ATTAVANTI, Attavante
Spesso chiamato Vante nei documenti; nacque probabilmente a Castelfiorentino nel 1452 da Gabriello, appartenente alla nobiltà fiorentina, e da madonna Bartola, figlia naturale di messer Stoldo de' Rossi, secondo di numerosi figli come risulta dalle notizie raccolte da G. Milanesi. I documenti ritrovati dalla Levi D'Ancona dichiarano suo maestro nell'arte del minio nel 1471-72 Francesco d'Antonio del Chierico, come aveva intuito il Milanesi. Molte sono le opere in cui essi collaborarono anche dopo tale data. Scarse sono le notizie raccolte dal Vasari, che mostra di non aver approfondito l'esame dell'attività miniatoria in Firenze: infatti, dopo aver detto l'A. contemporaneo dell'Angelico, rettifica esattamente la tradizione che lo voleva discepolo di Gherardo del Fora, sapendo che essi erano invece collaboratori ed amici, stimatissimi entrambi nella loro professione. Mal giudicabile è l'attribuzione all'A. da parte di Cosimo Bartoli, che il Vasari riporta diffusamente, di un codice di Silio Italico della chiesa di SS. Pietro e Paolo di Venezia, che sembra ripetesse in molte parti le illustrazioni dei Trionfi del Petrarca attribuite ora a Francesco del Chierico (Milano, Trivulziana); il Silio Italico s'è voluto identificare con un manoscritto mutilo ora alla Marciana di Venezia verosimilmente del Pesellino. Il D'Ancona, scartate le opportune ipotesi del Milanesi, suggeriva che l'A. si fosse formato nella bottega del Verrocchio, anche se i suoi modelli furono piuttosto le opere del Ghirlandaio, di Matteo RosseW, di Antonio Pollaiolo, come èstato poi meglio precisato dal Toesea e dal Salmi. Indubbiamente fin dalla sua prima attività l'A. fu l'infaticabile, prontissimo ripetitore delle novità iconografiche che pullulavano nell'ambiente fiorentino e la disamina delle sue composizioni potrebbe portare qualche luce anche per la conoscenza e la datazione di opere non solo di pittura, ma di architettura e di oreficeria. Fu sua abitudine copiare, nelle sue pagine miniate, accanto a sculture, quadri, bassorilievi recenti, marmi e cammei antichi, e questo dovette certamente procurargli una buona parte di quell'ampio successo di cui presto egli godette. Infatti nell'anno 1476 doveva essersi già affermato se Vespasiano da Bisticci gli affidava molte pagine della Bibbia monumentale che faceva eseguire per Federico da Montefeltro (Biblioteca Vaticana, Urb. Lat.1 e 2). Benché non si abbiano documenti in proposito, è concorde il riconoscimento della partecipazione dell'A., accanto a Francesco d'Antonio del Chierico, in tale impresa. Il D'Ancona non ricorda altre opere datate dell'A. fino al 1483, ma sono da assegnare a questo periodo le opere in cui egli collaborò con Francesco d'Antonio, che gli sono riconosciute solo in base a riferimenti stilistici, come il Seneca della Biblioteca Universitaria di Valencia (ms. 827) attribuitogli dal De Marinis e il Senofonte di Berlino eseguito per Ferdinando I di Napoli, attribuitogli dal Wescher, che secondo il D'Ancona (p. 92) e il De Marinis sarebbe opera di un altro collaboratore di Francesco d'Antonio, attivo nella Bibbia di Federico da Montefeltro. Per il vescovo di Dol, Thomas James, l'A. decorò un Messale, sottoscritto "Actavante de Actavantibus de Florentia hoc opus illuminavit: 1483", che ora si conserva nella cattedrale di Lione, tranne la pagina con la miniatura della Crocefissione che èal museo di Le Havre.
Due sue lettere danno notizia dell'impegno che egli dedicò a quest'opera che doveva affermare la sua fama presso un pubblico internazionale. Nell'illustrazione del Giudizio rielabora schemi del Beato Angelico, men!re nella Crocefissione si ispira al Pollaiolo e m uno dei tondi che la circondano con storie della vita di Cristo riproduce fedelmente il Battesimo (Uffizi)uscito da poco dalla bottega del Verrocchio con il completamento di Leonardo.
