rome 2002, pp. 755 s.; Prosopographie von Römischer Inquisition und Indexkongregation 1814-1917, II, L-Z, a cura di H. Wolf, Paderborn-München-Wien-Zürich 2005, pp. 1458-1467. Per la sua biblioteca M. Kabelková, Theinerova knihovna v kroměřížském zámku, in Státní okresní archiv Kroměříž. Archivní ročenka, Kroměříž 2000, pp. 55-73. Un elenco esaustivo delle pubblicazioni di Theiner in R. Samulski, Die selbständig erschienen Veröffentlichungen von Augustin Theiner, in Archiv fur Schlesische Kirchengeschichte, XXXI (1973), pp. 177-186.