Atti degli Apostoli
D. cita tre volte in Monarchia questo libro del Nuovo Testamento che, come è noto, narra gl'inizi della diffusione del cristianesimo, dalla morte-resurrezione di Gesù Cristo alla fine della prima prigionia romana di Paolo (circa 30-63 d.C.). Nel primo caso (Mn II VII 9), dopo una serie di distinzioni e suddistinzioni - secondo l'uso scolastico - circa il modo di conoscere il giudizio di Dio, D. parla anche della disceptatio, capace di risolvere un quesito in due modi, aut sorte, aut certamine. Per convalidare la legittimità del sorteggio ricorda l'elezione di Mattia in Actibus Apostolorum (Act. Ap. 1, 23-26). Nel secondo caso (Mn III XIII 5) si riportano tre testi degli A. per provare l'indipendenza del potere giudiziario dell'autorità civile.
L'argomento è svolto con un sillogismo, la cui minore (Ecclesia non existente aut non virtuante, Imperium habuit totam suam virtutem XIII 3) adduce l'appello di Paolo in Actibus Apostolorum (Act. Ap. 25, 10) al tribunale di Cesare, convalidando la citazione con le parole contenute in Act. Ap. 27, 24 e 28, 19, da cui risulterebbe che l'autorità dell'Impero è anteriore e indipendente rispetto alla Chiesa.
Un'altra citazione diretta si ha in Mn III IX 19 per provare che un determinato effetto si può ottenere con la parola oppure con l'azione: propter quod dicebat Lucas ad Theophilum " quae coepit Iesus facere et docere " (Act. Ap. 1, 1). Un particolare della vita di Paolo desunto da Act. Ap. 26, 14, è applicato un po' liberamente per dimostrare la difficoltà e il pericolo di opporsi a un comando divino (Ep V 14; cfr. If IX 94-97). Dal medesimo libro (9, 15) deriva l'appellativo Vas d'elezione (If II 28; cfr. Pd XXI 127-128) per designare l'Apostolo.
Nella Commedia si utilizzano alcune scene descritte degli A.: la più sfruttata è la fosca figura di Simon Mago (If XIX 1; Pd XXX 147). In Pg XV 106-114 è riprodotta con notevole fedeltà e con citazione diretta la scena del martirio di s. Stefano (Act. Ap. 7, 54-60). Fra gli esempi di cupidigia del denaro si riporta il caso dei coniugi Anania e Saffira (Indi accusiam col marito Saffira, Pg XX 112; cfr. Act. Ap. 5, 1-11). Nella visione che descrive i quattro evangelisti sotto il simbolismo dei quattro animali è incluso anche Luca (il bos poster evangelizans, di Ep VII 14), che poco dopo (Pg XXIX 92, 134-141) ricompare sotto le sembianze di un vecchio insieme con s. Paolo.
Egli è descritto come medico (de' famigliari di... Ipocràte. v. 137). La professione del personaggio - almeno come prima fonte - deriva da Coloss. 4, 14, mentre la sua vicinanza all'Apostolo è desunta dal racconto degli A. (20, 6-28, 31). Se ne deduce che D., con tutta la tradizione esegetica, considerava Luca, il sectator Pauli, autore del libro.
In Pd XXVI 12, per descrivere la potenza taumaturgica di Beatrice, ricorre al paragone della man d'Anania (rimosse l'ostacolo che causò la cecità temporanea di s. Paolo; cfr. Act. Ap. 9, 17-19). Infine in Pg XIX 134 in Pd XXII 88 rispettivamente il papa Adriano V e s. Benedetto usano il linguaggio degli A. per respingere un gesto di venerazione indebita (cfr. Act. Ap. 10, 26 ma anche Apoc. 19, 10) o per descrivere la povertà di s. Pietro (sanz'oro e sanz'argento; cfr. Act. Ap. 3, 6). Il secondo particolare è messo in rilievo anche altrove (If XIX 94-96), ove si insiste sull'assoluta mancanza di simonia nell'elezione di Mattia. Infine in Pd XIX 104 (A questo regno / non salì mai chi non credette 'n Cristo) probabilmente si ha un adattamento delle parole di s. Pietro (Act. Ap. 4, 12) : " et non est in allo aliquo salus ".
Bibl. - V. la bibl. della voce BIBBIA.