AUDIOLOGIA
Definizione e limiti. - È la scienza che si dedica allo studio dei problemi dell'udito. Solo in tempo relativamente recente, essa si è andata affermando sotto un profilo unitario e autonomo, anche se i suoi limiti sono ancora oggetto di discussione: campo specifico dell'a. è lo studio di tutti quegli aspetti e problemi che concernono il senso dell'udito in condizioni di normalità e lo studio, sotto il profilo conoscitivo, semeiotico terapeutico, di alcuni eventi inquadrabili nella fisiopatologia e nella patologia dell'udito, che si concretano in una minorazione di tale funzione. Non si è d'accordo nell'identificarla con l'otologia, perché non tutti i processi patologici dell'orecchio rientrano nel suo ambito e perché d'altra parte l'a. investe lo studio del senso dell'udito anche nei suoi distretti superiori (area acustica, area corticale), indagando quindi anche sui fenomeni di ordine neurologico e psicologico. Ulteriori ragioni di autonomia sono costituite dalla somma di conoscenze sia di ordine fisico (e specie elettronico ed elettroacustico) sia di ordine neurologico e psichico che concorrono - in modo prevalente - a informare la ricerca audiologica e che esulano dall'ambito otorinolaringologico.
Sviluppo storico. - La nascita dell'a., come la sua stessa denominazione sottolinea, esprime l'avvento nell'otologia classica di un indirizzo eminentemente funzionale, che è in gran parte frutto delle possibilità offerte alle indagini sperimentali dalla tecnica elettronica. In rapporto con tale condizione, l'a. nella sua fase iniziale segue un indirizzo biofisico: fanno parte di tale periodo gli studî sulla meccanica dell'orecchio medio, sulle strutture dell'orecchio interno e l'interpretazione prevalentemente meccanica di alcune otopatie, tra le quali l'otospongiosi; confluendo nell'elettrofisiologia: (v. elettrofisiologia: App. II, 1, p. 837) l'a. si dedica allo studio sia dei fenomeni elettrici che spontaneamente si producono nell'apparato uditivo in causa della sua funzione, e che sono uno specchio entro certi limiti fedele della funzione stessa, sia allo studio degli effetti prodotti sull'apparato uditivo dall'uso di stimoli elettrici. Appartengono alla prima serie di ricerche gli studî sui potenziali cocleari (ingl. cochlear microphonics), sui potenziali del nervo uditivo, sui potenziali rilevabili ai varî livelli della via acustica, oltreché lo studio elettroencefalografico che ha negli ultimissimi tempi riacquistato una piena validità sul piano scientifico e su quello pratico; nel secondo gruppo vanno ricordati gli studî sul fenomeno elettrofonico (electric hearing) e sull'effetto radioacustico.
In campo clinico l'indirizzo prevalentemente fisico si traduce nell'adozione su vasta scala dell'elettroaudiometrica, che consente all'audiologo non soltanto una misura quantitativa e qualitativa dell'udito, ma anche un'esplorazione semeiotica che investe problemi di diagnostica clinica, e prelude a una più corretta terapia medica e chirurgica delle varie otopatie.
In un secondo tempo i problemi dell'apparato uditivo cominciano a essere considerati sotto l'aspetto biochimico, indagando le correlazioni esistenti fra una turba uditiva in atto e le condizioni di organi lontani o dell'intero organismo che ne sono la causa. Fanno parte di questo indirizzo non solo lo studio biochimico dei varî costituenti il recettore e dei liquidi endolinfatici, ma anche quello delle correlazioni fra apparato uditivo e momenti metabolici o dismetabolici di carattere generale, come ad esempio le malattie da carenze o il diabete.
Un terzo aspetto, di viva attualità, è costituito da quello psicologico, con il che i problemi di psicoestesiologia che l'apparato uditivo propone e il senso dell'udito comprende, ricevono luce adeguata. Una tale direttiva amplia ulteriormente le prospettive audiologiche e impegna l'audiologo anche alla soluzione di problemi fin qui affrontati dalla psicologia sperimentale.
Cenni di fisiopatologia dell'apparato uditivo. - L'apparato uditivo costituisce l'apparato sensoriale superiore più complesso, dotato di altissima concentrazione funzionale, il più sensibile dell'organismo umano per alcuni aspetti, e per ciò delicato, anche se il meglio protetto, non solo dalla sua posizione anatomica e da strutture periferiche che fanno parte dell'apparato stesso, ma anche da varî meccanismi di prevalente valore biologico che ne custodiscono il recettore neurosensoriale. Il recettore sensoriale periferico, e il sistema cocleare stesso, sono profondamente situati e, sfuggendo a qualsiasi indagine diretta, sono quindi indagabili solo con metodi funzionali, acustici o no.
