attendere
Due significati fondamentali caratterizzano anche in D., come in tutta la lingua antica, l'uso di questo verbo; e il primo ha finito poi per soppiantare il secondo, anche se questo è il continuatore fedele del semantema latino di ad-tendere.
1. a) Nel valore generico di " aspettare " e simili, con costrutto transitivo: Vn XII 4 parea che attendesse da me alcuna parola; XVIII 3; Rime L 16 da voi lo suo soccorso attende, e 29 sacciate che l'attender io non posso, cioè " attenderlo ", " aspettarlo " [quel ch'io vi domando] ; LXVII 25, LXVIII 31. Così nel Convivio e soprattutto nel IV trattato, pervaso dal tema dell'attesa della bella morte: I IX 5 la bontà de l'animo, la quale questo servigio attende; II XIV 13; IV II 5 da vedere è come ragionevolemente quel tempo in tutte le nostre operazioni si dee attendere (che per l'appunto glossa E poi che tempo mi par d'aspettare, in Le dolci rime 9); IX 12 qui si vuole attendere la volontà de la natura... qui si vuole attendere la naturale disposizionè del tempo (Busnelli-Vandelli: " Così è ministro della natura anche chi aspetta la volontà della natura per dare il seme alla terra, e chi attende il tempo propizio per uscire dal porto ; XIII 8, XXVII 7, XXVIII 7. E nella Commedia, detto sia di località che aspetta una persona, ad essa destinata - If III 108 la riva malvagia / ch'attende ciascun uom che Dio non teme; v 107 Caina attende chi a vita ci spense; - sia di persona che aspetta altra persona o cosa o evento: Gerione nelle parole propiziatrici di Virgilio, Tosto verrà di sovra / ciò ch'io attendo e che il tuo pensier sogna (XVI 122); VIII 106; Pg IV 125, VII 69, XI 127, XIII 77; Pd IX 80. In Pg XX 41 non per conforto ch'io attenda di là, si procede piuttosto verso un significato quale " contare, fare assegnamento su qualcosa o qualcuno "; come in Pd VIII 71 E la bella Trinacria... / attesi avrebbe li suoi regi ancora (che il Pézard interpreta diversamente: " sans la ‛ male seigneurie ' et le drame des Vêpres, la Sicile... conserverait ses rois, en parfaite observance: ‛ obeis avec zèle ', attesi, construit en attribut "). Tali valori e il costrutto sintattico con l'accusativo appaiono diffusi anche nel Fiore: VI 4 e lui e 'l su' soccorso ancor attendo; CXI 2 e 3 in paradiso non de' attender pregio, / anzi vi de' attender gran dispregio ; CXXXVII 6, CLXX 6, CLXXVIII 9, CCII 4 e 5, CCXX 3.
b) Sempre transitivo, nel senso di " aspettare ", ma con reggenza congiunzionale: in Cv IV XXI 12 non attende se non che la natura umana li apparecchi la terra a seminare; If XXVI 67 che non mi facci de l'attender niego / fin che la fiamma cornuta qua vegna.
c) Con lo stesso significato di " aspettare ", " indugiare ", ma intransitivo: If X 62 colui [Virgilio] ch'attende là, per qui mi mena; ancora Virgilio pensoso nel silenzio seguito al discorso di Pier delle Vigne, Un poco attese, e poi "Da ch'el si tace", / disse... (XIII 79), dove pare quanto meno stonata la chiosa " far silenzio , in attesa che altri parli ". L'uso si ritrova nel Fiore, sempre con determinazione avverbiale: CLXXXI 13 attendi un petitto; CCXXV 1 Venus allora già più non attende. Di qui l'infinito sostantivato, che viene ad assumere valori come " il ritardo ", " l'attesa ", o anche " la fiducia ": If XXVIII 99 affermando che 'l fornito / sempre con danno l'attender sofferse; Pd XXIII 17 Ma poco fu tra uno e altro quando, / del mio attender, dico, e del vedere; XXV 67 Spene... è uno attender certo / de la gloria futura; Fiore CCXVIII 11 ché troppo gli parea l'attender grieve.
d) Col valore di " aspettarsi ", " prevedere ", unito all'infinito con ellissi della preposizione ‛ di ', in Vn XIX 8 26 là 'v'è alcun che perder lei s'attende (per diversa interpretazione, cfr. G. Mazzoni, in " Bull. " v [1898] 183-184).
e) Una sfumatura semantica di qualche rilievo si avverte in un unico luogo, dove l'infinito sostantivato sta per " il mantenere ", " il rispettare " (ellitticamente, ‛ una promessa '): così nel consiglio di Guido da Montefeltro a Bonifacio VIII, lunga promessa con l'attender corto / ti farà trïunfar ne l'alto seggio (If XXVII 110).
Il secondo significato, più vicino all'etimo, ci porta verso l'area di " tendere a ", " dirigere la propria mente o i propri sensi a una persona o a una cosa ", quindi " badare a ".
