CRAGLIETTO, Attilio
Nacque a Novacco (Pisino d'Istria, l'odierna jugoslava Pazin) il 10 maggio del 1884, da Stefano, che, di modesta famiglia chersina, era insegnante nella scuola elementare italiana della Lega nazionale, e da Pia Ortis.
Dopo gli studi secondari a Pisino, ultimati a Trieste, passò all'università di Vienna, dove si laureò in lingue romanze nel 1908. Abilitato all'insegnamento, nello stesso anno fu professore di lingua e letteratura francese nel ginnasio reale di Pisino, restandovi fino alla guerra mondiale; fece anche parte, come violinista, del quintetto della Società filarmonica, di cui divenne poi segretario e presidente. Nel 1916 l'autorità austriaca chiudeva l'Istituto (con lingua d'insegnamento italiana), e il C. veniva chiamato alle armi e assegnato per quasi tutta la durata del conflitto al campo di Radkersburg in Stiria come "sospetto politico".
Ritornato in Istria alla fine del 1918, riprese il suo posto d'insegnamento e promosse, nel clima fervido della recente liberazione, varie iniziative: la cooperativa democratica di Pisino e il convitto "F. Filzi" per gli studenti ginnasiali; fu tra i fondatori (inizi del 1920) del Partito del lavoro, destinato a rinnovare il partito liberal-nazionale. Il C. incontrò l'ostilità dei moderati all'assemblea del nuovo partito (Parenzo, 22 marzo) per le sue proposte di radicali riforme, del mantenimento dell'autonomia amministrativa provinciale, e per le dichiarazioni antimassoniche. Trasferito al liceo ginnasio "G. Carducci" di Pola per l'anno scolastico 1920-21, rappresentò i democratici nazionali nel "blocco" formatosi in preparazione delle prime elezioni politiche in Istria italiana (primavera 1921). Cattolico per convinzione, democratico mazziniano per educazione, e regionalista, il C. entrò quasi subito nella redazione de L'Azione, quotidiano politico diretto da A. De Berti. Quando poi questi venne eletto deputato per il partito social-riformista aderente al blocco nazionale, il C. assunse la responsabilità del giornale (giugno 1921).
Nelle elezioni amministrative del gennaio 1922 venne eletto consigliere del comune di Pola per la Lega cittadina; sostenne la necessità d'una severa parsimonia, dell'autonomia comunale, della fine delle violenze dei comunisti e dei fascisti. Con l'avvento di Mussolini al potere il C. venne estromesso assieme al De Berti da L'Azione;dopo lo scioglimento del Consiglio comunale e la nomina d'un commissario (giugno 1923) si ritirò dall'attività politica. Si dedicò allora interamente alla scuola e alla famiglia, coltivando gli studi linguistici, la musica, la riflessione su temi storico-politici. Dal 1922 al '27fu segretario della Società istriana di archeologia e storia patria, Iscrittosi all'università di Padova, si laureava il 17 nov. 1936 in scienze politiche con una tesi su La concezione politica di M. Minghetti (più tardi a stampa, Gorizia 1960).
Già in sospetto al regime per i suoi rapporti con personalità politiche non allineate e per la franchezza del linguaggio, il C. venne incarcerato con altri intellettuali durante l'occupazione tedesca (giugno 1944). Non subì alcun processo e venne rimesso in libertà un mese dopo, riprendendo l'incarico della presidenza del liceo-ginnasio "Carducci". Dopo l'insurrezione popolare di Pola e l'arrivo dei partigiani iugoslavi, il C. riunì il 9 maggio 1945 alcuni rappresentanti delle forze politiche italiane per formare un comitato cittadino a difesa dell'italianità conculcata. Con l'occupazione anglo-americana nel giugno, i convenuti (il C., G. Bacicchi, S. Astuto, A. Ferrari, G. Stefanacci, F. Veronese, A. Lenzoni ed altri) ritennero che esistessero le condizioni per sviluppare l'azione cospirativa, già svolta contro i fascisti, contro le mire annessionistiche slave, palesemente e con organicità. Il comitato cittadino, presieduto dal C., avviò contatti ufficiali con il governo militare alleato, diede vita al quotidiano politico L'Arena di Pola (29 luglio), strinse più stretti contatti con i Comitati di liberazione nazionale giuliani, assunse esso stesso funzioni di Comitato di liberazione nazionale sulla base di quattro partiti (il C. vi rappresentò la Democrazia cristiana) e affiancato da una Consulta.