In quest'opera è evidente che intorno a lui si era già formata una schiera di collaboratori che ne seguiva pedissequamente l'indirizzo artistico e che gli consentirà di far fronte alle ingenti commissioni che gli verranno affidate negli anni successivi. Infatti egli divenne uno dei più assidui decoratori di manoscritti per il re d'Ungheria Mattia Corvino. Nel 1485 cominciò a decorare per questo sovrano un Messale che ora si conserva nella Biblioteca Reale di Bruxelles (cod. 9008); enorme di dimensioni, ricco di fregi oltre che di pagine interamente mìniate con le consuete figurazioni della Crocefissione e del Giudizio, presenta il frontespizio caratteristico delle opere di maggior impegno uscite dalla bottega dell'A., consistente in una composizione architettonica che contiene un tabernacolo in cui sì iscrive il titolo dell'opera, animata da putti, paggi, animali curiosi, mentre nel bordo si aprono tondi, come finestre aperte su cieli di tersissimo azzurro con busti, in questo caso quelli di Mattia Corvino e di sua moglie Beatrice d'Aragona.
Il Messale,che porta la segnatura dell'A. e le date 1485 nel frontespizio e 1487 nella pagina del Giudizio, fu sempre tenuto in grande consìderazione: dopo la morte improvvisa del Corvino, avvenuta il 4 apr. 1490, restò a Budapest fino alla rotta di Mohács del 1526, quando la regina Maria d'Austria sorella di Carlo V lo portò a Bruxelles; la sua conservazione non è buona.
Sempre per Mattia, Corvino, nel 1487 l'A. iniziò un'opera di grande impegno, un Breviario,compiuto nel 1492 (data segnata in due delle carte miniate), che passò al cardinale Agostino Trivulzio, poi alla biblioteca urbinate, e di qui alla Vaticana (cod. Urb. lat.112) e molti altri manoscritti che solo in parte giunsero a Budapest, dove ora pare ne restino pochissimi. Alla morte di Mattia i principali collezionisti si affrettarono a impossessarsi dei manoscritti già in preparazione, i Medici in primo luogo.
Il Vasari riferisce che Lorenzo il Magnifico comperò numerosi codici destinati a Mattia fra quelli miniati dall'A. e da Gherardo e Monte del Fora, e centocinquanta infatti ne furono poi richiesti alla signoria fiorentina dal re Ladislao in quanto erano stati commessi da Mattia. Numerosi sono quelli che restano oggi nella Libreria Laurenziana e alcuni portano accanto al corvo di Mattia le imprese medicee. Tuttavia molti dei manoscritti che il D'Ancona attribuisce, all'A. e alla sua bottega furono eseguiti espressamente per i Medici. Le opere dell'A. alla corte ungherese furono evidentemente studiate e le impressioni che caratterizzano i tagli dorati dei volumi provenienti da questa collezione sono derivati dal tipo di decorazione delle bordure da lui messo in voga. Inoltre la eco della sua predilezione per effetti di cangiantismo, di lumescenza, di accostamenti sorprendenti di brani, di acuto realismo con stilizzati elementi decorativi si ritrova nei decoratori, prevalentemente Ionibardi, attivi a Budapest, che spesso portarono tali soluzioni a più alto rigore stilistico.
Nel 1490 l'A. sposò Violante figlia di Nicolò Berardi, fiorentino, che era nata in Spagna e che morì tre anni dopo. Nel 1495 si risposò con Maria, figlia di, Tomaso Uberti, pehettiere, che gli portò 180 fiorini di dote. Nel 1481 abitava col padre in Firenze, via Fiesolana, popolo di S. Pier Maggiore; inoltre a Castelfiorentino teneva occupata con la sua famiglia l'ala destra della casa patema, e in seguito possedette pure una casa con giardino a S. Maria a Montici. Dei figli non gli sopravvisse che Francesco con il quale la famiglia si estinse. Nel 1503 Leonardo notava di aver prestato soldi all'A. che nello stesso anno faceva parte della commissione che doveva decidere sulla collocazione del David di Michelangelo. Non esorbita dalla sua professione di miniatore l'aver avuto l'incombenza di fare "la palla della terra"(evidentemente un mappamondo) per l'orologio artistico di Lorenzo della Volpaia, ricordato dal Vasari nella vita del Baldovinetti. Il 23 apr. 1494 Chimenti di Cipriano di Ser Nigi sottoscriveva con l'A. (testimoni, Bartolomeo di Fruosino e Lorenzo di Filippo Baldi) il contratto per la decorazione della monumentale Bibbia in 7 volumi detta "de los Jeronymos" (più il libro del Maestro delle Sentenze in un volume, in tutto otto; Lisbona, Archivo Nac. da Torre do Tombo) commessa da re Giovanni II. Al lavoro collaborarono Gherardo e Monte del Fora e altri: i documenti di pagamento danno un'idea del sistema di lavoro (cfr. Arnauldet, 1898).
