DEPOLI, Attilio
Nacque a Fiume il 22 ott. 1887, da Pasquale, direttore didattico e pubblicista, e da Enrichetta Schiavon. Frequentato con profitto il ginnasio-liceo a Fiume, e vinto per concorso il posto alla Scuola normale di Budapest, già aderente al circolo irredentistico La Giovine Fiume, e insofferente dell'ambiente, frequentò per un anno l'università di Firenze dove sentì G. Salvemini - rendendosi conto ch'egli mai avrebbe compreso il senso della lotta nazionale ai confini -; fu a Roma per un altro anno di studi, e infine si laureò a Budapest con una tesi sul dialetto fiumano più tardi pubblicata (Bull. della Deput. fiumana di storia patria, III [1913], pp. 7-52). Ritornato a Fiume, partecipò all'attività del Circolo accademico e iniziò a insegnare materie letterarie nella scuola reale italiana aperta dal Comune. Sciolta d'autorità la Giovine Fiume dopo il pellegrinaggio giuliano alla tomba di Dante, nelle elezioni amministrative del 1914 vennero eletti consiglieri comunali due giovani irredentisti, il D. e Armando Hodnig. Egli s'era già messo in luce per i suoi interventi incisivi e giuridicamente ben fondati, quando con lo scoppio della guerra mondiale e l'intervento italiano venne internato come sospetto politico nel campo di concentramento ungherese di Kiskunhalas insieme alla moglie. Costretto nel '17 a vestire l'uniforme e inviato al fronte russo, poté far ritorno a Fiume solo alla fine del conflitto.
Alla Società filarmonico-drammatica il D. parlò il 20 ott. 1918 per approvare e sottolineare l'importanza della dichiarazione separatista fatta due giorni prima al Parlamento di Budapest dal deputato di Fiume A. Ossoinack. Fin dal suo inizio fu membro del Consiglio nazionale della città, Costituito il 29 ottobre per sostenere l'annessione di Fiume all'Italia. In quei giorni d'ansia promosse la rinascita della Giovine Fiume e del Circolo accademico, e fondò la sezione fiumana della Dante Alighieri; quando poi, nonostante il plebiscito del 30 ottobre, la città fu occupata da contingenti di truppe alleate e il presidente americano W. Wilson si disse favorevole alla sua annessione alla Iugoslavia, il D., a sostegno delle rivendicazioni italiane, pubblicò all'inizio del '19 il libro rosso La questione di Fiume per confutare il memoriale serbo-croato-sloveno alla conferenza della pace. Dopo i disordini del luglio 1919 i granatieri italiani vennero allontanati da Fiume e D'Annunzio condusse la sua spedizione sulla città: contro la decisione di proclamare la reggenza del Carnaro, il D. con il presidente del Consiglio nazionale A. Grossich sostenne l'opportunità di proclamare senz'altro l'annessione all'Italia. Costituito poi, in seguito al trattato di Rapallo, lo Stato libero di Fiume, il D. si batté contro la cessione alla Iugoslavia del porto Baross, negoziata da C. Sforza; pubblico pure a spese del governo provvisorio Ildiritto storico ed etnico di Fiume di fronte alla Croazia e Il confine orientale di Fiume e la questione del Delta della Fiumara (marzo 1921). Funse allora da rettore all'Istruzione.
