Vedi AUGUSTA RAURICA dell'anno: 1958 - 1973
AUGUSTA RAURICA (v. vol. i, p. 915 ss.)
Gli scavi che sono continuati nella ciuà, hanno portato in luce interi quartieri ad urbanistica regolare, un acquedotto, delle terme, una mansio lungo la strada e una basilica paleocristiana con battistero e terme collegate. All'angolo SE della fortezza, all'esterno, presso la strada che corre lungo il muro di cinta, si è scoperto inoltre un importante tesoro di argenteria, che era stato accuratamente imballato e posto in un recipiente imbottito di paglia.
Consiste di quattro piatti rotondi, lisci o lavorati, uno ottagonale e uno rettangolare; tre ciotole, lisce o a decorazione geometrica; due piccoli piatti rettangolari con pesce inciso nel centro; quattro tazze a bordo orizzontale; quattordici cucchiaini con manico a testa di cigno; ventidue cucchiaini con manico dritto; cinque bastoncini a spatola; un candelabro niellato e dorato, estensibile; una statuetta di Venere; diciassette medaglie di Costantino, Costante e Costanzo II; 168 monete d'argento, di Diocleziano e Costanzo II; tre lingotti d'argento col marchio di Magnenzio (350 d. C.). Il pezzo più notevole è il vassoio ottagonale di cm 52 di diametro e del peso di kg 4,25; reca nella parte inferiore la firma incisa di Pausylyppos di Salonicco. Nel medaglione centrale è raffigurato l'episodio di Achille a Sciro nel momento in cui egli imbraccia lo scudo e impugna l'asta, mentre nell'esergo sono altre armi; lungo il bordo ottagonale decorato di perle e di ovoli sono distribuite altre dieci storie di Achille divise da colonnine tortili; gli angoli dell'ottagono costituiscono altrettanti eserghi decorati con testine fra foglie e armi. Le scene comprendono 1) Teti che apprende il destino del figlio, 2) Teti che tuffa il fanciullo nelle acque dello Stige, 3) Teti che affida il fanciullo al centauro Chirone, 4) Chirone che ammaestra Achille, 5) Achille in groppa a Chirone a caccia del cinghiale, 6) Chirone che ammaestra Achille, 7) la lezione di musica che mostra Achille che resiste al maestro, 8) Achille che riceve in nutrimento le interiora di animali selvaggi, 9) Achille mandato alla corte di Licomede, 10) Achille che suona la cetra fra le figlie di Licomede.
Il ciclo sembra essere il più completo e gli episodi 7 e 8 sono qui documentati per la prima volta.
L'altro piatto importante misura cm 58 di diametro ed ha decorazioni dorate e a niello. Il medaglione centrale entro un bordo a spirali raffigura un palazzo cinto di mura, con protiro, un portico interno, e vari edifici, che si affaccia sul mare animato da pesci e da cinque barche con amorini che pescano. Intorno all'orlo decorato di motivi geometrici sono quattro scene di caccia; dietro è il peso P XV M VNC (pondus 15 milia unciarum).
Un altro vassoio in argento con doratura e niellatura, misura cm 41 di lunghezza; in un rettangolo centrale è Arianna seduta, fra Diòniso ed un Satiro, con un leopardo e un kàntharos ai lati. Il niello serve a scurire il fondo su cui ermergono le figure con incisioni e picchiettature; varie incorniciature con rosette e kymàtia lineari si svolgono intorno al quadro centrale, e un ricco bordo molto elaborato presenta dodici ornamenti semicircolari sbalzati fra i quali si interpongono in cornici trapezoidali minute scene con amorini ed animali sul fondo niellato.
Un piatto liscio ha la marca EVTICIVS NAISI (da Ni š,; in Iugoslavia). Un candelabro ha il piede triangolare con palmette fra gli attacchi, fusto esagonale, capitello e calice terminale con punta per il cero e disco sottostante: presenta doratura e niellatura, misura cin 83 di altezza. Particolarmente elaborati sono gli strumenti a sottile bastoncino attorto con varie terminazioni appuntite o a coppetta o a foglia che dovevano servire per mangiare particolari cibi, frutti di mare e conchiglie; uno entro un cerchio terminante in una punta presenta un ☧ a traforo. Accanto a questo elemento cristiano troviamo poi la statuetta pagana di Venere, alta cm 10,7 con chiome dorate, che tiene uno specchio. Le monete sono, come si è detto, di Diocleziano, Costantino, Costante, Costanzo II; i tre lingotti da 3 libbre ciascuno, portano il marchio di Magnenzio (350-353). Si è supposto che il tesoro possa essere stato nascosto nel 361 quando Giuliano l'Apostata lasciò la città per la campagna contro Costanzo.
Bibl.: Per i nuovi trovamenti in città: relazioni periodiche nella rivista Ur-Schweitz, dal 1957; inoltre G. T. Schwarz, Ein neuer Gallorömischer Tempel in August, in Ur-Schweiz, XXIII, 1959, pp. 1-10; R. Laur-Belart, Ueber die colonia Raurica und der Ursprung von Basel, Basilea 1959. Sulla mansio: H. Bógli, in Helvetia Antiqua, Festschrift Vogt, Zurigo 1966, pp. 209-214. Sulla chiesa e battistero paleocristiani: R. Laur-Belart, Die Frühcristliche Kirche mit Baptisterium und Bad in Kaiseraugst, Basilea 1962. Sui problemi della città in generale: Provincialia, Festschrift für R. Lauer-Belart, Basilea-Stoccarda 1968. In particolare sul tesoro: R. Laur-Belart, in Ill. London News, 14 luglio 1962, pp. 70-71; 21 luglio 1962, pp. 98-99; id., Der Spätrömische Silberschatz von Kaiseraugust-Katalog, Basilea 1963; id., Un nouveau trésor d'argenterie de l'époque romaine tardive, in La Revue du Louvre, XIII, 1963, pp. 113 ss.; id., Ein neuer Spätrömische Silberschatz, in Gymnasium, LXI, 1964, pp. 425 ss.; D. E. Strong, Greek and Roman Gold and Silver Plate, Londra 1966, passim.