Peculiarità della cellula neurosensoriale è quella di non ricevere direttamente l'apporto sanguigno; essa vive la sua vita di struttura perenne, direttamente governata da processi di secrezione e di riassorbimento dei liquidi endolinfatici. Esistono numerose barriere, come per es. la cosiddetta barriera rachidiano-labirintica e quella emato-labirintica, che proteggono il recettore sensoriale da variazioni di ordine biochimico, mentre i complessi sistemi idrici cocleari s'incaricano di metterlo al riparo anche da quelli di ordine meccanico, per es. dalle variazioni di pressione.
Il mantenimento del recettore in condizioni costanti dal punto di vista metabolico (omeostasia metabolica), relativamente facile in condizioni di normalità dell'organismo, è conseguito dai meccanismi protettivi, validi anche nei confronti di numerose "noxae" di valore generale e locale; tuttavia sono molteplici le cause capaci di turbare questo equilibrio.
La via acustica - complesso sistema di fibre e di ganglî nervosi organizzato secondo piani strutturali che solo oggi cominciano a essere individuati nell'uomo - è sede di numerosi processi patologici che si traducono in ipoacusie o sordità. Di questi sono meglio conosciuti i quadri nei quali la minoranza uditiva si associa a definite sindromi di competenza neurologica. Quelli nei quali l'audiopatia si manifesta in forma per così dire pura, sono invece di diagnosi infinitamente più complessa.
Problemi di semeiotica audiologica. - Fino a qualche anno fa, e solo per generiche categorie, potevano distinguersi le sordità a sede nell'apparato di trasmissione da quelle impropriamente chiamate "di percezione", nelle quali venivano conglobate tutte le sordità aventi sede nell'orecchio interno, nella via acustica e nell'area corticale. Oggi l'apporto di una semeiotica più raffinata consente maggiori definizioni: individuato, infatti, un definito settore dell'apparato di trasmissione a sede nell'orecchio interno, è possibile diagnosticare le audiopatie dovute a lesioni dell'apparato di trasmissione endococleare; la lesione dell'epitelio neurosensoriale può essere rivelata da un peculiare comportamento dell'udito all'esecuzione di varie prove, quali la ricerca del recruitment e le prove di fatica uditiva; in singoli casi è possibile porre diagnosi di lesione di alcuni ganglî; le sordità corticali possono essere diagnosticate, almeno nei casi più tipici, anche con l'ausilio di mezzi elettrografici.
Dalla constatazione globale di un danno acustico, quindi, l'audiologo con mezzi audiometrici ed extra-audiometrici è passato a porre una diagnosi topografica, sola condizione per la quale possa sul piano clinico essere intrapreso un utile studio dei fattori causali del danno.
L'audiometria, modernamente realizzata con i vari metodi elettroaudiometrici, rappresenta un'indagine di fondamentale valore, ma, per quanto appariscente, non costituisce da sola l'essenza della semeiotica audiologica, la quale fruisce di numerosissimi metodi, da quelli elettrografici, per es., a quelli radiologici, dai metodi biochimici a quelli elettrodiagnostici, da quelli elettrofisiologici a quelli psicometrici, ecc. Tanto meno essa può costituire il nucleo fondamentale dell'audiologia.
L'audiometria, sia subbiettiva sia obbiettiva, rappresenta uno dei capitoli in più attiva evoluzione. Nel primo gruppo i varî metodi tonali e vocali, nel secondo ciascuno dei varî metodi impiegati (audiometria psicogalvanica, audiometria per immagini, audiometria elettroencefalografica) ricevono di continuo precisazioni e nuovi apporti che si traspongono in altrettante conquiste nel campo della diagnostica. Più che la determinazione delle curve di soglia minimale (audiometria liminale), oggi l'interesse si accentra sulle prove capaci di definire alcuni aspetti qualitativi dai quali possa risalirsi a una diagnosi topografica e, in taluni casi, a un orientamento etiopatogenetico.
