Vedi ATINA dell'anno: 1958 - 1994
ATINA (v. vol. I, p. 882)
La rilettura in chiave critica di ritrovamenti del passato, l'esame dei resti monumentali e delle testimonianze epigrafiche permettono la ricostruzione di un quadro piuttosto dettagliato della storia del centro. La frequentazione del suo territorio risale al Paleolitico Inferiore, come suggerisce il ritrovamento di industria su ciottoli in località Capo di Chia. Insediamenti protostorici posti a dominio delle vie per il Sannio e per la Marsica sono stati localizzati rispettivamente nei comuni di San Biagio Saracinesco (loc. Omini Morti e Monte Santa Croce) e Alvito (loc. Colle di Civita). In entrambi i siti sono stati recuperati frammenti di anforette di impasto del tipo Alfedena mentre dalla prima località provengono anche oinochòai trilobate in bucchero databili al 570-520 a.C. Materiali di tradizione aufidenate più recenti (IV-III sec. a.C.) hanno restituito le località Monte Santa Croce (boccale monoansato e olla globulare con quattro anse impostate verticalmente) e S. Marciano (fibula a bozze in ferro). Sempre di tradizione italica sono i piccoli santuari che caratterizzano più località del suo ager, fra i quali degno di attenzione è quello di Capodacqua (Settefrati) nei pressi delle sorgenti del fiume Melfa.
Qui è attestato il culto della Mefitis, sostituito nell'età di mezzo da quello della Madonna. Ancora oggi questo luogo sacro, posto nella solitudine dei monti e lontano da centri abitati, è meta di pellegrini provenienti da Lazio, Abruzzo e Molise.
L'abitato di Α., che si sviluppa sulle colline del Colle e di S. Stefano, è racchiuso entro un'imponente cinta muraria in opera poligonale di II maniera con restauri in opus incertum e reticulatum. Sulla collina di S. Stefano si nota una seconda linea di mura più arretrata da identificarsi come l'estrema difesa della cinta. Lungo il suo perimetro principale si aprivano almeno tre porte (Aurea, Stretta Bartolomucci e della Fontana) di cui si conservano ampie testimonianze. Recenti ricognizioni di superficie hanno permesso la localizzazione dei lunghi tratti di mura in opera poligonale alle pendici della collina di Santo Stefano, dalla località Pozzillo fino alla Valle Giordana, e del Monte Morrone. Essi sono da porsi in relazione con il controllo della sottostante arteria di fondovalle che collegava Cassino con Sora. Il tessuto urbano attuale, punteggiato da iscrizioni e da reperti lapidei che documentano la continuità di vita del centro fino al IV sec. d.C., ricalca la disposizione di quello romano su ampie terrazze panoramiche di gusto ellenistico. Sul Colle sono note, infatti, lussuose case private in parte indagate nel secolo scorso e in parte durante scavi recenti.
In particolare merita attenzione l'area limitrofa alla diruta chiesa di S. Pietro che insiste su una struttura termale romana absidata in opus mixtum e nella quale è visibile un imponente muro di terrazzamento in opera quadrata con contrafforti in laterizio, tecnica quest'ultima alquanto rara nella media Valle del Liri. In età augustea A. subì notevoli mutamenti urbanistici come attesta l'iscrizione edita in CIL, X, 5055 (costruzione di una semita, restauri alla rete fognaria). Allo stesso periodo risalgono i monumenti funerari a torre, quelli con fregi dorici, i cippi a pigna e i leoni sepolcrali che ancora oggi si incontrano lungo la strada Sora-A.-Cassino. A questo periodo dovrebbero risalire anche l'acquedotto che riforniva la città captando le acque delle sorgenti in località Chiusi, scavato sia in cunicolo sia a canaletto ricoperto da tegoloni disposti alla cappuccina e l'anfiteatro posto, probabilmente, sulle pendici del Colle dove le fonti medievali attestano il significativo toponimo Virilassi. A ludi circensi fa riferimento, tra l'altro, un'iscrizione recentemente rinvenuta in località S. Venditti (Belmonte Castello).
Nel territorio sono noti resti di villae rusticae nella località Casa Firma (Settefrati), S. Fele (San Donato Val Comino) e Spinelle (Alvito); si è persa invece l'esatta ubicazione di strutture residenziali alquanto imponenti, documentate dagli eruditi settecenteschi in località Broile (A.) e in prossimità dei limiti occidentali del territorio. Questa seconda villa restituì un mosaico - ora conservato nel Museo di Villa Albani raffigurante la liberazione di Esione da parte di Ercole. Accanto all'agricoltura ben attestata è anche la transumanza, come si evince da alcuni bronzetti di Ercole databili al V sec. a.C., ora dispersi, e dall'esistenza di un forum pecuarium ricordato in CIL, X, 5074, che fa di Α., insieme con Ferentino, il mercato principale del commercio ovino del Latium novum.
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