SCHLEGEL, August Wilhelm von
Scrittore e critico tedesco, nato il 5 settembre 1767 a Hannover, figlio di Johann Adolf Sch. (v.), morto a Bonn il 12 maggio 1845. Studiò prima teologia poi filologia a Gottinga, dove conobbe G. A. Bürger. Fu precettore in Amsterdam e di qui passò a Jena, dove fu nominato nel 1798 professore in quella università. Con suo fratello Friedrich (v.) fondò e pubblicò dal 1798 al 1800 la rivista Athenaeum (nuova edizione, 1924), una rivista di battaglia intorno alla quale si radunarono le migliori energie del primo romanticismo. Nel 1801 tenne a Berlino le sue Vorlesungen über schöne Literatur und Kunst che si possono considerare come il vangelo del romanticismo. La signora di Staël lo volle precettore dei suoi figli a Coppet sul Lago di Ginevra e lo Sch. viaggiò poi con lei in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Svezia e le fu largo di consigli e di suggerimenti per il volume sulla Germania che la Staël pubblicò a Parigi e che contribuì moltissimo a far conoscere - anche se superficialmente - la Germania e il movimento romantico in Europa. Alla lotta politica che la Staël conduceva contro Napoleone lo Sch. partecipò indirettamente combattendo sul terreno letterario e opponendosi a quell'egemonia culturale che la Francia credeva di poter ancora avere in Europa. E, riprendendo una tradizione della critica tedesca dal Lessing in poi, mirò al dramma francese nella sua Comparaison entre la Phèdre de Racine et celle d'Euripide (1807). Questa Comparaison e il saggio Über das spanische Theater (1803) possono essere considerati come la preparazione alle Vorlesungen über dramatische Kunst und Literatur che egli tenne a Vienna nel 1808 e che ebbero un grande successo letterario - con echi e ripercussioni, dato il momento, anche nel campo politico - e furono a breve distanza tradotte in italiano, in inglese, in francese, e in parte anche in olandese. In esse, dopo aver fissato chiaramente il carattere della poesia romantica, espressione dell'anima moderna alla quale il cristianesimo ha assegnato per vera patria il cielo e che di questa patria porta in cuore la nostalgia, stabilisce i compiti del critico al quale è affidato il compito di condurre il lettore alle rive fiorite che il poeta raggiunge col volo della sua fantasia. La letteratura drammatica viene divisa dallo Sch. in due grandi gruppi: classico, i Greci e i loro imitatori, i Romani, i Francesi e gl'Italiani; romantico: gli Spagnoli e gl'Inglesi, soprattutto Shakespeare. In questa sua catalogazione per somme linee della poesia drammatica antica e moderna egli è portato a commettere errori di valutazione (Alfieri, Guarini), ma giunge anche a originali affermazioni, come per Aristofane e Shakespeare. Da Vienna riprese a viaggiare al seguito della Staël, fu anche in Italia e poi a Parigi e a Londra per studiarvi le lingue orientali. Fu nel 1818 a Heidelberg, donde passò a Bonn, ivi nominato professore all'università. Ormai gl'interessi di un tempo si sono affievoliti in lui, e quantunque insegni letteratura tedesca, si occupa essenzialmente di studî indiani (fu il primo professore di sanscrito in Europa) e pubblica la Bhagavadgītā (1823) e parte del Rāmāyaṇa (1829-1846). Così visse un po' in disparte nella cittadina renana, in un ambiente piccolo borghese, compiacendosi di esteriori, ridicole vanità.
Fu anche poeta, ma la sua poesia ha qualcosa di freddo, di vitreo, di accademico, manca d'impeto e di forza lirica, è composizione di un filologo e di un letterato virtuoso. Né migliore è il suo dramma Jon (1803). Originalità grandissima, intuito fine e sicuro, adattabilità mostra invece lo Sch. quale traduttore. Egli conquistò definitivamente allo spirito tedesco lo Shakespeare di cui diede una traduzione rimasta classica, tradusse dal Calderón (Spanisches Theater, 1803-09, voll. 2), raccolse sotto il titolo Blumensträusse italienischer, spanischer und portugiesischer Poesie (1803) traduzioni da queste lingue romanze. Una speciale menzione merita il suo saggio Über die göttliche Komödie, cui è unita una traduzione di parte della Divina Commedia ancora oggi per molti lati interessante e meritevole. Nel suo saggio lo Sch. insiste sulla necessità di studiare Dante nella sua totalità di scrittore e di uomo, veduto nel suo tempo: un concetto che sarà poi quello della critica romantica. Il merito principale dello Sch. consiste nell'aver saputo chiarire e rendere accessibili a una vasta cerchia di lettori e di uditori le idee degli altri romantici.
Ediz.: Sämtliche Werke, pubblicate dal Boecking, voll. 12, Lipsia e Berlino 1846-47 ai quali si devono aggiungere i tre volumi delle Øuvres écrites en français, ivi 1846 e il volume Opuscula quae latine scripta reliquit, ivi 1848. Una scelta delle sue opere curò E. Sauer nel 1923. Le Vorlesungen über schöne Literatur und Kunst furono pubblicate in tre volumi dal Minor (Berlino) nel 1884. G.V. Amoretti curò una nuova edizione delle Vorlesungen über dramatische Kunst und Literatur (Bonn) cui premise un'introduzione corredata di ampie note. Ricordiamo di lui gli epistolarî con Christian Lassen (v.), pubblicato da W. Kirfel nel 1914; col fratello Friedrich, a cura di O. Walzel (Lipsia 1890). Si veda poi ancora August Wilhelm und Friedrich Schlegel im Briefwechsel mit Schiller und Goethe a cura di J. Körner e E. Wieneke (Berlino 1926) e ancora a cura del Körner il volume: Die Brüder Schlegd. Briefe aus frühen und späten Tagen der Romantik (Vienna 1926) e dello stesso: Briefe von und an August Wilhelm Schlegel, gesammelt und erläutert, voll. 2 (Vienna 1930).
N. M. Pichtos, Due Aesthetik A. W. v. Sch. in ihrer geschichtlichen Entwicklung, Berlino 1894; O. Brandt, A. W. v. Sch. Der Romantiker und die Politik, Stoccarda 1919; J. Körner, Romantiker und Klassiker. Die Brüder Schlegel in ihren Beziehungen zu Schiller und Goethe, Berlino 1924.