AUBIGNAC, François Hédelin, abate d'
Nacque a Parigi nel 1604, passò la giovinezza in provincia dedicandosi dapprima agli studî legali, poi, tornato nel 1627 a Parigi, divenne abate d'Aubignac, fu precettore del nipote del Richelieu, e, protetto dal grande cardinale, frequentò i salotti intellettuali del tempo: corse voce che avesse da lui origine l'idea della carte du tendre inserita in Clélie dalla Scudéry. Oltre a scritti varî di mediocre valore e a un romanzo, Macarise ou la reyne des Isles fortunées (1664), compose anche quattro tragedie: La Cyminde (1642), La pucelle d'Orléans (1642), Zénobie (1647), Le martyre de sainte Catherine (1649). Ma soprattutto, per cooperare alla ricostruzione del teatro francese voluta dal Richelieu, si occupò di questioni di precettistica teatrale, portando nelle discussioni interminabili che ne seguirono molto accanimento e anche molta ambizione (v. ad es. il Térence justifié diretto contro Gilles Ménage). Verso il 1640 cominciò a scrivere La pratique du théâtre che, per la morte del Richelieu, fu pubblicata diversi anni dopo (1657); ebbe un certo successo e fu discussa; essa insiste specialmente sull'unità di tempo, ma per noi ha valore più che altro come testimonianza caratteristica delle condizioni del teatro francese al tempo ehe apparve Corneille, contro il quale il d'Aubignac polemizzò vanamente.
L'altro scritto, che ha contribuito in vario modo a tener vivo il nome del d'Aubignac, è quello pubblicato postumo (egli era morto, ritiratosi in provincia, nel 1676) sulla questione omerica: Conjectures académiques ou Dissertation sur l'Iliade. In esso l'abate nega recisamente, per la prima volta, l'esistenza di Omero, affermando la poligenesi dei suoi poemi, per quanto quest'affermazione dal d'A. fosse fatta per dimostrare il valore mediocre della poesia omerica. L'opera fu conosciuta anche dal celebre studioso tedesco di questa questione, F.A. Wolf, ma fu giudicata severamente. Ingegno limitato, non provvisto della larghezza di cultura e del gusto necessarî, il d'A. lasciò uno scritto che ha un po' del centone, per quanto qua e là affiori qualche idea acuta che doveva poi essere felicemente svolta da altri, soprattutto per quel che riguarda l'epoca omerica, l'identità fondamentale dei varî generi poetici nell'età primitiva, la pretesa sapienza omerica ecc. Ma trovatosi fra il riconoscere che Omero è un grande poeta senza regole, e gettare a mare le regole, preferì salvar queste e accanirsi a diminuire il fascino d'Omero. Un'edizione recente delle Conjectures académiques è stata curata dal Magnien (Parigi 1925); la Pratique du théâtre è stata ristampata da P. Martino (Parigi 1927).
Bibl.: A. Tilley, The Literature of the French Renaissance, Cambridge 1904; C. Arnaud, Étude sur la vie et les oeuvres de l'abbé d'Aubignac, Parigi 1887; per il posto che spetta al d'A. nella storia della questione omerica, F. Nicolini, Divagazioni omeriche, Firenze 1919.