MUSSINO, Attilio
– Nacque a Torino il 25 gennaio 1878 da Ferdinando e da Filomena Caratti.
Si formò all’Accademia Albertina di belle arti di Torino dove ebbe come maestri, fra gli altri, Giacomo Grosso, Celestino Gilardi e Andrea Tavernier. Ancora studente, iniziò a lavorare come disegnatore per riviste satiriche torinesi quali La Luna, Il Fischietto, Pasquino, portando avanti contemporaneamente anche l’attività pittorica, sebbene in misura molto minore rispetto a quella grafica e con risultati meno interessanti e originali. Come pittore infatti si attenne inizialmente a un naturalismo d’impronta accademica, per poi mettere a punto negli anni maturi, specialmente nei paesaggi, una tecnica moderatamente impressionistica associata ad una tavolozza schiarita; nel 1908 partecipò all’esposizione della Promotrice torinese di belle arti, presentando un Ritratto di Arturo Calleri. Ma è indubbiamente nel campo dell’illustrazione che Mussino raggiunse i risultati più notevoli, lasciando un segno personale nella storia del genere. Come è stato rilevato in sede storiografica (Faeti, 1972; Fanelli - Godoli, 1989 e 1990), il suo peculiare stile si nutrì di vari apporti provenienti dalla grafica modernista internazionale di inizio Novecento, da Giorgio Kienerk a Maxfield Parrish e Winsor McCay; gli esordi da caricaturista lasciarono inoltre una traccia indelebile nella sua produzione successiva, per cui quando passò a occuparsi prevalentemente dell’illustrazione di libri destinati a bambini e ragazzi – settore in cui eccelse – continuò a serbare memoria delle raffigurazioni satiriche di un Gabriele Galantara o di un Giuseppe Scalarini, ma anche dei disegnatori di riviste umoristiche internazionali come l’Assiette au beurre, giornale edito in Francia, ben conosciuto nel vicino Piemonte.
Su tale varietà di componenti culturali si fondava la ‘doppia natura’ del suo linguaggio grafico, che da un lato era umoristico fino alla deformazione caricaturale e antigraziosa dei personaggi, contravvenendo in ciò alle convenzioni iconografiche vigenti nelle rappresentazioni di un mondo infantile di cui Mussino sapeva cogliere il potenziale eversivo e le ambiguità nei rapporti con la sfera adulta; mentre dall’altro non era insensibile all’eleganza lineare e cromatica della grafica art nouveau, interpretata nella sua stessa Torino giolittiana dal raffinato illustratore Eugenio Colmo, in arte Golia. Con Mussino «l’illustrazione italiana per l’infanzia modifica notevolmente le sue caratteristiche generali, concedendosi un rinnovamento […]. Attilio abbandonò del tutto la cautela pedagogica, la grazia sussurrata e dolente di molti illustratori ottocenteschi […]. Fu invece completamente rivolto a creare un segno deciso, nerissimo, basato su prepotenti contorni e su enfatici, chiari contrasti» (Faeti, 1972, p. 192).
Nel corso della sua prolifica carriera collaborò, firmandosi «Attilio», con diversi giornali e riviste e con molti editori italiani – fra cui Paravia, Bemporad, Lattes, Cappelli, Formiggini, Vallardi, Sandron, La Scuola, Sonzogno, Marzocco, La Sorgente, Bietti, Istituto editoriale italiano – illustrando oltre 200 libri rivolti all’infanzia e alla prima adolescenza, dalle fiabe di Andersen e dei Grimm al Tom Sawyer e all’Huckleberry Finn di Twain, dai Viaggi di Gulliver di Swift a Le avventure del barone di Münchausen di Raspe, oltre a libri scolastici e testi narrativi di autori italiani attivi nella prima metà del Novecento nel campo della letteratura infantile (per un più ampio e dettagliato repertorio delle opere illustrate da Mussino si rinvia a Faeti, 1972, pp. 393 s. e Fanelli - Godoli, 1990, s. v.). Fra i molti periodici ai quali collaborò ricordiamo La Domenica dei fanciulli (dal 1902), il Corriere dei piccoli (dal 1908, anno della sua fondazione), Il Giornalino della Domenica (1906, 1908, 1910), Il Secolo XX (1912), Il Balilla (fondato nel 1921), Il Giornale dei Balilla (fondato nel 1923), Il Giornalino (fondato nel 1924 dalla Pia Società S. Paolo), L’Avventura (dal 1928), Il Cartoccino dei piccoli (fondato nel 1929), Viaggi e avventure (fondato nel 1930), Topolino (nell’edizione italiana di Nerbini del 1932); inoltre durante gli anni della prima guerra mondiale, richiamato al fronte, disegnò cartoline di propaganda e collaborò a vari giornali ‘di trincea’ destinati all’esercito, fra cui La Ghirba, organo della 5a armata diretto da Ardengo Soffici. Per il Corriere dei piccoli disegnò nei primi decenni del Novecento numerose tavole con vignette accompagnate, secondo l’uso italiano del tempo, da didascalie in versi. Fra i personaggi creati per il ‘Corrierino’ il più popolare fu Bilbolbul, ‘moretto’ figlio del colonialismo dell’età giolittiana che comparve sulla rivista fin dal suo primo numero nel dicembre 1908; un personaggio dal coté sottilmente inquietante che mutava il proprio aspetto in mille modi, concretizzando visualmente le metafore linguistiche più comuni. Il gusto liberty già presente in Bilbolbul ritornò, ulteriormente raffinato, nelle magnifiche illustrazioni zincografiche (oltre 400, in bianco e nero e a colori) realizzate dall’artista per il lussuoso Pinocchio edito da Bemporad nel 1911, grazie al quale venne premiato con la medaglia d’oro all’Esposizione internazionale di Torino dello stesso anno. Con quest’opera, che è rimasta un classico nell’iconografia del personaggio collodiano, Mussino raggiunse l’apice della sua carriera e un’ampia notorietà, diventando uno degli illustratori italiani più richiesti.
