PECILE, Attilio
– Nacque a Udine il 17 aprile 1856 da una famiglia di agricoltori, originaria di Fagagna. Suo padre, Gabriele Luigi, dopo essersi laureato in giurisprudenza, sotto il dominio austriaco fu un fervente patriota e, successivamente, consigliere del Comune di Udine (dal 1858), sindaco della città dal 1878 al 1883, deputato per quattro legislature (dal 1866 al 1876) e senatore dal 1880. Dalla moglie, Caterina Rubini, ebbe tre figli: Domenico, laureato in chimica e sindaco di Udine dal 1904 al 1920; Ida, appassionata coltivatrice di fiori che rimase nubile, e Attilio.
Quest’ultimo, dopo aver compiuto gli studi classici ad Udine, si iscrisse alla facoltà di scienze fisiche dell’Università di Torino, che frequentò per un biennio, interessandosi in particolare allo studio della geologia e della geodesia. Dopo aver assolto il servizio militare come volontario, per un anno, si trasferì in Germania per seguire i corsi di scienze agrarie nelle scuole di Hohenheim e di Weinstefan. Nello stesso tempo perfezionò le sue conoscenze delle scienze naturali, coltivate fin da ragazzo, acquisendo un notevole abilità nell’arte di 'preparare' animali e piante per le collezioni scientifiche. Questa sua passione si legava a quella, condivisa con i fratelli, per l’alpinismo, che lo portò ad entrare nella Società alpina friulana e, nell’arco di due anni, a scalare tutte le cime della Carnia, della Carinzia, della Pusteria e del Cadore, raccogliendo interessanti osservazioni geologiche, metereologiche, botaniche, zoologiche e seguendo le ricerche e gli studi del grande amico Giacomo Savorgnan di Brazzà, che coadiuvò anche nei suoi rilievi topografici.
Con Giacomo, il cui fratello Pietro si trovava già in Congo, decise di partire per le regioni dell’Ogoué e del Congo, imbarcandosi a Lisbona nel gennaio1883 al seguito di una spedizione voluta dal governo francese per approntare la missione dell’Ovest africano. Il 29 gennaio arrivarono a Libreville, nell’attuale Gabon, da dove un mese dopo risalirono l’Ogoué fino a Lambaréné: Giacomo proseguì per l’interno, mentre Attilio dovette fermarsi per occuparsi delle mercanzie fino al 12 giugno, quando poté ripartire. Si mosse, sempre lungo l’Ogoué, alla volta di Franceville, dove giunse il 31 luglio ricongiungendosi con Giacomo, con il quale per alcuni mesi si dedicò alle ricerche naturalistiche. Ripartirono l’8 dicembre per attraversare il paese dei Batéké ed arrivare alla stazione di N’Ganciu, sul Diele, da dove si allontanarono solo per essere ricevuti, assieme a Pietro di Brazzà, dal re Makoko a M’Bè (9 aprile 1884) e per compiere un’escursione sul fiume Lefini. Successivamente furono incaricati da Pietro di Brazzà di esplorare la parte settentrionale dell’Ogoué e cercare di individuare, con l’aiuto di una trentina di indigeni, la zona di spartiacque tra il bacino del Congo e quello del Benué, affluente del Niger. Durante l'impresa, descritta giorno per giorno da Pecile nel suo 'giornale', a partire dal luglio 1885 attraversarono le grandiose foreste abitate da tribù nomadi chiamate Obamba e il territorio degli Okota e dei Giambo (questi ultimi temuti antropofagi e guerrieri), raggiungendo una latitudine di 2° 32’ 50” Nord, prima di intraprendere la via del ritorno. Questa spedizione, pur mancando l’obiettivo di raggiungere il Benué, svelò l’esistenza di un grande fiume navigabile in diretta comunicazione col Congo, che scorreva in direzione quasi parallela a quella del Sanga e dell’Ubanghi. Alla fine di aprile 1886, Giacomo e Attilio rientrarono in Europa, ricevuti a Parigi con tutti gli onori e nominati cavalieri della Legion d’onore. Portarono con sé, raccolti in ottanta casse, numerosi campioni di mammiferi, uccelli, pesci, rettili, crostacei, molluschi e insetti, parecchi dei quali fino ad allora sconosciuti, ed un’altrettanto significativa collezione etnografica, costituita da strumenti di lavoro e musicali, indumenti, armi, idoli, sculture di legno, vasellami delle varie tribù visitate, pipe di forme svariate, oggetti di ferro, tessuti di palma, lavori d’avorio, ecc.; significativa anche la grande quantità di fotografie che documentava la storia della missione dell’Ovest africano e che sarebbe stata ampiamente utilizzata in libri e riviste. Questo materiale venne consegnato al Muséum d’Histoire Naturelle di Parigi, città nella quale è attualmente conservato al Musée du Quai Branly, e venne esposto in una grande mostra allestita nell’edificio dell’Orangerie du Jardin des Plantes.