Ma l'accertamento di questo ultimo punto, allo stato attuale della semeiotica almeno, deve essere affidato a un ben diverso indirizzo fondamentale di ricerca. La diagnostica audiometrica, infatti, non consente nella massima parte dei casi conclusioni di tale ordine, in quanto l'organo dell'udito risponde in maniera piuttosto uniforme e per così dire monotona all'azione dei varî fattori morbigeni. Pertanto lo studio audiologico clinico, mentre da un lato fa centro sui varî aspetti della semeiotica audiologica tra i quali l'elettroaudiometria, dall'altro non può esimersi da uno studio analitico dell'intero organismo del soggetto e dei suoi singoli organi e apparati, poiché pressoché ogni turba o disfunzione di questi o dell'intero organismo può avere un ruolo causale nella genesi di un danno acustico.
Indirizzi terapeutici. - Le nuove conoscenze acquisite in campo audiologico, sia nell'ambito sperimentale sia in quello clinico, si sono naturalmente tradotte anche in conquiste nel campo della terapia.
Ancor prima di passare in rassegna alcune voci nelle quali il bilancio è positivo, varrà la pena di fare due brevi considerazioni. La prima è che non soltanto la terapia medica e la profilassi nell'ambito dell'otologia e delle altre discipline che concorrono a formare l'a., ma anche quella parte della chirurgia otologica che vive al di fuori dell'ambito audiologico, sono oggi informate a principî funzionali. La seconda è che l'incremento di conoscenze acquisite, se non consente per molte forme morbose di praticare un'efficace terapia del danno una volta istituito, consente tuttavia di esercitare una valida opera sul piano della profilassi.
Uno dei capitoli più brillanti, non solo per quanto già realizzato ma per quanto promette, è quello della chirurgia della sordità o cofochirurgia. Di esso fanno parte una serie d'interventi di tipo diverso fra loro; alcuni sono predisposti per ovviare ai danni acustici su base malformativa, come nelle malformazioni del condotto uditivo e dell'orecchio medio; altri si propongono di trattare i focolai flogistici dell'orecchio medio e dei suoi annessi e di provvedere a un tempo alla costituzione di un nuovo sistema di trasmissione che garantisca una buona capacità acustica, come nella timpanoplastica; altri ancora tendono alla correzione di definite affezioni, come l'otospongiosi, nella quale si verifica un'anchilosi stapedovestibolare, e ciò attraverso la creazione di una nuova finestra labirintica (intervento di fenestrazione); altri ancora tendenti a ovviare alle stesse condizioni morbose, ma attraverso una mobilizzazione della staffa. Il bilancio, in sede consuntiva e in sede preventiva è dunque in modo indubbio fortemente attivo.
Va sottolineato che la cofochirurgia non può prescindere dalla ricerca di laboratorio, che deve predisporre e valutare schemi terapeutici, e dall'attiva collaborazione di un'attrezzata "équipe" audiologica; il buon esito dei singoli interventi, infatti, è frutto d'un accurato lavoro di selezione audiologica, di un controllo, anche preoperatorio, delle varie fasi di essi, e del decorso postoperatorio.
In tema di terapia va segnalata l'adozione di farmaci nuovi, alcuni dei quali dotati d'una peculiare azione sui distretti d'interesse audiologico, e a fianco di essi l'adozione di alcuni mezzi di terapia fisica, quali ad esempio gli ultrasuoni.
Per le lesioni interessanti primitivamente il recettore, e tanto più per quelle dei distretti superiori, la terapia, pur in presenza di farmaci ad azione specifica, si fonda essenzialmente sullo studio delle correlazioni etiopatogenetiche. L'identificazione di questi moventi, anche lontani, e la loro correzione costituiscono l'elemento che può in moltissimi casi impedire l'aggravarsi di un danno e in alcuni casi ottenerne la parziale reversione.
Notevole apporto, non causale come potrebbe desiderarsi, ma d'insostituibile importanza ai fini individuali e sociali nei casi nei quali la terapia audiologica si dimostri inefficace, è costituito infine dai mezzi di protesi elettroacustica, il cui perfezionamento nel corso degli ultimi anni è stato straordinariamente rapido, fino a conseguire risultati ancora pochi anni fa non prevedibili.
Bibl.: M. Arslan, C. F. Porta, Apparato auricolare e sistema nervoso vegetatico, in Atti XXXVI Congr. Società Italiana Otorinolaringoiatria, Genova 1947; L. Fiori-Ratti, A. Manfredi, Elettrofisiologia dell'udito, ibid.; N. Canfield, Audiology. The science of hearing, Springfield 1949; V. Browd, The new way to better hearing, New York 1951; E. G. Wever, M. Lawrence, Phisiological acoustics, Princeton, N. J., 1954; L. Fiori-Ratti, Les aspects métaboliques des problèmes audiologiques, in Relazioni del secondo Congresso ord. della Società Internazionale di Audiologia, Parigi 1955.