Le illustrazioni per Pinocchio contemperano il gusto decorativo floreale, il fluido e ricercato linearismo e il cromatismo bidimensionale tipici del liberty, con un’inclinazione al grottesco profondamente radicata nell’illustratore, raggiungendo un difficile quanto fascinoso equilibrio fra tali opposte componenti estetiche. «Mussino […] colloca Pinocchio in un mondo burlesco, assai vicino al territorio degli affiches di inizio secolo, dove le coloratissime comparse di una fantastica operetta, sono convenzionalmente vestite di abiti che alludono al mondo dickensiano, ma sono prese come da una musicale gioia di vivere» (Faeti, 1972, p. 195). Anche la scelta dei colori non è casuale, ma ha valenze psico-percettive: Mussino infatti «sceglie per ogni capitolo un tono diverso, quello che secondo lui è il più adatto a esprimere il senso del racconto e le caratteristiche dei personaggi. […] c’è così una sorta di narrazione cromatica […] che introduce il lettore […] in un’atmosfera piuttosto che in un’altra» (Baldacci - Rauch, 1981, p. 51).
Sposatosi con l’insegnante e scrittrice per l’infanzia Eugenia Giuseppina Giordani, con la quale stabilì un sodalizio artistico illustrandone i testi educativi editi da Paravia, ne ebbe un figlio, Giorgio. Allo scoppio della seconda guerra mondiale i Mussino sfollarono a Strevi, in provincia di Alessandria, mentre il figlio, che si era laureato in ingegneria, partì per il fronte, dove morì alla vigilia del congedo, seguito dopo un mese dalla madre, ammalatasi gravemente durante la sua assenza. Prostrato da tali tragici avvenimenti, l’artista trovò conforto in Margherita Martini, da vent’anni domestica nella sua casa, che sposò in seconde nozze e con la quale si trasferì nel 1945 a Vernante, paesino nella valle di Vermenagna in provincia di Cuneo, dove Margherita era nata. Lì Mussino continuò la sua attività illustrativa e riprese quella pittorica, eseguendo ritratti della gente del posto e dipinti e restauri per le chiese locali, come il santuario della Madonna della Valle, nella cui sacrestia realizzò degli affreschi. Negli ultimi anni di vita scrisse un’autobiografia illustrata intitolata Pinocchio al microfono, in cui voce narrante è appunto il celebre burattino, ma la morte lo colse prima che il manoscritto venisse completato con i disegni che dovevano esserne parte integrante.
Morì il 16 luglio 1954 a Vernante e venne sepolto nel cimitero locale, in una tomba decorata da effigi ispirate alla storia di Pinocchio.
Il Comune di Vernante gli ha dedicato nel 2004 un museo.
Fonti e Bibl.: A. Rubino, Gli artisti del libro: A. M., in Il Risorgimento grafico, V (1907), 11, pp. 193-198; F. Caradec, I primi eroi, Milano 1962, passim; P. Bargellini, A. M., in Schedario. Periodico diletteratura giovanile, luglio-agosto 1967, n. 89, pp. 1-4; L. Becciu, Il fumetto in Italia, Firenze 1971, passim; A. Faeti, Guardare le figure. Gli illustratori italiani dei libri per l’infanzia, Torino 1972, pp. 192-202, 393 s. e passim; V. Baldacci - A. Rauch, Pinocchio e la sua immagine, Firenze 1981, p. 51 e passim; E. Cassoni, Il cartellonismo e l’illustrazione in Italia dal 1875 al 1950, Roma 1984, pp. 96 s.; P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana, Bologna 1988, pp. 216 s. e passim; V. Caraglio, A. M., lo zio di Pinocchio, Cuneo 1989; G. Fanelli - E. Godoli, L’illustrazione art nouveau, Roma-Bari 1989, pp. 297 s.; G. Fanelli - E. Godoli, Dizionario degli illustratori simbolisti e art nouveau, II, Firenze 1990, s. v.; S. Alligo, Pittori di carta, I, Torino 2010, ad indicem.