ATELLA (Atella; 'Ατέλλα)
Città antica, posta circa a metà della via da Capua a Napoli, nel centro della pianura campana, e che dové avere, per tale sua ubicazione, nel periodo osco e romano la stessa importanza agricola e commerciale che è attualmente tenuta dalla ricca città di Aversa, sorta nel periodo medievale a 5 km. più a NE. Il sito della città è infatti da ricercare fra i comuni di S. Arpino, Grumo e Pomigliano d'Atella (Frattaminore), là dove il terreno elevato a forma di terrazza quadrangolare di poco più di 500 m. di lato, e perfettamente orientato secondo le norme della limitazione delle città preromane e romane, presenta tuttora la configurazione dell'abitato primitivo. Sul terreno intensamente coltivato restano pochi ruderi: fra essi il cosiddetto Castellone d'Atella, erroneamente creduto una delle torri delle mura e più verosimilmente riferibile a uno dei monumenti pubblici della città; della necropoli è venuta fino ad ora alla luce qualche tomba isolata del periodo osco e romano. Oltre alla via principale, da Napoli a Capua, che l'attraversava, una via trasversale la collegava con la via consolare da Pozzuoli a Capua e di là con l'Agro Literno e la via litoranea domizianea. Colonne, marmi decorativi e iscrizioni furono largamente usati nelle chiese e negli edifici della vicina Aversa e della stessa Napoli. Nessuna traccia resta del lussuoso anfiteatro dove, secondo una notizia poco attendibile di Svetonio, sarebbe stato bruciato il corpo di Tiberio.
Atella condivise con Capua le vicende storico-politiche: dopo la resa di Capua ai Romani nella seconda guerra punica, una parte della popolazione atellana fu da Annibale tradotta a Turii, mentre la rimanente fu, per ordine del senato, trasferita a Calazia; la città veniva fatta occupare dai profughi di Nocera. Ma, nonostante le sue disgraziate vicende, la felice sua ubicazione e le naturali risorse del suo territorio ne risollevarono presto le sorti, tanto che Cicerone in una orazione del 63 a. C. ebbe a ricordarla fra le più importanti città campane. Ad Atella, nell'anno 30 a. C., secondo una notizia di Donato, Virgilio avrebbe letto a Ottaviano, presente Mecenate, il poema delle Georgiche, che aveva allora finito di comporre. Da Atella presero nome quelle composizioni drammatiche della letteratura popolare osca che si dissero fabulae atellanae (v. atellana).
Bibl.: Corcia, Storia delle due Sicilie, Napoli 1845, II, pp. 364-270; J. Beloch, Campanien, 2ª ed., Breslavia 1890, p. 379 segg.; C. Cataldi, Atella: Questioni di topografia storica della Campania, in Atti Acc. Nap., XXV (1908), II, pp. 63-93; Hülsen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 1913 seg.; De Ruggiero, Diz. Epigrafico, I, p. 740 seg.; H. Nissen, Ital. Landesk., II, ii, Berlino 1902, p. 716; per le iscrizioni v. Corp. Inscr. Lat., X, nn. 3731-3756; per le monete autonome v. Sambon, Recherches sur les monnaies de la presqu'île ital., Napoli 1870, p. 173; Friedländer, Osk. Münzen, Lipsia 1850, p. 15.