ATTREZZATURA navale (fr. gréement des navires; sp. attreccatura de los buques; ted. Takelwerk eines Schiffes; ingl. rigging of the ships)
È il complesso degli attrezzi, dei cordami e delle vele che servono a stabilire e manovrare l'alberatura, i pennoni e le vele delle navi. I principali termini tecnici dell'attrezzatura navale sono i seguenti.
Cordami. - Striscia: fettuccia di fibre elementari disposte parallelamente ed in continuazione con le estremità intercalate. Filo o trefolo: striscia avvolta longitudinalmente a spirale (operazione della torsione). Filatura: l'insieme delle operazioni per ottenere la striscia e per dare la torsione. Legnolo: più trefoli riuniti fra loro a torsione. Corda: più legnoli riuniti insieme a torsione (operazione della commettitura). Anima: legnolo interposto in una corda a più di tre legnoli perché la corda risulti uniforme e cilindrica. Per impedire lo svolgersi delle fibre di un trefolo, i legnoli si torcono in senso opposto delle fibre, e le corde in senso inverso dei legnoli. Le corde si distinguono in: vegetali (e cioè di lino, manilla, iuta, piassava, pitta, spartea, canapa, queste ultime preferite), di cuoio (formate da fettucce convenientemente tagliate da pelli di vaccina), metalliche (composte di fili di ferro o di acciaio ricotto e zincati). Si distinguono inoltre, per la forma, in piane (composte di più legnoli), torticce (composte di più cavi piani), a treccia (composte da numero pari di legnoli formati da tre fili ed incrociati fra loro), minutenze (cordicelle sottilissime composte con fibra più fina e meglio pettinata che per le corde). Si distinguono ancora in commerciali (di uso generale), industriali (vegetali e metalliche per trazioni funicolari, lavori delle miniere, ecc.), marinaresche (per l'attrezzatura delle navi e per i lavori di forza degli arsenali).
I requisiti di una buona corda sono: resistenza uniforme nella lunghezza, flessibilità sufficiente all'uso, superficie liscia e regolare, buona garanzia di durata. Le corde sono rese impermeabili coprendole di uno strato di caucciù o di guttaperca liquida o per immersione in speciale mistura, e sono preservate dagli agenti distruttori con la catramatura e con le conce.
Impiego più comune delle corde di marina: cavi piani bianchi (attrezzatura dei palischermi, per paranchi, per mancine....); cavi piani incatramati (manovra dormiente, drizze, ormeggi....); cavi torticci (per ormeggi e tonneggi); cavi di acciaio rigidi (per padiglioni di bastimenti, ormeggi); flessibili (per attrezzi di piccole navi, per lavori, per ormeggi); cavi di filo di rame (per parafulmini ed apparecchi elettrici); cavi di cuoio (per frenelli del timone).
La resistenza dei cavi dipende dal numero delle fibre che entrano nella loro costruzione. L'umidità riduce la resistenza. I cavi torticci hanno resistenza assoluta inferiore a quella dei cavi piani, ma sono più elastici. L'espressione generale della resistenza R o carico di rottura in K di un cavo di circonferenza C in centimetri, è R − KC2, in cui K è un coefficiente sperimentale mriabile a seconda della specie del cavo. La resistenza d'uso è di 3/20 circa della R. Il valore medio di R è 38 ÷ 58. La resistenza del cavo di canape piano sta a quello del cavo torticcio nel rapporto 10 a 7. Il cavo inzuppato di acqua perde 1/3 della resistenza. Il cavo catramato è 3/10 meno resistente del bianco, ma ritiene più a lungo la forza primitiva.
Le resistenze di cavi della stessa materia e di varie dimensioní sono proporzionali ai quadrati delle circonferenze. Per cavi di diversa materia di costruzione: un cavo di canapa è sostituito da un cavo di ferro di circonferenza metà, oppure da uno di acciaio di circonferenza un terzo.
Nodi, gruppi, legature, impiombature, cuciture. - Servono nelle varie necessità marinaresche ed hanno nomi diversi per distinguerne gli usi. Nodi: mezzo collo, parlato (per usi svariati), gassa a serraglio (per dare volta una cima ad una tavola), gruppo di ancorotto (per assicurare una cima alla cicala di un ancorotto), nodo di gancio (per incrociare un gancio su un cavo da alare), gassa di amante (per fare alla cima di un cavo un occhio che non si stringa), nodo piano (per far giunta di due cime, ecc.); legature (per stringere insieme due parti di cavo); cuciture (per cucire le gasse fra loro o una gassa a un'asta). L'intregnatura, fatta con cavo sottile (sagola o merlino) nell'incavo dei legnoli d'un cavo, lo rende maggiormente tondo prima della bendatura e fasciatura, avente lo scopo di preservare il cavo dall'umidità e dallo sfregamento.
Sistemi funicolari. - 1. Redance, ganci e maniglie, bozzelli, stroppi. - Le redance (costruite con ferro piatto scannellato sull'incudine e ricurvato) servono per ricevere i cavi; i ganci e le maniglie servono per punti di presa degli attrezzi; i bozzelli di legno o di ferro per cambiare la direzione del movimento dei cavi. Gli stroppi sono anelli di cavo di canapa o di filo metallico, o armature di ferro piatto che abbracciano la cassa di un bozzello per fermarla a un posto.
