ATONALITÀ
. Termine recentissimamente introdotto nella teoria musicale. Esprime la negazione di quel punto fisso di riferimento e generatore di armonie che si chiama tonica (v.), intorno al quale, in un modo o nell'altro, abbiano a gravitare gli altri suoni. In regime di atonalità i rapporti che vengono a determinarsi nella compagine armonica non dipendono da relazioni con un suono fondamentale, ma soltanto da relazione di suoni tra loro. Teoricamente l'atonalità implica l'abolizione della tonica, ma essendo ciò praticamente impossibile, l'atonalità si riduce ad un continuo mutamento di toniche e ha per sfera d'azione l'intera serie dodecafonica.
L'atonalità è legata al nome di Arnold Schönberg che ne fu ideatore e propagandista. Nel suo carattere generale la teoria dodecafonica schönberghiana è la seguente: la base tonale della musica è costituita da una determinata serie di dodici suoni presi alla scala cromatica. Questa serie fondamentale genera altre serie, risultanti: 1. dal suo contrario tonale; 2. dalla serie retrograda corrispondente; 3. dal relativo contrario di questa. È fondamentale al sistema che queste serie tonali non si espandano solo orizzontalmente ma anche in senso verticale, in modo che due o più voci s'incrocino ad accordi. La ritmica è assolutamente libera e l'ottava non costituisce un limite nel procedere della melodia. Una serie tonale, e quindi una linea melodica, acquista importanza formale indipendente dal suo ritmo. Al contrario di quello che avviene negli sviluppi tematici, in cui un motivo ritmico è variato melodicamente, qui una forma melodica è mutata ritmicamente. Nel movimento tematico il ritmo informa la melodia; nella dodecafonia schönberghiana è la melodia quella che determina il ritmo. La variazione in ritmo è più radicale di quella in melodia, perché questa conserva al periodo il suo carattere musicale, mentre l'altra lo muta totalmente. Perciò una serie tonale schönberghiana è capace di mutabilità di gran lunga superiore a quella d'un motivo ritmico. Inoltre la dodecafonia schönberghiana presenta una forma esclusivamente lineare: al contrario del "modo", che è essenzialmente armonico, essa è di natura schiettamente melodica e ripete il suo carattere dallo stile polifonico, al quale deve la sua origine.
L'iniziatore della teoria dodecafonica, alla quale fa capo l'atonalità, fu Joseph Matthias Hauer, il quale giunse perfino a stabilire una legge dei dodici suoni della serie cromatica temperata, calcolando in 44 tropi le possibilità di aggruppamento modale.
L'atonalità, nelle sue pratiche applicazioni, ha avuto limitata fortuna. Applicata dallo Schönberg, trovò seguaci in discepoli ed ammiratori del maestro austriaco, quali principalmente Anton Webern ed Alban Berg. Ma, fuori del cenacolo viennese, non riuscì a mettere radici; e lo stesso teorico ufficiale di essa, il Hauer, non ne fece che scarse applicazioni.
In Italia meno che altrove le condizioni ambientali erano favorevoli ad accogliere principî così intellettualistici ed artificiosi come quelli dell'atonalità. Tranne casi sporadici e temporanei di mimetismo, non si possono citare esempî in qualche modo significanti di musica italiana atonale.
L'esempio seguente riproduce la serie dodecafonica sulla quale è costruito il Quintetto per fiati di Schönberg:
Bibl.: J. M. Hauer, Vom Melos zur Pauke (eine Einführung in die Zwölftonmusik), Vienna 1925; Zwölftontechnik, die Lehre von den Tropen, Vienna 1926; E. Stein, Neue Formprinzipien, in Von neuer Musik, Colonia 1924; id., Einige Bemerkungen zu Schönbergs Zwölftonreihen, in Musikblätter des Anbruchs, VIII, vi, p. 251 segg.; id., Praktischer Leitfaden zu Schönbergs Harmonielehre, Vienna 1923.