Vedi ATENA LUCANA dell'anno: 1958 - 1994
ATENA LUCANA (v. vol. I, p. 765)
Tra il 1978 e il 1986 sono stati effettuati scavi nei settori della necropoli dell'antica Atina più vicini all'abitato attuale che occupa l'arce e le sue adiacenze, dove doveva trovarsi in età romana il foro con le più importanti strutture pubbliche. I risultati, sommati ai precedenti ritrovamenti, in parte fortuiti, sono stati notevoli, in quanto hanno potuto chiarire importanti problemi storici e di sviluppo culturale per il periodo che va dalla fine dell'VIII sec. a.C. al 280 a.C., data della definitiva conquista romana.
In tale occasione, infatti, sembrano essere avvenute gravi distruzioni, che hanno coinvolto sia le abitazioni sparse, sorte nel IV sec. nell'area precedentemente adibita a uso sepolcrale, sia l'arce stessa, come fa supporre un abbondante scarico con materiali bruciati che copre parte delle pendici. D'altra parte tale avvenimento deve aver segnato una cesura nella vita di questo e di altri centri lucani, data la mancanza di testimonianze archeologiche significative fino al periodo della guerra sociale, salvo (a meno che non si possa datare agli inizî del III sec. a.C.) una monumentale iscrizione osca relativa a un'opera pubblica, il che farebbe pensare a una minore densità di popolamento almeno per il momento iniziale in cui Atina è stata praefectura.
Il territorio è poco esplorato, ma in località Serra Mezzana, c.a 2 km a S del centro attuale, su un cocuzzolo che domina il Vallo di Diano e, di poco, un breve altopiano che lo separa dalle montagne, a c.a quota 600, è stato individuato un importante insediamento della media Età del Bronzo.
Le tombe di fase orientalizzante e quelle successive fino alla seconda metà del V sec. a.C. presentano, salvo una enchytrismòs, il cadavere rannicchiato o rattrappito, a differenza di quanto avviene contemporaneamente in area enotria, per la quale è significativa la vicina necropoli di Sala Consilina. Anche la ceramica, che mostra le caratteristiche di quella che J. de la Genière ha chiamato «serie secondaria di Sala Consilina» e P. Yntema «Gruppo Ruvo-Satriano», si differenzia nettamente da quella che si può attribuire agli Enotrî ed è caratteristica di una facies diffusa nella Valle del Platano e nelle sue adiacenze, soprattutto a Volcei (Buccino), Satriano, Ruvo del Monte. Parte delle forme essenziali deriva dalla ceramica di Borgo Nuovo di Taranto, e anche la decorazione si ricollega parzialmente a quanto conosciamo dell'VIII e VII sec. a.C. in Peucezia (Gravina, Gioia del Colle) e in Messapia, dove certi motivi sopravvivono anche oltre, p.es. a Cavallino, per cui si è pensato di mettere in rapporto questa «cultura della valle del Platano» con i Peuketìantes localizzati da Ecateo a settentrione degli Enotrî.
Si può dire ancora poco del repertorio formale della I fase, nota solo dalle necropoli di A. e di Buccino, che coincide sostanzialmente con l'Orientalizzante Antico, in quanto l'ostentazione in tomba incomincia a manifestarsi in quest'area relativamente tardi, intorno al 630-20, e i corredi comprendono in genere da uno a due vasi, di solito boccali e qualche scodellone. La tomba 57 di Α., dell'inizio di tale periodo, rientra comunque tra quelle emergenti, per la presenza, tra l'altro, di un elmo corinzio del tipo più arcaico, di schinieri di provenienza greca, e di un bacino di bronzo con orlo perlinato di provenienza etrusca.
Tra le forme più caratteristiche della II fase, che coincide con l'Orientalizzante Recente, presenti tuttavia ancora in quella successiva, che dura fino verso il 520 a.C., ci sono, nell'ambito della ceramica dipinta nella tecnica della Mattmalerei e in parte bicroma, lavorata con un tornio non propriamente veloce, lo scodellone con ansa insellata, il boccale con orlo estroverso, il kàntharos con anse a orecchioni, il boccaletto-attingitoio, la brocca con collo troncoconico, l'oinochòe a corpo globulare schiacciato, l'askòs sia con ansa a maniglia, talvolta con applicazioni plastiche zoomorfe, sia con due anse laterali orizzontali, l'olla biansata derivante dal tipo biconico, e soprattutto la trozzella, perlopiù a piede basso, da cui si è poi sviluppato, nel corso della III fase, la nestorìs (detta impropriamente così, perché ha qui le funzioni della hydrìa e non è un vaso potorio), che sopravvive poi fino al IV secolo. Nella II fase di Buccino troviamo inoltre Vaskòs a doppio corpo globulare, apparentato a una forma molto frequente in Epiro e nell'Albania meridionale, da dove trae le origini anche parte del repertorio decorativo, e l'olla con prese a rocchetto e talvolta zoomorfe.
