MELANI, Atto
– Nacque a Pistoia il 31 marzo 1626 da Domenico e Camilla Giovannelli.
Sebbene non si abbiano notizie sulla sua formazione, è plausibile che il M. abbia ricevuto un’educazione impartita da religiosi. Il padre, campanaro e lettighiere, era infatti dipendente del vescovo di Pistoia. Fu probabilmente quest’ultimo a farsi carico degli studi del giovane, come sembra dimostrare il posto nel coro della cattedrale che il M. ottenne all’età di dieci anni mantenendolo fino ai diciassette. La sua formazione musicale si svolse quindi sotto l’egida di Pompeo Manzini, allora maestro di cappella della cattedrale.
Nel 1638 circa il M., cantante soprano castrato, entrò in contatto con la corte fiorentina, ottenendo rapidamente la protezione del principe Mattias de’ Medici, suo primo mecenate. Appassionato di musica, Mattias de’ Medici era in relazione con i Grimani di Venezia, famiglia particolarmente attiva nel mondo del teatro d’opera. Con ogni probabilità fu grazie a lui che il M. cantò nella prima veneziana de La finta pazza di F. Sacrati nel 1641. L’anno successivo si esibì ancora a Venezia in un’altra opera dello stesso autore, il Bellerofonte.
Nella tarda primavera del 1644 il M. si recò per la prima volta a Roma al seguito del cardinale Giovan Carlo de’ Medici. Il contatto con il milieu musicale romano fu determinante al punto che egli chiese a Mattias de’ Medici di restare più a lungo del previsto per potersi formare presso i musicisti che avevano suscitato la sua ammirazione: il compositore L. Rossi e il castrato M.A. Pasqualini.
Il soggiorno romano fu interrotto dall’ordine di recarsi a Parigi: il cardinale G.R. Mazzarino, alla ricerca di cantanti per la corte francese, aveva chiesto a Mattias de’ Medici di prestargli il M., che fu inviato in Francia, insieme con il fratello Iacopo e Anna Francesca Costa. Una volta a Parigi, il M. riuscì a ingraziarsi la regina di Francia Anna d’Austria, che lo apprezzò almeno quanto Eleonora Baroni, cantante romana invitata alla corte francese nello stesso periodo. Parallelamente, approfittando della posizione privilegiata che gli consentiva di muoversi liberamente negli appartamenti reali, il M. intraprese quella che poi sarebbe diventata la sua seconda carriera: quella dell’informatore, tenendo fitti contatti epistolari e personali con alcuni dei più potenti personaggi del tempo. Nel marzo 1645, per esempio, scriveva a Mattias de’ Medici una lettera sulle trattative per la pace di Vestfalia (il carteggio del M. è pubblicato in Freitas, 1998). Il M. lasciò la Francia nel maggio 1645, ritornandovi nel gennaio 1647 per partecipare alla produzione dell’Orfeo di L. Rossi, in cui interpretò il ruolo principale, riscuotendo un grande successo.
Il M. rimase ancora in Francia per due anni. Nel corso della prima fase della Fronda, all’inizio del 1649 si rifugiò a Saint-Germain, ma nel marzo di quell’anno, alla fine della crisi, Anna d’Austria, seppure a malincuore, dovette lasciarlo partire per Firenze.
Nel 1651 il duca di Mantova Carlo II Gonzaga Nevers, forse dopo averlo ascoltato all’inizio dell’anno, richiese il M. per l’estate, ma questi declinò l’invito, perché già impegnato in altre produzioni. Il duca visitò comunque Firenze nell’agosto dello stesso anno, e qui ascoltò il M. in concerti sia pubblici sia privati.
