ATTALO III
. Assai probabilmente figlio legittimo (e non legittimato o adottato) di Eumene II e di Stratonice (v. attalo ii), fu nel 153 a. C., ancora giovinetto, mandato in Roma per essere presentato ufficialmente al senato, dal quale, come pure dalle città greche che toccò durante il suo viaggio, ebbe accoglienze assai amichevoli e cordiali (Pol., XXXIII, 18,1-4). Cooperò certamente con lo zio Attalo II all'amministrazione del regno (l'iscrizione pubblicata in Fränkel, Inschriften von Pergamon, n. 248; Dittenberger, Orientis Graeci inscriptiones, n. 338 mostra una sua ingerenza nella nomina di sacerdoti), ma finché quegli visse non partecipò della regia dignità in nessuna forma ufficiale di collegialità (v. G. Cardinali, Il regno di Pergamo, p. 127). Morto lo zio nel 138 a. C., gli successe col cognome di Filometore, dovuto al grande affetto che ebbe verso la madre. E qui la tradizione ce lo presenta in una penombra di stramberie e di scelleratezze di ogni genere. Proclive ai sospetti, accusa gli amici più intimi della morte della madre e della sposa, e li fa trucidare; la stessa sorte impone a capitani e governatori del regno, ma poi, lacerato dai rimorsi, si ritira nell'interno dei suoi palagi, indossa sordide vesti, si lascia crescere squallidamente barba e capelli. Pauroso di avvelenamenti, indaga mezzi immunizzatori, facendo prova di veleni e contravveleni sui condannati a morte; e finalmente, logoro dai patemi di ogni guisa e dalla sua implacata nevrosi, ammalatosi di febbre per essersi troppo esposto al sole mentre sorvegliava la costruzione d'un monumento sepolcrale alla madre, in sei giorni morì (Iustin., XXXVI, 4; Diod., XXXVI, 3). Certamente questo quadro è esagerato e retoricamente colorito, e l'epigrafe di Elea (Fränkel, op. cit., 246; Dittenberger, op. cit., 332) c'informa che A. seppe anche rivolgere la sua attenzione a qualche fortunata operazione guerresca. Fu studioso serio e scrittore di botanica e agricoltura (Iustin., XXXVI, 4, 3; Varro, De re rust., I, 1, 8; Colum., I, 1, 8; Plinio, Nat. Hist. nell'indice degli autori ai libri XIV, XV, XVII e XVIII), di zoologia (id., nell'indice degli autori ai libri VIII e XI), di farmacologia e medicina (id., XXVIII, 24; XXXII, 87 e nell'indice degli autori ai libri XXVIII e XXXI; Galen., De simpl. medicam. temper. ac facult., X, 1; Kühn, XII, p. 250 seg.; rimedî da lui inventati ebbero successo, sì da meritare poi l'alta approvazione di Galeno, De comp. med. sec. locos, VIII, 3; Kühn, XIII, p. 162; e De comp. med. per genera I, 12 seg.; Kühn, XIII, p. 409 seg.).
Morì nel 133 a. C., istituendo eredi del regno e di tutte le sue sostanze i Romani (Liv., per., 58 e 59; Strab., XIII, 624; Tib. Gracch., 14; Vell., II, 4, 1; Senec., Controv., 2; Iustin., XXXVI, 4, 5; Plin., Nat. Hist., XXXIII, 148; App., Mithr., 62; Bel. civ., V, 4; Flor. I, 35 e 47, II, 32; Eutr., IV, 18; Fest., Brev., X; Auct., De vir. ill., 64; Iul. Obseq., 87; Oros., V, 8, cfr. 10, 1).
Bibl.: per i tre Attalidi: U. Pedroli, Il regno di Pergamo, Torino 1896; U. Wilcken, Attalos I, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., II, coll. 2159 segg.; 2168 segg.; 2175 segg.; Mahaffy, The Royalty of Pergamum, in Hermathena, IX (1896), p. 389 segg.; Pontremoli-Collignon, Pergame, Parigi 1900; B. Niese, Geschichte der griechischen und makedonischen Staaten seit der Schalcht bei Chaironeia, II e III, Gotha 1899 e 1903; G. Cardinali, Il regno di Pergamo, Roma 1906; id., La morte di Attalo III e la rivolta di Aristonico, in Saggi di storia antica e di archeologia offerti a G. Beloch, Roma 1910; A. Stähelin, Geschichte der kleinasiatischen Galater, 2ª ed., Lipsia 1906; J. Beloch, Griechische Geschichte, IV, i e ii, Berlino e Lipsia 1926 e 1927.