BRUGNOLI, Attilio
Nato a Roma il 7 ott. 1880 da Luigi e da Zelinda Scarpellini, venne avviato in tenera età agli studi musicali, che compì a Napoli presso il conservatorio S. Pietro a Maiella, dove fu allievo di F. Rossomandi per il pianoforte e di P. Serrao per la composizione, diplomandosi nel 1901.
Iniziata subito dopo la carriera concertistica, ottenne in breve tempo importanti affermazioni in Italia, in, Germania, dove conobbe F. Busoni, e in altre nazioni europee, suonando sia come solista sia come membro del quartetto Waldemar Mayer. Nel 1905 partecipò a Parigi al concorso internazionale A. Rubinstein per pianisti compositori, vincendo il primo premio per la composizione, sebbene fra i concorrenti figurasse anche un compositore che, più tardi, si sarebbe rivelato come uno dei grandi musicisti del '900: l'ungherese Béla Bartók. Stimato dal Busoni, da E. D'Albert e da altri celebri pianisti dell'epoca, nel 1907 ebbe un nuovo prestigioso riconoscimento vincendo simultaneamente i concorsi per la cattedra di pianoforte presso il conservatorio di Napoli e il conservatorio di Parma; scelse il secondo, ma l'attività didattica non gli impedì di continuare con successo anche quella concertistica e quella creativa.
Rimasto a Parma fino al 1920, in quell'anno stesso vinceva la cattedra di pianoforte al conservatorio L. Cherubini di Firenze e tre anni dopo passava, con la medesima carica, al conservatorio di S. Cecilia di Roma, succedendo ad Alfredo Casella. Nel frattempo, come studioso di problemi inerenti all'insegnamento del pianoforte, aveva pubblicato alcuni articoli sulla rivista Il pianoforte (Il tocco è qualità innata nel pianista?, I [1920], n. 1, pp. 2-5; Problemi di pedagogia pianistica, ibid., n. 4, pp. 6-8; La cerebralità e il paradossale nell'arte di F. Busoni,ibid., II [1921], n. 6, pp. 172-175), che, ampliati, inserì nella Dinamica pianistica. Trattato sull'insegnamento razionale del pianoforte e sulla motilità muscolare ne' suoi aspetti psico-fisiologici (Milano 1926), una opera didattica di grande importanza per l'acume delle osservazioni e per le innovazioni utilissime che apportava alla tecnica pianistica, più volte edita in seguito, fino quasi al presente.
Nel 1927, essendo sorte al conservatorio di Firenze divergenze fra i sostenitori del metodo del B. e quelli che parteggiavano per i sistemi pedagogici di E. Consolo, il direttore del conservatorio fiorentino, Alberto Franchetti, nominò commissario esterno per gli esami il noto concertista E. Calace, che in seguito avrebbe ricordato il B. in un breve scritto, manifestandogli la sua stima.
Nel 1932 il B. pubblicò a Torino il volume La musica pianistica italiana dalle origini al 1900, nel quale erano riunite tre lezioni, intitolate rispettivamente La fuga,La sonata e Lamusica romantica (con composizioni eseguite alla fine di ognuna), che egli aveva tenuto all'università per stranieri di Firenze nel 1928 e ripetute nel 1930. In questi scritti si proponeva di dimostrare come "l'arte musicale fosse italiana fin dalle origini", mettendo in rilievo l'influenza di alcune forme musicali tipicamente italiane, come il melodramma, sulla formazione e revoluzione della musica strumentale.
Nei primi mesi del 1937 il B. si recò a Varsavia, come membro della giuria internazionale del concorso pianistico, e vi tenne, con grande successo, un concerto di musiche chopiniane. Dopo aver trasmesso un concerto anche alla radio di Cracovia e di Vienna (nel quale eseguì pure musiche italiane contemporanee, fra le quali un Poemetto di S. Copertini), ritornò a Firenze alla fine di giugno 1937.
Il B. morì improvvisamente a Bolzano, dove si era recato come commissario d'esame al locale liceo musicale, il 10 luglio 1937. Aveva sposato una sua allieva, la pianista Elvira Silla, e aveva formato alla sua scuola numerosi buoni allievi, fra i quali si ricorda M. Zanfi.