Nel 1652 il M. fu incaricato di accompagnare la sorella del granduca, Anna de’ Medici, e suo marito l’arciduca Ferdinando Carlo del Tirolo durante una visita nelle corti dell’Italia del Nord. Dopo un passaggio per Mantova la comitiva si diresse a Modena, dove all’inizio di aprile venne organizzato un torneo a cavallo con musiche, La gara delle stagioni. Gli apparati effimeri per l’evento furono costruiti sotto la direzione di G. Vigarani.
All’inizio degli anni Cinquanta il M. si era già assicurato una rete di protettori ad alto livello politico: oltre al principe Mattias de’ Medici, aveva stretto ottimi legami con la corte francese e con quelle di Savoia (dove si era fermato al ritorno dalla Francia nel 1649), di Mantova e di Modena. Sicuramente da queste relazioni derivarono anche benefici materiali, come dimostra l’acquisto di due vaste proprietà in Toscana nel 1649 e nel 1663.
Il M. intraprese nel 1653 un viaggio in diverse città dell’Impero, certamente incaricato da Mattias de’ Medici di raccogliere informazioni politiche. A Innsbruck, sua prima tappa, il M. incontrò Pietro Cesti, stimato compositore dell’arciduca Ferdinando Carlo, e assistette ai preparativi dell’opera La Cleopatra.
Nonostante l’impegno profuso come cantante, l’ambiente della corte di Innsbruck gli fu ostile, anche a causa della rigida gerarchia che si era stabilita tra gli altri musicisti. All’inizio di luglio 1653 il M. partì dunque per Ratisbona, dove venne accolto con tutti gli onori dall’imperatore Ferdinando III d’Asburgo, che mostrò nei suoi confronti un forte apprezzamento. Il mese successivo lo seguì in viaggio verso Monaco di Baviera e Augusta, per poi fare ritorno a Innsbruck. Il rientro del M. alla corte di Ferdinando Carlo fu più difficile del previsto, poiché, durante la sua assenza, si era creato un clima di crescente ostilità, fomentato da Cesti e dal risentimento degli altri cantanti verso di lui. I tentativi di riconciliarsi con l’arciduca non portarono a grandi risultati e nell’autunno 1653 il M. lasciò definitivamente Innsbruck per rientrare a Firenze.
Nell’anno e mezzo che seguì questo fortunoso viaggio, il M. rimase prevalentemente a Firenze, dove nell’ottobre 1654 cantò nell’Ipermestra di F. Cavalli in una versione non scenica. All’inizio del 1655 scrisse al duca di Mantova lasciando trapelare l’intenzione di abbandonare la corte dei Medici nella speranza di ottenere un posto meglio remunerato. In queste manovre si scorge la preoccupazione del M. di procurarsi mezzi finanziari in grado di garantirgli una sicurezza economica, in previsione del momento in cui le sue doti vocali si sarebbero affievolite. Un simile stato d’animo dovette averlo accompagnarlo durante il soggiorno romano al seguito del cardinale Giovan Carlo de’ Medici nel secondo semestre del 1655, periodo in cui non perse l’occasione di farsi ascoltare dalle personalità più in vista, a partire dal neoeletto pontefice Alessandro VII. Il cardinale non aveva però esitato a disporre del M. per trarne profitto a livello di prestigio personale, relegandolo al ruolo di semplice interprete. Malgrado le numerose lettere a Mattias de’ Medici, con le quali lo pregava di farlo rientrare a Firenze, il M. dovette aspettare il gennaio del 1656 per poter lasciare Roma: il cardinale de’ Medici aveva infatti deciso di attendere l’arrivo della regina Cristina di Svezia perché il M. potesse cantare in sua presenza.