Il Comitato di liberazione svolse un'intensa attività: propose al governo militare alleato le persone atte a ricoprire le cariche pubbliche e il Consiglio comunale, inviò appelli al governo italiano a sostegno dei diritti nazionali della popolazione dell'Istria, di Fiume e delle isole del Quarnero e per la liberazione dei deportati dagli Iugoslavi, coordinò le iniziative di tutte le associazioni italiane della città. Mentre alla Consulta nazionale di Roma gli Istriani erano rappresentati da F. Amoroso e A. De Berti, davanti alla Commissione interalleata per i confini la delegazione del Comitato di liberazione fu capeggiata dal C. che le presentò pure un ampio memoriale (21 marzo 1946). Successivamente fece parte della delegazione giuliana a Parigi, con l'incarico di battersi per l'attuazione di un plebiscito nell'intera regione contesa (settembre). Decisa invece la costituzione del Territorio libero di Trieste e l'assegnazione dell'Istria alla Iugoslavia, il Comitato di liberazione nazionale dovette assumersi l'organizzazione dell'esodo della popolazione italiana decisa a trasferirsi in Italia, incontrando anche con il governo difficoltà politiche e finanziarie. Nel Comitato di liberazione e nel Comitato per l'esodo il C. si prodigò instancabilmente fino al marzo 1947, quando l'esodo dei Polesi (circa 31.000 su 33.000 residenti) ebbe termine e il Comitato di liberazione tenne le ultime sedute in città, prima di sciogliersi definitivamente (Gorizia, 26 sett. 1947).
Il C. si trasferì nel '47 a Gorizia, dove presiedette per un decennio il liceo scientifico "Duca degli Abruzzi". Si dedicò ancora ai prediletti studi di linguistica storica (collaborando a La Porta orientale di Trieste), compì viaggi all'estero e partecipò a congressi di studio. Non prese parte alla vita politica, restando legato solo a pochi fidi amici, finché dopo una lunga malattia si spense a Gorizia nella villa San Giusto il 5 sett. 1966.
Fonti e Bibl.: Necrol. su L'Arena di Pola, 13 sett. 1966; Atti e mem. del C. L. N. di Pola, a cura di P. De Simone, I-VIII, Gorizia 1959-1964 passim (spec. i voll. I [1959], La ripresa ital. dopo il maggio 1945; II [1959], Tre mesi d'attesa all'inizio del 1946, IV [1960], La vana battaglia per il plebiscito e V [1961], Dalla conferenza della pace la condanna all'esodo, nel quale ultimo è contenuto il memoriale presentato dal C. alla Commiss. interalleata per i confini, pp. 55-58); N. Feresini, Scuole e scolari di Pisino sotto l'Austria, Trieste 1970, pp. ss, 60, 74, 81; Id., La Società filarmonica di Pisino dalla fondaz. all'inizio della prima guerra mondiale, Trieste 1974, pp. 69, 71 s., 74; S. Cella, La Resistenza ital. in Istria e il martirio di G. Callegarini, in Pagine istriane, s. 4, XXXII (1976), 39, p. 42; Id., Il Partito del lavoro, in L'Istria fra le due guerre mondiali, in Atti e mem. d. Soc. istr. di archeol. e st. patria, n. s., XXIX-XXX (1981-82), pp. 190-193.