La sua figura è certamente una delle più rappresentative del primo trentennio del '900, sia sul piano artistico sia sul piano didattico. Come compositore lasciò pochi lavori, ma eccellenti: sono da ricordare particolarmente, oltre quelli già citati, un Concerto per pianoforte ed orchestra,opera seconda (1905, pubbl. nel 1934 a Milano); un Tempo di concerto e una Sonata per violino e pianoforte,opera quinta (1905); Scene napolitane per pianoforte,opera settima (1909, Milano s.d.); Liriche per canto e Pianoforte (Milano s.d.) e vari pezzi staccati per pianoforte (ibid. s.d.). Curò, inoltre, la trascrizione e l'edizione di musiche di Frescobaldi, dell'operaomnia di Chopin, degli Studi di Liszt e di un Concerto in do maggiore per pianoforte eorchestra diPaisiello (tutti editi da Ricordi, Milano s.d.), dando prova, in queste trascrizioni, di finissimo gusto e di una profonda conoscenza delle possibilità espressive del pianoforte.
Come concertista, egli sì distinse per lo stile personalissimo e per la raffinatezza delle sue interpretazioni: era ligio, infatti, al principio secondo cui "l'esecuzione può assurgere all'altezza d'una creazione" e la validità di questa tesi trova conferma nei saggi di vari studiosi (fra i quali L'interprétation créatrice, Paris 1951, della francese G. Brelet). Per conseguenza, si proponeva di ricreare, attraverso la sua esecuzione, un brano musicale, senza però falsarne lo spirito. Definito giustamente dal Damerini "un poeta del pianoforte", il B. sapeva valorizzare la bellezza di una frase nelle sfumature e nei dettagli, rivelando al tempo stesso una notevole continuità espressiva che gli consentiva sottolinearne l'unitarietà. Fu versato in particolar modo per gli autori romantici, soprattutto per le musiche chopiniane, di cui subì l'influenza, come dimostrano alcune sue composizioni. La sua cultura di musicologo è invece confermata dalle tre lezioni incluse nel già citato volume della Musica pianistica italiana dalle origini al 1900, lavoro interessante non solo per le teorie che il B. espone, ma per la lucidità dell'intelligenza che gli consente di mettere a fuoco negli aspetti essenziali grandi figure come Frescobaldi, Clementi e Martucci. Per quanto riguarda il trattato della Dinamica pianistica succitato, il suo pregio fondamentale consiste nell'impostazione scientifica. che egli dà al suo metodo didattico, basandosi "sull'indagine ragionata dei mezzi atti a raggiungere lo scopo che ci si prefigge e della applicazione di tali mezzi". Per sviluppare tale concetto, il B. incluse nel trattato capitoli riguardanti l'anatomia degli arti, la dissociazione muscolare, il tocco, i movimenti di rotazione e tutti i problemi della tecnica pianistica. Inoltre il B. inventò alcuni strumenti come l'anasinergografo, l'anasinergometro e il miargopoiete adatti a facilitare l'apprendimento della tecnica, che furono assai apprezzati in Italia e all'estero.
I risultati delle sue innovazioni nell'insegnamento del pianoforte si rivelano anche oggi validissimi, in quanto la tecnica da lui adottata non solo consente allo strumentista di raggiungere una completa padronanza del pianoforte, ma di ottenere un tocco morbido, una maggiore elasticità ed agilità nei movimenti e di adeguare più facilmente i mezzi tecnici alle sue possibilità espressive.
Un ultimo lavoro del B., L'università della musica. Storia di un'idea (1907-1937) (Firenze 1937), espone invece un suo progetto inerente alla fondazione di una università della musica che però non gli fu possibile realizzare. Si batté, tuttavia, per trent'anni con lo scopo di favorire i giovani talenti, riuscendo ad organizzare concerti tenuti da giovani pianisti ed esecuzioni di nuove musiche.
Fonti e Bibl.: Necrol., in Il Corriere della sera, II luglio 1937, e in La Nazione, 11luglio1937; A. L[ongo], Medaglioni: A. B., in L'Arte pianistica nella vita e nella coltura musicale, V (1918), n. 3, p. 3; A. Damerini, A.B., in Musica d'oggi, XIX (1937), n. 8-9, pp. 283-286; E. Calace, prefazione a A. B., Dinamica Pianistica. Trattato sull'insegnamento razionale del pianoforte. Revisione e aggiornamento di A. Lazzari, Milano 1961; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, I, p. 254; Suppl., p. 129; A. De Angelis, L'Italia musicale d'oggi. Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 96 s.; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 329; La Musica. Encicl. storica, I, Torino 1967, p. 370; Dizionario, I, ibid. 1968, p. 298.