L’anno successivo il cardinale Mazzarino, memore delle ottime impressioni che il M. aveva lasciato nel suo soggiorno a Parigi, richiese ancora una volta il cantante. Alla corte di Francia il M. riscosse di nuovo il successo che aveva ottenuto nel decennio precedente; la regina e il giovane Luigi XIV si compiacquero di ascoltarlo sia in occasioni private, come le soirées d’appartement, sia nelle manifestazioni musicali cui prendeva parte tutta la corte. Nonostante fosse appena arrivato, al M. venne affidato il ruolo principale del Balletto dell’Amor malato di G.B. Lulli, che fu rappresentato il 17genn. 1657. Dalle lettere inviate da Parigi a Mattias de’ Medici si percepisce la soddisfazione del M. per essere stato accolto in un circolo aristocratico che non disdegnava di mescolarsi agli artisti e di condividere con loro la scena. I nobili e lo stesso re partecipavano infatti regolarmente a eventi musicali, soprattutto quelli danzati, come era tradizione in Francia.
Sul finire degli anni Cinquanta il M. ebbe altre occasioni per far valere la sua attività come diplomatico. Nel 1657, dopo la morte dell’imperatore Ferdinando III, Mazzarino aveva incaricato il M. di recarsi a Monaco di Baviera per rendere visita a Enrichetta Adelaide di Savoia, che aveva incontrato alcuni anni prima. La sua missione consisteva nel convincere la principessa a sostenere la candidatura del marito, l’elettore di Baviera Massimiliano, al trono imperiale. Il M. ricevette come ricompensa il titolo di gentiluomo di camera di Luigi XIV nel mese di agosto 1658, oltre al beneficio dell’abbazia di Beaubec in Normandia e a una pensione annua proveniente dal vescovado di Béziers. Nel 1660 fu inoltre naturalizzato cittadino francese. Negli stessi anni il M. prese parte alle negoziazioni preliminari alla pace dei Pirenei – sancita nel 1660 dal matrimonio di LuigiXIV con Maria Teresa d’Austria – facendosi carico della questione del Monferrato. Il Ducato era conteso tra il duca di Mantova, alleato con la Spagna, e il Ducato di Savoia, partigiano della Francia. Anche in questo caso il M. si avvalse della fitta rete di contatti che aveva intessuto negli anni precedenti. Fu poi coinvolto nelle trattative di altri due matrimoni legati alla corte francese: quello di Margherita Luisa d’Orléans con Cosimo de’ Medici (futuro granduca Cosimo III) e quello di Maria Mancini con Lorenzo Onofrio Colonna, entrambi celebrati nel 1661.
All’epoca il M. aveva raggiunto uno status che andava al di là di quello di un semplice cantante di corte, dal momento che intratteneva una fitta corrispondenza – in cui la cronaca e la politica andavano di pari passo – con i Medici e altre personalità di alto rango. Ciononostante, egli non fu favorito nell’assegnazione delle parti in due importanti opere prodotte nei primi anni Sessanta dalla corte francese per le celebrazioni del matrimonio di Luigi XIV con Maria Teresa d’Austria. In una lettera a Mattias de’ Medici del marzo 1660 il M. riferiva infatti che Francesco Buti, librettista dell’Ercole amante, aveva evitato di assegnare uno dei ruoli principali a una parte di soprano castrato. Inoltre, nell’opera Xerse di F. Cavalli, rappresentata nel novembre 1660, il M. interpretò la parte di Arsamene, uno dei personaggi principali, ma non senza polemiche, dal momento che si trattava di un ruolo per contralto e non per soprano.