2. a) Intransitivo, con complemento di termine, in Cv II XV 6 Qui si vuole bene attendere ad alcuna moralitade; lf XXV 96 e attenda a udir quel ch'or si scocca; XXIX 14 e 24. Nello stesso costrutto si riscontra anche la ricorrenza del tempo composto con l'ausiliare ‛ essere ': dove o il participio passato assume quasi una coloritura semantica di aggettivo; cioè " attento " (If XIII 109 Noi eravamo ancora al tronco attesi), o il verbo nel suo complesso si screzia di una tendenza neutra, imponendo un valore pressoché riflessivo, cioè " rivolgersi ", " spostarsi con l'attenzione ": Pg XXVI 26 e io mi fora / già manifesto, s'io non fossi atteso / ad altra novità.
b) Transitivo, col complemento oggetto, in un caso: Pg X 109 Non attender la forma del martìre (uso che trova riscontro in Fiore CLXXXVII 3 e l'un attender e l'altro studiare); e in un altro (Vn XXII 4) con l'infinito senza reggenza preposizionale: e se non fosse ch'io attendea audire anche di lei, però ch'io era in luogo onde se ne giano la maggiore parte di quelle donne che da lei si partiano, io mi sarei nascono incontanente che le lagrime m'aveano assalito: dove a. rivela in filigrana un senso affine a " desiderare ".
Una prima divaricazione semantica (verificabile anche al § 2d per If XXII 39) si avverte quanto all'unico esempio (transitivo) di " ascoltare attentamente ", con ambito espressivo intermedio fra " badare " (§§ 2a-b) e attendersi ' riflessivo, in If XIX 122 con sì contenta labbia [Virgilio] sempre attese / lo suon de le parole vere espresse: dove la variante al suon " è originata dal favorire la locuzione intransitiva ", più usuale in D.; ma " la forma transitiva è, nel presente caso, più rara e perspicua " (Petrocchi).
c) Intransitivo assoluto, con una semplice determinazione avverbiale, in If X 129 " e ora attendi qui ", e drizzò 'l dito, cioè " sta bene attento, bada a quello che sto per dire "; e in Pd XXVII 77 mi vide assolto / de l'attendere in sù, " liberato dalla cura di guardar verso l'alto ": dove l'infinito risulta quasi sostantivato.
d) Più spesso ricorre in egual senso e funzione parimenti intransitiva, ma con reggenza congiunzionale: Vn VII 3 2 attendete e guardate / s'elli è dolore, confermandosene il significato per quanto D. soggiunge nella chiosa prosastica: intendo chiamare li fedeli d'Amore per quelle parole di Geremia profeta che dicono: " O vos omnes qui transitis: per viam, attendile et videte si est dolor sicut dolor meus" (VII 7); tale formula topica, di frequente parafrasata in testi medievali, è ripresa da D. (ma col dativo) in If XXX 60 guardate e attendete / a la miseria del maestro Adamo (cfr. anche XXVIII 130-132). Ancora con nesso congiunzionale, e fuori di ‛ topoi ' stilistici, in Pg XVII 79, dove però il senso complessivo sconfina verso l'area di " aspettare ": E io attesi un poco, s'io udissi / alcuna cosa nel novo girone; / poi mi volsi al maestro mio; mentre resta inclusa entro l'arco semantico di base l'accezione riscontrabile in If XXII 39, sia pure con ellissi della dipendente, e poi ch'e' si chiamaro, attesi come: cioè "avevo ascoltato con attenzione come erano stati nominati ", o (Sapegno) " ero stato attento al modo in cui si chiamavano fra loro ", o più semplicemente " stetti attento ai loro nomi ".
e) Con questo esempio e con altri visti in precedenza (If XIX 122; Pg XXVI 26) ci avviciniamo dunque al territorio del riflessivo, costruito col dativo, " tendersi, rivolgersi con l'animo ", " fermare la propria attenzione concentrandola su un oggetto determinato ": If XVI 13 A le lor grida il mio dottor s'attese; Pd XIII 29 e attesersi a noi quei santi lumi, XV 31 Così quel lume; ond'io m'attesi a lui; / poscia rivolsi a la mia donna il viso (escluderei dunque la chiosa " fermarsi " proposta da alcuni per i primi due luoghi, e quella " fissare lo sguardo " esibita da altri per il terzo). Con lo stesso tenore semantico, ma senza il riflessivo, si ricorda un'antica variante fiorentina in If XXV 39 e attendemmo pur ad essi poi.
f) Resta infine il participio passato; che assume sovente una funzione prettamente aggettivale, e quindi i valori " assorto ", " intento ", " guardingo ", " sollecito ", già del resto preannunciati da alcuni usi intermedi e in particolare da attesi in unione col verbo ‛ essere ' (If XIII 109). Ciò avviene con specificazione avverbiale, in If XXVI 46 E 'l duca, che mi vide tanto atteso, disse, e Pg XII 76 quando colui che sempre innanzi atteso / andava, cominciò, cioè Virgilio " sempre attento a guardare innanzi a sé " (Sapegno e Petrocchi); con complemento di termine e funzione predicativa dell'oggetto, in Pd I 77 Quando la rota che tu sempiterni / desiderato, a sé mi fece atteso / con l'armonia che temperi e discerni, " fece sì che io rivolgessi a lei la mia attenzione ".