2. Paranchi. - Paranco è il sistema composto di due bozzelli, l'uno fisso e l'altro mobile, e di un cavo inserito in essi; dormiente o arricavo (la cima del cavo fermata allo stroppo dei due bozzelli); tirante (la parte che esce dal bozzello mobile). Scopo dei paranchi è di avere un guadagno di potenza, cioè una riduzione di sforzo, donde la generale applicazione dei paranchi nelle svariate combinazioni di bozzelli semplici, doppî, tripli, quadrupli. Ponendo in lavoro un paranco sul tirante di un altro paranco, si ottiene un notevolissimo guadagno di potenza.
Indicando con P la potenza (forza necessaria per vincere una resistenza R), con V la velocità della potenza e con v quella della resistenza (astrazione fatta dagli attriti e dalla rigidezza del cavo) risulta: in un bozzello fisso semplice: P = R; V =. v; in un bozzello mobile semplice P = 0,5 R; V = 2 v; in un paranco (in cui m è il numero di fili tenuti dal bozzello mobile) P = Rm; V = mv.
Alberi, pennoni, vele. - Gli alberi ed i pennoni sostengono le vele, superficie di tele esposte all'azione del vento. Ogni albero nel suo insieme si distingue in tre parti: albero maggiore, albero di gabbia ed alberetto. Le vele sono stese dai pennoni, dalle aste e dai picchi (aste poggianti sulla parte poppiera degli alberi) e sono sostenute da cavi detti stragli e draglie. Vele quadre sono quelle inserite ai pennoni (trevi o basse vele si dicono quelle dei bassi pennoni). Vele auriche o di taglio sono le vele inferite ai picchi e agli stragli. In particolare: vele di straglio, le vele triangolari o trapezoidali tenute dagli stragli che vanno agli alberi di maestra e di mezzana; fiocchi, le vele inferite agli stragli o draglie che vanno al trinchetto; rande, le vele inferite ai picchi od alle aste di randa (aste situate lungo l'albero maggiore); forza di vele il complesso delle vele addizionali che si possono stabilire lateralmente alle vele quadre. Il legname per alberi e pennoni deve essere leggiero, elastico, resistente. Legnami più usati: il pino, l'abete, il larice. Alberi e pennoni composti son quelli costruiti di parecchi pezzi collegati insieme con perni, cerchi di ferro e pezzi interposti detti maschi. L'alberata metallica, in cui l'acciaio ha sostituito il ferro per la sua maggiore resistenza ed elasticità, si è generalizzata con speciale vantaggío economico per le grandi navi.
Miccia: parte ristretta dell'estremità di un albero per piantarla sulla scassa, o per sostenere la testa di moro, armatura che serve a collegare due tronchi dello stesso albero. Colombiere: parte superiore dell'albero atta a ricevere l'incappellaggio, insieme delle gasse d'incappellatura che sostengono l'albero.
Coffa o crocetta: piattaforma o telaio fissato sulle barre costiere e traversiere di un albero maggiore o di gabbia rispettivamente.
Le vele sono costruite con pezzi di tela olona uniti insieme con cuciture. I fili adoperati per la confezione delle vele sono di canapa, di lino (per tessuti morbidi e gradevoli alla vista) e di cotone (per tessuti resistenti). Vivagno è lo spazio fra le due linee di cuciture con le quali sono unite comunemente le tele; gratile o relinga il cavo cucito in giro alla vela; matafioni forti pezzi di cavo sottile per assicurare la vela sulla guida del pennone; ventrino o cappello la parte centrale delle vele quadre; bugne le parti delle vele dove si legano le mure e le scotte, cioè le manovre destinate a tesarle dal lato del vento e di sottovento.
Vele quadre (maestra, trinchetto, gabbia, parrocchetto, velacci e controvelacci, scopamare e coltellacci) son quelle inferite col lato superiore ad un pennone orizzontale, e distese per mezzo di scotte all'estremità del pennone inferiore, o con una scotta ed una mura sul bordo. Giacché esse possono facilmente esser serrate e manovrate e per il loro adatto frazionamento costituiscono il migliore sistema di velatura per i grandi bastimenti; non sono tuttavia le più adatte per stringere molto col vento contrario. Le vele latine (fiocchi, vele di straglio, vele delle tartane, degli scorridori e degli sciabecchi), in genere a forma di triangolo con angolo retto od ottuso opposto all'antennale, sono inferite sopra un'antenna o sopra una draglia inclinata. Queste vele si prestano per la loro forma a stringere il vento, ma non sono adatte per una grande estensione di superficie velica. Le vele auriche sono a forma quadrilatera, con un gratile inferíto lungo l'albero ed il superiore inferito o scorrevole (mediante cerchi ed anelli) sul picco: la loro forma limita la gonfiezza delle vele; sono adatte per stringere il vento, ma poco appropriate col vento in poppa. Le vele al terzo (controrande, vele per imbarcazioni, vele dei trabaccoli dell'Adriatico, ecc.) sono una specie particolare delle vele auriche; il gratile di caduta prodiero non è inferto lungo l'albero, ed il superiore è inferito su di un'antenna inclinata verso poppa. Le vele a tarchia sono quadrilatere, col vertice acuminato nella parte poppiera e sostenuto da un'asta diagonale che poggia al piede dell'albero presso le mure.
