KOPISCH, August
Poeta tedesco, nato a Breslavia il 26 maggio 1799, morto il 3 febbraio 1853 a Berlino. Datosi dapprima alla pittura, fu, in seguito a un accidente che gli tolse l'uso della mano destra, indotto a dedicarsi interamente alla poesia. Passò Qualche tempo in Italia, ove si occupò anche di archeologia, e ove strinse amicizia col Platen che lo ebbe in grande stima come "uomo di tenero sentire" e gli dedicò alcune delle sue odi italiane. Nel 1826 entrò, col pittore Ernesto Fries e con un albergatore locale, nella Grotta azzurra di Capri e ne rivelò le bellezze, ciò che rese forse il suo nome più noto di quanto non abbiano potuto fare i suoi schizzi pittorici e la sua opera letteraria.
Quest'ultima (cfr. Gesammelte Werke, voll. 5, Berlino 1856) è alquanto varia e comprende poesie originali (Gedichte, Berlino 1836; Allerlei Geister, Berlino 1842), alcune delle quali su metri antichi; ma vacue e fredde, mostrano evidente l'influenza del Platen; migliori sono i componimenti epico-umoristici, come le facezie, le fiabe popolari di spiriti, di mostri e di diavoli, e i Lieder conviviali, che non mancano di grazia umoristica e di disinvolta freschezza. Una spigliata maestria nel maneggio della lingua e dei ritmi il K. dimostrò pure nelle sue versioni di canti popolari italiani (Agrumi, Berlino 1838) e specialmente nella sua traduzione in versi sciolti della Divina Commedia (1842), che fu per molto tempo meritamente fra le più diffuse in Germania. Compose, inoltre, drammi, fra cui una Crimilde in versi allitterati, e novelle, fra le quali è meritevole di menzione Ein Karnevalsfest auf Ischia.
Il K. non è privo di una sua modesta originalità, che è in quello spirito gaio e sereno che ricorda il vagabondo menestrello, l'improvvisatore d'altri tempi; ma perciò appunto egli non ha lasciato che una traccia fuggevole nella storia della poesia tedesca.