AUCTORITAS
In greco axìoma (ἀξίωμα). Come termine giudiziario vale "diritto di proprietà" (patris auctoritas). Riferito a uomini, al senato, all'imperatore indica prestanza, eccellenza, validità; riferito a cose equivale a pondus, momentum (plurimum auctoritatis et ponderis habent longae syllabae, Quint., ix, 9, 41); e così fulminum a.; vinorum a. vale "prezzo", come nell'espressione attritis caelaturis a., nella quale, però, è una sfumatura di "aumento di prezzo": "le opere d'arte cesellate un poco consunte valgono più di quelle nuove e ben conservate". Di qui è facile comprendere lo speciale uso del termine riferito a opere d'arte plastica e architettonica. Quintiliano (xii, 10, 8) lamenta che alle statue di Policleto manchi quell'a. che è dovuta ai simulacri degli dèi; manchi cioè il prescritto "incremento di grandezza" (augeo, αὔξησις) destinato a distinguere gli dèi dagli uomini. Questo valore etimologico-retorico del termine ricorre frequentemente in Vitruvio: iii, 3, 6 habebit... ambulatio auctoritatem (cioè: sarà grande abbastanza); iii, 5, 10 auctoritatem habeant scalpturae; vi, 10 auctoritatem operi adaugere.
Bibl.: J. A. Jolles, Vitruvs Aesthetik, Friburgo 1906; S. Ferri, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, VII, 1940, p. 142.