Oltre alle date che si ricavano dalle opere che gli sono pacificamente attribuite, come i corali del duomo di Prato del 1500, si sa da documenti che nel 1505-1506 fu pagato dal monastero di S. Maria degli Angeli per la miniatura di corali che erano stati scritti già all'inizio del secolo; inoltre dal 1508 fino al 1514 collaborò agli antifonari di S. Maria del Fiore, che si conservano alla Biblioteca Laurenziana e all'Opera del Duomo di Firenze.
Scarsi sono i documenti posteriori. Si pensava che l'A. fosse morto nel 1517, ma la Levi D'Ancona vorrebbe riconoscere la sua mano ancora in un Cerimoniale dei Vescovi, già nella collezione Spitzer, datato 1520. Nel 1525 è citato come defunto.
L'elenco delle opere dell'A., per la massima parte riunito dal D'Ancona, è lungi dall'essere completo ed esaurientemente vagliato. Il D'Ancona stesso, negli anni delle sue ricerche intorno alla miniatura, fiorentina, mosso dall'intento di ridimensionare l'importanza dell'A., considerato "principe dei miniatori ", venne a sottovalutarlo negandogli le opere più belle e significative, benché firmate, e trasferendo spesso a Francesco d'Antonio del Chierico quello che un più ragionato esame consentirebbe di riportare ad Attavante. Anche recentemente si è eccessivamente accentuato il merito di Gherardo e Monte o del Boccardino a paragone dell'A., che se è mediocre nella composizione delle grandi scene, alquanto goffo nel disegnare le figure, privo di fantasia nell'inventare le fisiononùe, ha saputo comporre i suoi fregi con la sensibilità raffinata di un orafo. La crudezza di accostamenti di colore che gli viene rimproverata, e che è veramente sgradevole se si considerano alcune sue scene avulse dal contesto decorativo, risponde all'esigenza di adeguare la preziosità degli smalti, creando una pietrificazione dell'immagine, non priva di rigore stilistico e tutt'altro che arretrata nel panorama delle correnti artistiche fiorentine della fine del '400.
È da togliere al catalogo del D'Ancona il ms. Rossiano 1192 (Roma, Bibl. Vaticana) con la Prova della vera Croce, che risulta firmato da Domenico Ghirlandaio (v. M. Levi D'Ancona, 1962, pp. 88 e 296, che, dal suo carattere attavantesco, deduce un possibile alunnato di A. presso il Ghirlandaio o addirittura una collaborazione dei due artisti a questa miniatura).
Chieti, Biblioteca Capitolare: Messale di Giovanni Borgia, 1492-1503 (solo la Crocefissione è attribuita dubitosamente dal D'Ancona all'A.; la decorazione viene ora prevalentemente riferita al Boccardino); Firenze, Bibl. Laurenziana:mss. Plut. 616, 12/2, 1213, 12/4, 12/5, 12/6, 12/7, 12/8, 1219 (tutti con imprese medicee), 12/10 (stemmi corviniani e di Leone X), 12/11, 12/13, 12/14, 12/15, 12/22, 12/28, 13/1 13/2, 13/3, 13/5, 13/6, 13/7, 13/8, 1413, 14/4, 14/5, 14/6, 14/9, 14/10, 14/23, 15/15 e 16 (Bibbia corviniana in 3 voll., il III miniato da Gherardo e Monte), 16/1, 16/2, 16/4, 16/6, 16/6, 16/9, 16/26, 16/32, 17/22, 17/30, 17/31, 18/1, 18/2, 18/3, 18/5, 18/6, 18/6, 18/19, 19/1, 19/2, 19/3, 19/5, 19/6, 19/6, 20/14, 20/15, 20/16, 21/8, 21/18 (corviniano), 22/3, 22/5, 22/6, 22/9, 22/10, 23/14, 23/15, 23/20, 24/3, 26/6, 26/12, 26/13, 28/11, 35/37, 47/1, 51/13, 52/29, 53/4, 53/22, 53/37, 63/2, 67/3, 67/16, 68/19, 68/22, 71/6, 71/8, 73/39, 74/1, 74/8, 78/1, 78/3, 78/4, 78/7, 81/22, 82/6, 82/10, 82/11, 82/13 e 14 e 15, 83/11, 84/24, 85/4, 85/25, 86/1, 86/5, 86/9; Medic. Palat. 