Eletta l'Assemblea costituente fiumana (ottobre), il D. fu deputato e vicepresidente, capo riconosciuto dell'opposizione al governo di R. Zanella. I suoi interventi erano rivolti a impedire il graduale distacco di Fiume dall'Italia perseguito dalla maggioranza indipendentista, ed erano fondati su un forte sentimento di nazionalità come su una precisa competenza politica. Perciò egli non partecipò al colpo di mano dei più estremisti, che il 3 marzo 1922 cacciarono il capo dello Stato Zanella, rifugiatosi in un primo tempo in Iugoslavia. Né fece parte dei fittizi e velleitari comitati, formati da ex legionari e da fascisti, che tentavano di dar vita ad un governo di minoranza. Quando però come vicepresidente fu invitato dall'Assemblea stessa ad assumere il potere, egli non poté rifiutare: "sono il primo ad augurarmi che questo mandato sia di brevissima durata, restando inteso che si riferisce unicamente all'ordinaria amministrazione e che per questioni importanti mi riservo di convocare l'Assemblea", affermò il 5 apr. 1922. Assunte le funzioni di capo provvisorio dello Stato. di "dittatore involontario" come più tardi si definirà (in Incontri con Facta e Mussolini, in Fiume, n. s., IV [1956], nn. 3-4), si preoccupò delle necessità vitali di Fiume, in un periodo in cui le trattative italo-iugoslave non accennavano a concludersi e in Italia la debolezza dello Stato apriva le porte al fascismo. Con Facta e con Mussolini il D. ebbe colloqui e discussioni ottenendone sempre l'indispensabile aiuto politico-finanziario per consentire la sussistenza dello Stato artificiale di Fiume. Egli seppe più tardi determinare senza scosse lo sbocco naturale della situazione, dimostrando al governo italiano che non si potevano attuare nuovi esperimenti e che l'Italia doveva assumersi le sue responsabilità "verso una popolazione minuscola, che aveva infine, dopo anni di incomprensioni, diritto alla vita" (settembre 1923).
Dimessosi dopo un anno e mezzo di difficile ma scrupolosa amministrazione, il D. convinse il governo ad assumere i poteri a Fiume attraverso un governatore (il generale G. Giardino), preparando l'annessione della città che fu sancita dal trattato di Roma (gennaio 1924). Egli non volle ricompense, cariche od onori, e tornò alla scuola, preside del liceo scientifico. Alieno da ogni regime, operò per la città con il recupero dei documenti fiumani all'Archivio di Budapest, con gli scritti storici, la presidenza della Cassa di risparmio e dell'Ente per la costruzione di case popolari; fu tra i fondatori della Società di studi fiumani e collaborò alla rivista Fiume con notevoli contributi, quali la fondamentale Bibliografia storica fiumana, II-IV (1924-26) e successive appendici, e il saggio Fiume durante le guerre venete di Massimiliano, I (1923), pp. 76-116.
La seconda guerra mondiale travolse le sue severe occupazioni di studioso. Egli ebbe l'incarico di sovrintendere alle scuole della Slovenia occupata (Lubiana 1941), subì con i bombardamenti, su Fiume la perdita della sua preziosa raccolta di documenti e di libri, fu indotto all'esodo dall'occupazione iugoslava dell'Istria. Fu per breve tempo preside di istituti scolastici a Padova, a Lodi e a Milano, poi per parecchi anni del liceo "D'Oria" di Genova (1946-56), e infine dal '56 al '59 fu aggregato all'istituto di geografia dell'università ligure. Morì a Genova il 1º marzo 1963.
Riprese con lena i lavori di storia, dedicati ancora con insistenza alla sua Fiume, di cui investigò a settori molte epoche del passato remoto e prossimo (più ampio lo studio su Fiume nel 1848 e negli anni seguenti, comparso come molti altri nella rinata rivista Fiume, I-II[1952-54] pp. 171-231), o al Risorgimento nazionale, in particolare al periodo quarantottesco (importanti e accuratamente documentati i due volumi su I rapporti tra il Regno di Sardegna e Venezia negli anni 1848-49, Modena 1959, e l'ampio studio su Bertani, Mazzini, Cavour ed i soccorsi a Garibaldi, in Genova e l'impresa dei Mille, Genova 1961, II, pp. 161-494), come pure alla cartografia adriatica (L'Adriatico nord-orientale in una carta inedita del '500, su L'altra sponda, III [1958], pp. 21-33; Ilcartografo Clobucciarich-Clobuciarius e i suoi schizzi dell'Istria austriaca, in Annali di ricerche e studi di geografia dell'Università di Genova, XIV [1958], pp. 1-24).