Si dice manovra il complesso dei cordami che servono per sostenere e per muovere l'alberatura e i pennoni. La manovra si distingue in manovra fissa o dormiente, ed in manovra mobile o corrente. Nella prima si notano: il padiglione maggiore o di gabbia (il complesso della manovra di un albero maggiore o di gabbia); stragli e sartie (cavi di sostegno prodiero e laterale di un albero); venti e briglie (cavi di sostegno laterale ed inferiore di un'asta); paterazzi (sostegni laterali degli alberi superiori in concorso alle sartie). Su un pennone si nota la guida (cavo per fissarvi la vela), la trozza (collare o armatura per assicurare il centro del pennone all'albero); il sospensore (catena che sostiene un pennone maggiore al centro); staffe o reggitori (corti pezzi di cavo che pendono a sostegno del marciapiede, cavo per appoggio dei piedi dei marinai che lavorano). Il bompresso e le aste di fiocco sono tenute dalle briglie; le trinche (forti legature in catena, o collari in ferro) assicurano il bompresso al tagliamare, e l'asta al bompresso.
Nella manovra corrente ogni singolo cavo è fissato al pennone o alla vela che deve muovere, va a passare su una puleggia fissata al punto verso cui il pennone o la vela si deve muovere, e quindi scende in coperta.
I mantigli o ammantigli servono per sostenere orizzontalmente le estremità dei pennoni; i bracci, per stabilire i pennoni nell'orientamento voluto dalla direzione del vento; le drizze, per alzare una vela lungo . l suo albero o straglio, o per alzare un pennone lungo il suo albero; le scotte, per bordare una vela, ossia per distendere la tela facendo forza sulle bugne (in particolare si dice mura quella che distende la bugna di sopravvento); le boline, per tesare, per quanto si può, la caduta di una vela debitamente bordata e orientata, alando la colonna di sopravvento verso prua. Per imbrogliare un trevo o una gabbia semplice servono le caricascotte; per alzare le bugne sotto il pennone, i caricamezzi o mezzi, che alzano il cazzame; i caricaboline per portare le cadute lungo il pennone da pruavia. Gl'imbrogli di penna, di gola, di mezzo, di scotta servono per portare la relinga di caduta d'una randa contro il picco e l'asta di randa allorché s'imbroglia la vela. Ostini son le ritenute del picco quando la vela è imbrogliata. L'alabasso o caricabasso serve per alare abbasso un pennone, una vela di straglio, un fiocco e l'antennale delle rande non fissate ai picchi. Nell'imbrogliare le vele si alano o si mollano le manovre che si mollano o si alano quando invece si stabiliscono.
Nella manovra delle vele, per stabilire le vele, si alzano i fiocchi, si bordano le rande, si murano le basse vele, si bordano e si alzano le vele di gabbia, velaccio e controvelaccio. Per imbrogliare le vele si alano abbasso i fiocchi; s'imbrogliano le rande e le basse vele; si ammainano ed imbrogliano le gabbie, i velacci ed i controvelacci. Le vele si serrano (dopo imbrogliate e raccolte a pieghe) assicurandole coi matafioni al pennone per le vele quadre; e per le rande e per i fiocchi con un gerlo (cavo sottile passato intorno alla vela). Si riduce la superficie delle vele col prendere i terzaruoli; l'operazione inversa si dice sciogliere i terzaruoli. L'operazione di stabilire le vele o di toglierle da posto si dice inferire o sferire le vele.
Nello stabilire ed imbrogliare le vele, vi sono speciali nomi per il maneggio delle manovre. Per stabilire i trevi, occorre mollare i caricaboline, i caricamezzi, le caricascotte ed alare la mura al vento e la scotta sottovento; per le gabbie, occorre mollare i caricamezzi, le caricascotte, i caricaboline ed alare scotte e drizza; per i velacci, occorre mollare i caricascotte, i caricamezzi ed alare scotte e drizza; per i controvelacci, occorre mollare le caricascotte ed alare scotte e drizza; per i fiocchi e le vele di straglio, occorre mollare l'alabasso ed alare drizza e scotta; per le rande, mollare gl'imbrogli ed alare la scotta. Nella manovra degli alberi e dei pennoni, si bracciano i pennoni per orientarli (cioè per dar loro l'opportuna inclinazione per ricevere utilmente il vento); si scrociano i pennoni di velaccio e di controvelaccio; si sghindano gli alberetti, si fanno rientrare le aste di fiocco per ridurre la superficie esposta nell'ingagliardire del tempo. Per l'operazione inversa s'incrociano i velacci ed i controvelacci, dopo aver ghindati gli alberetti, e si dànno fuori le aste di fiocco.