ATANOR
. Termine alchemico ed ermetico, designante un fornello a riverbero e a fuoco continuo, nel mezzo del quale, in un recipiente a forma di uovo, andava messa, ed ermeticamente chiusa, la materia da cui si doveva trarre la Pietra dei Filosofi. L'espressione è usata per la prima volta da Raimondo Lullo (1234-1315) e precisamente nell'Elucidatio Testamenti R. Lulli, c. III, ove, con derivazione dal gr. ἀϑάνατος, è interpretata come un'allusione alla conquista iniziatica dell'immortalità. In realtà il termine deriva dall'ebraico tannūt "fornace", preceduto dall'articolo ha-. Nel simbolismo spirituale degli ermetisti, la materia che va rinchiusa nell'uovo dell'atanor - quasi nuovo embrione in rapporto alla rinascita - esprime la stessa natura umana prima dell'operazione sacra che condurrà alla palingenesi; la chiusura ermetica (espressione che poi è passata nel linguaggio comune e chimico) è l'assoluto isolamento dal mondo sensibile, a ciò necessaria; il fuoco che investe da tutte le parti il crogiuolo, è il potere mentale che, dal punto di vista della tecnica occultistica, va esaltato e diretto in modo che la coscienza e i poteri più sottili dell'essere si sciolgano dalla cognizione del corpo animale. V. anche smaragdina, tavola e pietra filosofale.