La morte di Mazzarino (9 marzo 1661) fece vacillare la posizione del M. alla corte francese. Dietro le insistenti richieste di C.A. de la Porte, duca di Mazzarino e marito di Ortensia Mancini, Luigi XIV lo inviò a Roma nell’estate dello stesso anno. Grazie all’intercessione di Mattias de’ Medici, il M. vi trovò la protezione del cardinale Flavio Chigi, sperando, nel contempo, di poter fare ritorno in Francia a ottobre. Tuttavia, la caduta in disgrazia del ministro delle finanze Nicolas Fouquet, all’inizio dell’autunno, ebbe conseguenze per il M., nel momento in cui si scoprì che questi gli inviava regolarmente copie delle lettere che indirizzava al re e ai suoi segretari. Luigi XIV ordinò quindi che si ponesse fine alle relazioni con il M.: minacciato dalla perdita del prestigio e dei privilegi faticosamente conquistati, il M. decise di lasciare Roma prima che l’eco dello scandalo arrivasse in città; si ritirò a Pistoia a novembre, trasferendosi a Firenze verso il 1663. In questo periodo riprese i contatti con il diplomatico H. de Lionne perché, sebbene la sua carriera politica avesse ricevuto un duro colpo, non si era del tutto rassegnato. L’occasione di rilanciarla gli si presentò nel 1667, alla morte del papa Alessandro VII. Il M. si recò a Roma, dove, ancora una volta grazie a Mattias de’ Medici, entrò sotto la protezione dei Chigi. Immediatamente si impegnò nel promuovere la candidatura di G. Rospigliosi al soglio pontificio, sforzo coronato dall’elezione di quest’ultimo come Clemente IX nel giugno dello stesso anno. Prima ancora del conclave, il M. aveva operato a lungo per mettere in buona luce Rospigliosi, soprattutto agli occhi dei Francesi; una volta eletto, Clemente IX non dimenticò l’aiuto prodigatogli dal M., tanto che gli concesse il privilegio di poter accedere liberamente al suo cospetto e intrattenersi con lui. Il M. approfittò di questo cambiamento radicale per ricostruirsi una credibilità come diplomatico, riprendendo i contatti con la Francia. La sua carriera conobbe un ragguardevole traguardo quando Clemente X lo nominò protonotaro apostolico. Il M. rientrò definitivamente a Parigi verso il 1679.
Il M. morì a Parigi nel gennaio 1714.
Del M. sono pervenute quindici cantate per voce e basso continuo, di cui una pubblicata nel 1670 nella raccolta Canzonette per camera a voce sola di diversi autori (Bologna); le restanti si conservano, in numerosi esemplari manoscritti, nelle principali biblioteche italiane (Roma, Biblioteca Casanatense; Firenze, Biblioteca del Conservatorio L. Cherubini; Napoli, Biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Majella; Bologna, Museo internazionale e Biblioteca della musica) e straniere (Parigi, Bibliothèque nationale; Londra, British Library; Vienna, Österreichische Nationalbibliothek). Edizione moderna delle sue opere è Complete cantatas, a cura di R. Freitas, Middleton 2006.
Fonti e Bibl.: A. Ademollo, I primi fasti della musica italiana a Parigi (1645-1662), Milano 1884, ad ind.; H. Prunières, L’opéra italien en France avant Lulli, Paris 1913, pp. VIII, 30; Id., Les musiciens du cardinal Antonio Barberini, in Mélanges de musicologie offerts à M. Lionel de la Laurencie, Paris 1933, pp. 117-122; R. Weaver, Materiali per le biografie dei fratelli Melani, in Rivista italiana di musicologia, XII (1977), pp. 252-295; P. Barbier, Histoire des castrats, Paris 1989, pp. 125, 169 s., 193, 223; Ph. Beaussant, Lully ou Le musicien du soleil, Paris 1992, pp. 52-54; P. Barbier, La maison des Italiens. Les castrats à Versailles, Paris 1998, p. 21; R. Freitas, Un Atto d’ingegno. A castrato in the seventeenth-century, diss., University Microfilms International, Ann Arbor, MI, 1998; J. de La Gorce, Jean-Baptiste Lully, Paris 2002, pp. 77 s.; S. Mamone, Serenissimi fratelli principi impresari. Notizie di spettacolo nei carteggi medicei: carteggi di Giovan Carlo de’ Medici e di Desiderio Montemagni suo segretario (1628-1664), Firenze 2003, pp. 113-116; R. Freitas, Portrait of a castrato. Politics, patronage and music in the life of A. M., Cambridge 2009.
B. Nestola