ATTIKOS (᾿Αττικός)
Personaggio ateniese del II sec. d. C., figlio di Eudoxos, del demo di Sphettos, erroneamente considerato come scultore. Il suo nome, seguito dal verbo ἐποίησε, è collocato al termine di un'iscrizione di Eleusi (I. G., Ed. min., 3658), non anteriore al 197 d. C., incisa su una base di marmo bianca destinata a sorreggere una statua di M. Aurelius Prosdektos, dell'ordine dei Kèrykes, statua eretta in suo onore dalla ἱερὰ γερουσία. Ma in questo caso il verbo non significa "fece" ma semplicemente curavit: A. cioè si limitò ad attuare la decisione della Gherousìa, di cui egli stesso faceva parte, curando l'erezione della statua. Ciò trova conferma in un'altra iscrizione di Eleusi (I. G., Ed. min., 3659) su base di marmo, della fine del II sec. d. C.; la base sosteneva una statua di Secundus Attikos, figlio di Eudoxos, del demo di Sphettos, appartenente al collegio degli Eumolpidi e che, senza dubbio, è identico all'A. dell'iscrizione precedente. A. ritorna poi in una lista di pritani del principio del III sec. d. C. (I. G., Ed. min., 2097, 83) e in un elenco di efebi del 169-70 d. C. (I. G., Ed. min., 18208). Si tratta quindi non di uno scultore, ma di un nobile magistrato e sacerdote attico vissuto dalla metà circa del II sec. d. C. ai primi decenni del III.
Bibl.: H. Brunn, Gesch. d. gr. Künstler, I, Stoccarda 1889, 556; A. Boeck, in C. I. G., I, 399-400; E. Loewy, I. G. B., 456; C. Robert, in Pauly-Wissowa, II, 1896, c. 2241, s. v., n. 20; W. Amelung, in Thieme-Becker, II, 1908, s. v.; Suppl. Epigr. Gr., I, 1923, n. 57; P. Graindor, Chronol., Bruxelles 1922, p. 240 (1); J. Kirchner, I. G., Ed. min., 3658-59; Hesperia, Suppl. VI, 1941, p. 124, 27, 1, 12.