Dopo il suo ritorno in Friuli, Attilio accettò, per volontà di suo padre, un impiego presso il Banco di Udine, che però abbandonò nel 1890, continuando sempre a vagheggiare un suo ritorno in Africa, come risulta da diversi contatti che ebbe al riguardo con la Società geografica italiana. Il 18 novembre 1898 sposò a Fiumicello la baronessa Maria de Peteani, da cui ebbe i figli Vera e Mario. In questi anni alternava i suoi soggiorni ad Udine con quelli nella villa di Fagagna, di cui fu sindaco dal 1909 al 1913, occupandosi dell’azienda agricola ereditata dal padre. Ricoprì la carica di dirigente dell’Associazione agraria friulana, sul cui Bullettino pubblicò numerosi articoli di agronomia e zootecnia
Morì a Fagagna il 7 maggio 1931.
Opere: Le esplorazioni nell’Alto Ogouè, in Nuova Antologia, maggio 1884(in collaborazione con Giacomo Savorgnan di Brazzà); Tre anni in Africa. Conferenza del Cav. Attilio Pecile, in Patria del Friuli, 6 e 17 gennaio 1887; Sulla vita delle tribù selvagge nella regione dell’Ogouè e del Congo, in Bollettino della Società geografica, s. 2, vol. XII, 1887 (testo della conferenza svolta a Roma il 19 dicembre 1886, nella sala del Collegio romano, su invito della Società geografica italiana); Il “Giornale” di Attilio Pecile, in E. Zorzi, Al Congo con Brazzà. Viaggi di due esploratori italiani nel carteggio e nel “Giornale” inediti di Attilio Pecile (1883-1886), Milano-Varese 1940, pp. 273-599. Le dettagliate informazioni contenute in questo 'giornale', costituito da sette taccuini scritti a matita con una grafia minuta, che vanno, con alcune interruzioni, dal 9 marzo 1883 al 6 gennaio 1886, si possono integrare con quelle desumibili dalle 42 lettere scritte da Pecile al padre, alla madre ed al fratello durante il suo soggiorno nella regione del Congo e dell’Ogouè, pubblicate per la maggior parte nei giornali e nelle riviste dell’epoca (Bollettino della Società geografica italiana, 1884 e 1885; La Patria del Friuli, Udine, 1883, 1884 e 1885; La Tribuna, Roma, dicembre 1883-marzo 1884; Italie, Roma, 1° settembre 1884, che le riportava dal Journal des Debats di Parigi; e Illustrazione Italiana,17 maggio1885). Altre lettere figurano anche, tradotte in francese, nel volume Conférences et lettres de P. Savorgnan de Brazzà sur ses trois explorations dans l’Ovest Africain, a cura di N. Ney, Parigi 1887.
Fonti e Bibl.: D. Pecile, Un’escursione al Jof del Montasio del versante settentrionale (valle di Dogna) fatta il 4 settembre 1882, in Cronache della Società alpina friulana, 1882; G. Marinelli, Guida del Canal del Ferro, Udine 1894, passim, E. Zorzi, Attilio Pecile, in Le Tre Venezie, marzo 1932; Ch. De Chavannes, Avec Brazzà: Souvenirs de la mission de l’Ouest Africain (Mars 1883-Janvier 1886), Parigi 1933; F. Savorgnan di Brazzà, Pietro Savorgnan di Brazzà dal Friuli al Congo Brazzeville. Atti del Convegno Internazionale, Udine, 30 settembre-1 ottobre 2005, Firenze 2006; G. Savorgnan di Brazzà, Giornale di viaggio (1 gennaio 1883-31 dicembre 1885), a cura di E. Mori e F. Savorgnan di Brazzà, Firenze 2008, ad indicem; E. Tomai, Mal d’Africa. Attilio Pecile da Fagagna al Congo con Brazzà, gennaio 1883-aprile 1886, in Fagagna 115, settembre 2005, pp. 65-88; F. Surdich, L’Africa degli esploratori friulani, in Hic sunt leones. Esploratori, geografi e viaggiatori tra Ottocento e Novecento. Dal Friuli alla conoscenza dei paesi extraeuropei, Udine 2011, pp. 119-137 (in particolare pp.129-135); L’Africa di Attilio Pecile attraverso i resoconti della missione scientifica al seguito di Pietro Savorgnan di Brazzà (1883-1886), Udine 2012: catalogo di una mostra organizzata a Fagagna dal 31 marzo al 16 settembre 2012, che contiene la riproduzione in facsimile del 'giornale' di Pecile, pubblicato nel 1940 da E. Zorzi; e, in appendice, l’edizione, curata da Stefano Morandini, di un manoscritto inedito, A Nord dell’Ogoué, di Attilio Pecile e Giacomo Savorgnan di Brazzà, custodito nell’Archivio della famiglia Pecile a Fagagna; e l’Inventario, curato da Alessandra Cardelli Antinori, della parte della collezione etnografica raccolta dai due esploratori giunta in Italia ed affidata al Museo Pigorini di Roma nel 1887.