Nella decorazione i motivi ricorrenti dalla I alla III fase sono le losanghe pendule con appendici a coda di rondine, che formano talvolta la «croce di Malta», e i triangoli penduli dai lati concavi contenenti spesso motivi ornitomorfi sulla parte alta del corpo, mentre la spalla è spesso ornata, nella I e II fase, da losanghe con o senza appendici e da elementi a meandro. Caratteristici soprattutto della II fase, in cui talvolta gran parte della superficie è decorata a spina di pesce, sono gli ornati a festone, particolarmente frequenti sopra la base e all'interno dell'orlo estroverso, che circondano talvolta cerchi concentrici con nucleo cruciforme, alternati sul corpo ad altri motivi tra larghi spazi bruni o rossi, divisi, sul lato contrapposto all'ansa o tra le anse, da meandri o da altre decorazioni geometriche verticali, mentre sulla spalla sono frequenti le linee curve contrapposte, accompagnate da puntini che si prolungano lungo la fascia sormontante.
Tipici della III fase sono gli spazi metopali di varia larghezza sul ventre e i reticolati di losanghe che riempiono sia questi, sia gli spazi a contorni curvilinei, secondo un principio decorativo che si sviluppa ulteriormente nella IV fase di Volcei fino intorno al 470 a.C. c.a, con l'apparizione, soprattutto nelle nestorìdes, di motivi figurati, per lo più uccelli, di palmette e di altri elementi vegetali attestati anche a Satriano. Ad Α., invece, in tale periodo, in concomitanza con l'introduzione del tornio veloce, la decorazione subgeometrica si riduce e viene sostituita da quella a fasce, mentre intorno alla metà del V sec. troviamo diffusi in tutta l'area motivi fitomorfi nella tecnica a figure nere, derivanti da modelli attici, che sopravvivono fino ι ai primi decenni del IV secolo. Tra le importazioni della fase orientalizzante sono particolarmente significativi gli oggetti metallici, tra cui i bacini con orlo perlinato provenienti dall'area etrusca e gli elmi e gli schinieri di provenienza greca, mentre sono del tutto eccezionali una hydrìa laconica del gruppo Telestas, con testa femminile all'attacco dell'ansa verticale e un'oinochòe, probabilmente corinzia, con protome leonina e arieti, ambedue da A. e databili intorno al 600 a.C.
La ceramica greca è rappresentata agli inizî del VI sec. da tazze ioniche di produzione per lo più coloniale e da prodotti corinzi, mentre i kàntharoi di bucchero di provenienza campana sono attestati per ora solo a Buccino. La ceramica attica appare verso la fine del VI sec. con prodotti non eccezionali e in parte a vernice nera, insieme con coppe e vasi da banchetto a vernice nera di officine greco-occidentali. Assai presto, però, tale tecnica è usata da fabbriche locali a Buccino. Salvo una nestorìs di bronzo del tardo V sec. proveniente da una tomba di Monte Pruno presso Roscigno, appartenente a un contesto culturalmente diverso, non si conoscono oggetti metallici tipici della cultura della Valle del Platano, e la tipologia delle fibule è la stessa delle aree adiacenti, sia sul versante tirrenico che su quello adriatico e ionico. Un aspetto interessante della società è la presenza, analogamente a quanto è attestato nella vicina area enotria, di armamento pesante e l'attestazione, nell'ambito dell'aristocrazia, anche di cavalieri, come dimostrano un morso equino associato con armi a Volcei, e una spada lunga da Atena. Passando a un altro aspetto, a Volcei sono state rinvenute terrecotte architettoniche di tipo greco della fine del VI sec. e da A. proviene un'antefissa con maschera gorgonica in cui un prototipo più antico è trasformato in senso espressionistico.
Il periodo lucano, per quel che riguarda Α., è conosciuto più da ritrovamenti fortuiti che non dagli scavi; va segnalato tuttavia il corredo della tomba 74, a inumazione in posizione supina, con cinturone e coppa di bronzo con ansa mobile di tipo sannitico e cratere apulo dell'inizio del IV sec., e anche con uno striglie di bronzo e una taenia d'argento intorno al capo, che attestano l'assimilazione dell'ideologia efebica, da parte della classe dominante lucana. A Volcei continua invece la facies precedente alla penetrazione dei Sanniti e a stretti contatti con l'Apulia e con Taranto subentra, poco prima della metà del IV sec., un più stretto rapporto con Paestum.
Bibl.: W. Johannowsky, Bronzi arcaici da Atena Lucana, in PP, XXXV, 1980, p. 443 ss.; id., in BTCG, III, 1984, p. 336-338, s.v. - Sulla cultura della Valle del Platano: P. Yntema, The Matt-Painted Pottery of Southern Italy, Utrecht 1985, p. 261 s.; W. Johannowsky, Nuove scoperte a Volcei e nel suo territorio, in Rassegna Storica Salernitana, n.s. III, 1985, p. 237 s.; id., Corredo tombale da Buccino con punta di freccia ascitica», in AnnAStorAnt, VII, 1985, p. 115 s.