ATENODORO ('Αϑηνόδωρος, Athenodōrus) di Tarso
Ebbe il soprannome di Cordilione (Κορδυλίων), e fu filosofo stoico nel I sec. a. C. Direttore della biblioteca di Pergamo, cercò, secondo il racconto di Diogene Laerzio (VII, 34), di purgare le opere degli stoici più antichi, e specialmente di Zenone, dai passi meno convenienti (cioè, verosimilmente, da quelli troppo tendenti al cinismo): ma fu scoperto e dové rispondere del suo operato. Nel 70, già vecchio, seguì l'invito di Catone Uticense, che lo volle con sé a Roma, dopo esser andato personalmente a trovarlo a Pergamo. Il suo nome si trova anche scritto in margine al noto racconto della redazione pisistratea dei canti omerici: ma non è chiaro se come citazione di fonte, o per altra ragione. A lui potrebbero anche risalire alcune delle opere tradizionalmente ascritte all'altro Atenodoro di Tarso, figlio di Sandone, pure studioso di filosofia stoica e maestro e consigliere dell'imperatore Augusto.
Bibl.: F. Susemihl, Gesch. d. griech. Liter. in der Alexandrinerzeit, Lipsia 1892, II, 246; von Arnim, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., II, col. 2045. Per gli scultori di questo nome, v. atanodoro.