ROSSI, Attilio
– Nacque ad Albairate (Milano) il 25 marzo 1909 da Angelo e da Francesca Perondi.
Nel 1925 iniziò a lavorare come tipografo e impaginatore all’Istituto grafico Bertieri e Vanzetti di Milano. Nella seconda metà degli anni Venti frequentò la scuola serale dell’Accademia di Brera e la Scuola del libro, dove seguì i corsi di Guido Marussig e di Atanasio Soldati. Nella prima metà degli anni Trenta i suoi riferimenti culturali erano il Bauhaus di Walter Gropius, le teorie di Charles-Édouard Jeanneret (noto come Le Corbusier), Piet Mondrian e Pablo Picasso.
Frequentava gli artisti che gravitavano attorno alla galleria Il Milione, come Soldati, Osvaldo Licini e Lucio Fontana, oltre a vari letterati, fra i quali emerge il nome di Salvatore Quasimodo, suo amico, che lo menzionò nella poesia Versi ad Angiola Maria della raccolta Dare e avere (pubblicata a Milano da Mondadori nel 1966; Bellonzi, 1983, p. 41).
Nel 1933 fu tra i fondatori della rivista Campo grafico, della quale fu direttore fino al 1935, concepita come una continuazione ideale del Bauhaus, con lo scopo di portare le avanguardie artistiche nella grafica e nella tipografia. Sempre nel 1933 ricevette il gran diploma d’onore dalla V Triennale (istituzione per la quale ricoprì vari incarichi; Caramel - Rossi, in Attilio Rossi, 2006, p. 132). Il 10 novembre 1934 sposò Dorina Chiti e nel 1935 partì per Buenos Aires, dove iniziò a lavorare come progettista grafico. Nello stesso anno dipinse Assonometria, che secondo gli studiosi potrebbe essere il suo primo quadro (collezione privata; p. 129).
Certamente è un’opera che rivela un artista già maturo, che aveva studiato le ricerche grafiche e pittoriche dell’astrazione geometrica lombarda e del Bauhaus. Ripresi da una prospettiva a volo d’uccello, quattro cubi proiettano ombre che sembrano ottenute dal posizionamento di più fonti luminose esterne al quadro. La forma delle ombre potrebbe sembrare reale, ma il loro colore è irreale. Quest’effetto perturbante sull’osservatore è acuito da un rettangolo e da un cerchio bianchi, che appaiono sospesi sulla composizione, come un intervento a posteriori, una sorta di sigillo astratto, un ‘commento’ eminentemente grafico, tracciato sulla superficie pittorica e non facente parte della scena caratterizzata da una forte tridimensionalità.
Nel 1936 iniziò a interessarsi di critica d’arte, conobbe Jorge Luis Borges e altri intellettuali argentini e organizzò una mostra, nella galleria Moody di Buenos Aires, degli astrattisti italiani che gravitavano attorno alla galleria Il Milione. Nel 1937 divenne direttore artistico della casa editrice Espasa Calpe e l’anno seguente di Losada (fino al 1950). Nel 1939 conobbe Pablo Neruda e divenne suo amico. Nel 1940, in Messico, incontrò Diego Rivera e Frida Kahlo, e anche con loro strinse rapporti di amicizia (pp. 129 s.). Nel 1941 tenne un’esposizione personale presso la galleria Müller di Buenos Aires, insieme a Lucio Fontana (pp. 130 s.). L’8 luglio 1942 a Buenos Aires nacque il figlio Pablo. Nella prima metà degli anni Quaranta continuò l’attività pittorica, parallelamente a quella editoriale e d’illustratore, e oltre a tenere varie esposizioni personali si fece promotore di alcune iniziative volte a sostenere l’Italia durante la seconda guerra mondiale. Nel 1946 soggiornò in Italia e nel 1947 alla galleria Permanente di Bergamo (dove avrebbe esposto altre volte successivamente) tenne una personale con una cinquantina di dipinti (Locatelli Milesi, 1947). Sempre nel 1947 tornò in Argentina, l’anno seguente partecipò alla Biennale di Venezia (poi anche nel 1962) e nel 1949 scrisse una presentazione per il premio nazionale di disegno Diomira per le Edizioni del Milione (Milano 1950). Nel 1950 tornò definitivamente nel capoluogo lombardo (Caramel - Rossi, in Attilio Rossi, 2006, p. 131), e in quell’anno, insieme a Tina Jacobs, mise in mostra una ventina di opere alla galleria Broseta di Bergamo (D. C., 1950). Nel 1951 espose in una personale alla galleria Bergamini (successivamente anche nel 1953, nel 1960 e nel 1967), presentato da Carlo Carrà. Nella prima metà degli anni Cinquanta fu attivo come curatore sia di mostre, fra le quali quella di Pablo Picasso a Milano (1953), sia di vari volumi per l’editoria italiana. Nel 1955 partecipò alla VII Quadriennale di Roma. Nello stesso anno dipinse Darsena (collezione Intesa Sanpaolo; Cittera, 2012, pp. 176 s.), esemplare di una serie di quadri che contribuì alla sua notorietà non solo in Lombardia.