Studioso di metodo rigoroso, preciso fin nei dettagli più minuti, il D. portò spesso chiarezza su intricate questioni e obiettività di giudizio atta a confutare inesattezze, storture e preconcetti; attirò perciò su di sé qualche polemica, sostenuta con sicurezza. Collaborò fino agli ultimi anni alla rivista Fiume (ancora con articoli di prima mano sui Volontari fiumani alla prima guerra d'indipendenza, III [1955], pp. 27-72; L'autodecisione riconosciuta a Fiume da L. Kossuth, I [1952], pp. 146 ss.; Una statisticasorprendente: il censimento del 1851, IV [1956], pp. 1-50; Il distacco di Fiume dalla Croazia, 1867-1869, VI [1958], pp. 11-40, VIII [1960], pp. 63-94; IX [1961], pp. 49-82; Fiume e il Patto di Londra, VI [1958], pp. 1-71), alle Pagine istriane (notevole l'articolo su Venezia nel 1848-49, IX [1958], 33-34, pp. 5-11), contro le tesi di R. Cessi e A. Ventura), a La Porta orientale (sul problema se Gioberti aveva offerto la Dalmazia all'Ungheria?, XXII [1952], pp. 160-65), al Bollettino ligustico, IV (1952), pp. 75-100 (specialmente sul giornalista genovese E. Rezza, agente cavouriano a Fiume). Assiduo ai congressi risorgimentali italiani di Trieste, di Venezia e di Torino, nonché al congresso garibaldino di Budapest (1956-59), il D. vi presentò importanti comunicazioni su L'ultima missione diplomatica di Tommaso Gar, in Italia del Risorgimento e mondo danubiano balcanico, Udine s.d., pp. 108-33; su Le elezioni del "nessuno", in Rass. stor. d. Risorg., XLI (1954), pp. 337-51, su La missione Rebizzo a Venezia nel 1848, ibid., XLIV (1957), pp. 663-80; su Piemonte, Magiari e Slavi dopo i moti di Vienna dell'ottobre 1848 ed una tesi errata di Camillo Cavour, in Atti d. XXXV Congr. di st. d. Risorg., Roma 1959, pp. 195-207, e su Luigi Winkler patriota ungherese in Italia.
Per l'importanza che tuttora rivestono, alcuni saggi del D. sono stati riediti nel volume miscellaneo Fiume prima e dopo Vittorio Veneto, Roma 1968, ed altri in Fiume XXX ottobre 1918, scritti scelti di A. Depoli, a cura di M. Dassovich, Padova 1982.
Accanto al D. va ricordato il fratello maggiore Guido (Fiume, 29 ag. 1879-Udine, 12 giugno 1948), il quale fu tra i fondatori della Deputazione fiumana di storia patria, presidente del Club alpino fiumano, direttore della dogana e degli uffici finanziari, segretario della Camera di commercio e del Comitato italo-ungherese per i traffici. Fu autore di numerose pubblicazioni d'entomologia (tra cui emerge l'ampio studio su I coleotteri della Liburnia, nella rivista Fiume, II [1924], pp. 107-320), di una attenta Guida di Fiume e dei suoi monti, Fiume 1913, e di saggi storici (Fiume e la Liburnia, Bari 1919, e la più recente Italianità della Fiume quattrocentesca, in Pagine istriane, s. 3, IX [1950], 4, pp. 35-43).
Fonti e Bibl.: Necrol. in Difesa adriatica, XVII (1963), 6, p. 3; in L'Arena di Pola, XIX (1963), 15, p. 3; in Pagine istriane, s. 4, XIII (1963), 9, pp. 107-12; Necrologi in Rass. stor. del Risorgimento, L (1963), pp. 454 s.; in L'altra Sponda, VIII (1963), 4, pp. 33 s.; in Fiume, XX (1963), pp. 1-16 (con bibl. completa); Idocumenti diplom. ital., s. 7, I, Roma 1953, p. 248; II, Roma 1955, pp. 80, 165, 243, 248 (per cui si veda del D. stesso L'annessione di Fiume nei documenti diplomatici del governo italiano, in Pagine istriane, s. 3, VI [1956], 24, pp. 15-21); F. Gerra, L'impresa di Fiume, Milano 1966, pp. 302, 696 s.; R. De Felice, Mussolini il fascista, Torino 1975, II, pp. 248, 563; S. Samani, Diz. biogr. fiumano, Venezia 1975, pp. 56-60; G. Host-Venturi, L'impresa fiumana, Roma 1976, pp. 274 s.