12; Ashb. 971; Strozzi 97; Acquisti e doni 233 (corviniano); Laurenziano 4 (Diurnale IV, da S. Maria degli Angeli, miniato a c. 88 v. da Boccardino il vecchio); Firenze, Bibl. Nazionale: BR. 4. 1. 6., BR. 4. 2. 1 (incunabolo); cod. Classe VII. 684; Firenze, Bibl. Riccardiana: mss. nn. 128, 245, 672, 891; Firenze, Opera del Duomo: Antifonario s. n. 14 (con miniature anche di Monte del Fora); Milano, Bibl. Trivulziana: cod. 818 (corviniano), cod. 2146 (per il cardinale Ascanio Maria Sforza), cod. 443 (di scuola), cod. 468 e 469 (della cerchia); Milano, Bibl. Braidense: ms. AN XV 26 (attr. a scuola, ma probabilmente autografo giovanile); Modena, Bibl. Estense: mss. Latt. CCCLXXXXI (A. G. 4. 22), CCCCXXXII (A. W. 1. 8), CCCCXXXV (A. Q. 4. 4.), CCCCXXXVI (A. Q. 4. 19), CCCCXXXIX (A. S. 4. 18), CCCCXXXX VIII (A. U. 4. 9),CCCCXXXXI (A. S. 4. 18) (tutti firmati e corviniani); Parma, Bibl. Palatina: MS. 2162 (attribuito alla cerchia dell'A.); Prato, Cattedrale: Messale A del 1500; Roma, Bibl. Vaticana: Vat. Lat. 2196, Vat. Lat. 5493, Urb. Lat. I e 2 (Bibbia di Federico da Montefeltro), Urb. Lat. 112 (Breviario di Mattia Corvino); Roma, Bibl. Corsiniana: Cod. 55 K 1; Roma, Bibl. Nazionale: ms. V. E. 1005 (cerchia di A.); Torino, Bibl. Reale: ms. Var. 89; Venezia, Bibl. Marciana: cod. Lat. CLXIV n. 35 (firmato, corviniano); Venezia, coll triv. (già Hoepli): 3 miniature tagliate.
Berlino, Kupferstichkabinett: ms. 78 C 24; Bruxelles, Bibl. Reale: cod. 9068 (firmato, corviniano); Budapest, Bibl. del Museo: codd. Lat. 345 (riacquistato nel 1886 dalla Biblioteca Trotti), 346, 347 (tutti corviniani); Le Havre, Museo: Crocefissione (dal Messale di Lione); Leningrado, Bibl. Pubbl.: cod. 5. 7. 17. (corviniano); Lione, Cattedrale: Messale di Thomas James (firmato); Lisbona, Archivio di Stato: Bibbia de los Jeronymos, Magister sententiarum (documentato, del 1494); Londra, British Museum: cod. Roy. XII C VIII, cod. Add. 9770, cod. Add. 23773, cod. Add. 33996, cod. Land. 842 a e b; Londra, Victoria and Albert Museum: Officium Mortuorum; Olomouc (Moravia): cod. Lat. C. 330; Oxford, Bodleian Library: ms. Bodley 488. S. C. 2068, Ms. Douce 9. S. C. 21583, ms. Can. Lit. 265; New York, Pierpont Morgan Library: M. 799 (cerchia), M. 14; Philadelphia, Collezione Lewis: alcune miniature; Parigi, Bibl. Nationale: Lat. 1767 (corvimano, di bottega), Lat. 16839 (firmato, corvimano), Lat. 8834 (dubbio); Parigi, già coll. James de Rothschild: Vespasiano da Bisticci, Vita di Ser Palla Strozzi; Stoccarda,Theol. et Philos. Fol. 152 (corviniano), Toruń (Polonia): R. Fol. 21 (corviniano); Vienna, Bibl. Naz.: Lat. 25, 653 (firmato), 654, 656 (tutti corviniani), Philos. Graec. 144 (bottega); Wolfenbüttel, Bibl. già Ducale: codd. 2 E Aug. 4, 10 Aug. 4, 43 Aug. for. (corviniani).
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