In quest’opera è ancora evidente l’interesse per l’astrazione geometrica che aveva caratterizzato la produzione degli anni Trenta, oltre a uno sguardo alle architetture semplificate dei dipinti di Carlo Carrà, Mario Sironi e Giorgio De Chirico. Nell’acqua dei Navigli, dove le sagome dei palazzi appaiono ancora più schematiche, la natura permane nella città solo come riflesso del cielo e delle nuvole.
Negli anni Sessanta la sua attività espositiva s’intensificò, parallelamente al suo impegno come curatore di manifestazioni d’arte. Fra le varie mostre si segnala, nel 1965, la personale alla galleria Gian Ferrari di Milano (Caramel - Rossi, in Attilio Rossi, 2006, p. 133). Negli anni Settanta si ricorda in particolare un’antologica alla sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano (1975), dove presentò Via Crucis oggi (poi riproposta in altre sedi e infine ubicata presso il tempio della Vittoria, detto anche sacrario dei Caduti, di Milano).
Si tratta di una serie di quadri che ebbe una buona eco nella stampa del periodo, in cui Cristo compare accanto a vari personaggi della storia contemporanea. Di recente tredici tele sono state trasferite temporaneamente in deposito presso il Museo del Novecento di Milano, a causa di alcune infiltrazioni d’acqua che hanno colpito il sacrario danneggiando un quadro del ciclo, per il quale è in corso il restauro.
Negli anni Ottanta e Novanta continuò la sua attività di curatore d’arte, venne invitato a esporre in varie collettive, e fra le mostre personali si segnalano quelle alla galleria Ponte Rosso (1980; poi successivamente nel 1985, nel 1992 e, postuma, nel 2012) e al Circolo della stampa (1984) di Milano, alla Civica Galleria d’arte moderna di Gallarate (1987) e al Museo civico di Lodi (1990).
Morì a Milano il 6 aprile 1994.
Dopo la morte sono state organizzate varie mostre postume e, a opera del figlio Pablo, sono state pubblicate una serie di piccole monografie che gettano luce su alcuni aspetti della sua poliedrica attività di pittore, illustratore e operatore culturale. Sue opere si trovano in vari musei internazionali e nazionali, come il Museum of modern art di New York e la Galleria d’arte moderna di Milano. Dalla fine degli anni Novanta alcune decine di opere sono comparse sul mercato delle aste, soprattutto nell’Italia settentrionale. Dal 2010 un giardino di Milano è dedicato a Rossi. È in corso di redazione un catalogo generale delle sue opere.
Fonti e Bibl.: Como, Pinacoteca civica, Fondo Mario Radice, cart. 19, fasc. 46; Luino (Varese), Biblioteca comunale, Fondo Vittorio Sereni, SER LA 019; Milano, Archivio storico Attilio Rossi; Roma, Archivio Biblioteca della Quadriennale, b. R. A.: alcuni cataloghi e inviti di mostra, alcune lettere manoscritte e dattiloscritte (tra le quali una biografia) e molti articoli di stampa; Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Archivio bioiconografico, b. R. A.: centinaia fra articoli e trafiletti di stampa, qualche raro catalogo di mostra.
A. Locatelli Milesi, Mostra di A. R. alla Permanente, in Il Colleoni, 6 giugno 1947; D. C., Note d’arte, in Giofì, 31 dicembre 1950; C. Cederna, La via crucis di A. R., in L’Espresso, 20 aprile 1975, pp. 85, 87; A. R. (catal.), a cura di D. Formaggio, Milano 1975; F. Bellonzi, A. R., in La martinella di Milano, 1983, vol. 37, n. 1-2, pp. 40 s.; R. Ciuffoletti, Un A. R. inedito, in Ordine e Libertà, 15 aprile 1994; A. R. Le opere 1933-1994 (catal., Milano), a cura di L. Caramel, Firenze 1996; A. R. La pittura 1935-1994. La condizione umana (catal., Legnano), a cura di L. Caramel, Cinisello Balsamo 2006 (in partic. L. Caramel - P. Rossi, pp. 129-135); P. Rossi, Come fu che A. R., nel 1953, portò a Milano «Guernica» di Pablo Picasso, in Il presente si fa storia..., a cura di C. De Carli - F. Tedeschi, Milano 2008, pp. 331-335; A. Cittera, in L’arte moderna in Intesa Sanpaolo. Protagonisti del primo Novecento e presenze regionali, a cura di C. Pirovano - F. Tedeschi, Milano 2012, pp. 176 s.; Nell’arte di A. R. Il racconto di due mondi, a cura di P. Rossi, Milano 2015; P. Rossi, Le nuove «lettere perdute» di A. R., Milano 2016.