ATALANTA (᾿Αταλάντη, Atalanta o Atalante)
Ninfa e cacciatrice, affine, sotto certi aspetti, ad Artemide, la cui leggenda era localizzata in Beozia e in Arcadia. Secondo la saga beotica, A. prega il padre Scheneo di lasciarla senza nozze; Scheneo acconsente a patto che A. vinca nella corsa i pretendenti. Dopo molte prove il giovane Ippomene vince A. lasciando cadere, lungo il percorso, tre pomi d'oro, dono di Afrodite: A. indugia a raccoglierli e perde la gara. Ma non è tanto questo mito che interessa l'iconografia artistica antica, quanto la leggenda d'Arcadia, secondo la quale A., figlia di Iaso, sposa il giovane Melanione e prende poi parte, con Meleagro e altri eroi, alla caccia al cinghiale calidonio: essa, per prima, ferisce la belva. Meleagro vuole donare le spoglie del cinghiale ad A.: ne segue una disputa con i parenti dell'eroe, nella quale, secondo una versione, Meleagro resta ucciso. Un altro mito fa partecipare A. alle gare funebri in onore di Pelia, durante le quali vince Peleo nella lotta.
Sull'Arca di Cipselo (VII sec. a. C.) A. era raffigurata accanto a Melanione, con un cerbiatto vicino (Paus., v, 19, 2).
In un dèinos attico dello stile detto di Vurva, dei Musei Vaticani, A. partecipa alla caccia del cinghiale calidonio: in piedi dietro alla belva, ella alza la lancia per ferirla: indossa una corta veste. Sul vaso François, nel Museo Arch. di Firenze (VI sec. a. C.), A., con chitonisco aderente e impugnando la lancia, marcia con gli altri eroi contro il cinghiale calidonio al fianco di Melanione. La caccia ritorna su un'anfora calcidese del Louvre ove però A. saetta il cinghiale con l'arco. Su un'altra celebre hydrìa calcidese di Monaco e su un'anfora attica abbiamo la lotta fra A. e Peleo: nella hydrìa A. ha la stessa tipologia del vaso François e afferra Peleo per le braccia, mentre sull'anfora indossa solamente un paio di brachette e afferra Peleo per la testa. Nella prima metà del V sec. a. C. ricordiamo l'interno di una kỳx del Louvre: A. è raffigurata entro una palestra quale lottatrice: ha il casco da atleta, le brachette, una specie di reggipetto e si appoggia a un bastoncino, in una scena quindi estranea al mito vero e proprio. La lotta con Peleo è invece ancora raffigurata, nel V sec. a. C., su un celebre specchio etrusco del Museo Vaticano Gregoriano: A. indossa soltanto le brachette e ha in capo il kekrỳphalos. I preparativi per la gara con Ippomene sono invece raffigurati su un cratere di stile fiorito del museo di Bologna, del 420 circa. A. è qui completamente nuda, ritta davanti a un labrum per abluzioni e sta raccogliendo i capelli in un piccolo turbante, mentre, dall'altro lato, Ippomene si deterge con lo strigile. Alla fine del V sec. a. C. appartiene il fregio dello Heròon di Gjölbashi-Trysa, nel quale è raffigurata anche la caccia al cinghiale calidonio: A. partecipa alla caccia secondo una tipologia che resterà canonica nelle raffigurazioni di derivazione greca; la fanciulla veste un corto chitone da cacciatrice e si piega leggermente in avanti in atto di saettare con l'arco, iconografia questa che, probabilmente, risale a qualche "megalografia". Questa tipologia ritorna in pitture vascolari della fine del V e soprattutto del IV sec. a. C., come la pelìke di Bengasi e un cratere apulo, nei quali A., in veste di cacciatrice, saetta il cinghiale con l'arco, occupando l'angolo in alto a sinistra della composizione. Molto interessante è anche un rilievo in terracotta del museo di Berlino nel quale A. è, invece, dietro il cinghiale e si appresta a colpirlo con la spada. La caccia al cinghiale calidonio era poi stata raffigurata da Skopas nel frontone E del tempio di Atena Alea a Tegea (Paus., viii, 45, 6): A. vi era rappresentata alla testa degli altri eroi. Una testa e un torso femminili che si ritenevano riferibili alla statua dell'eroina non sono pertinenti al frontone. Al primo ellenismo va assegnata la statua della supposta A. del Louvre: raffigura una giovinetta in atto di correre, vestita di un chitone succinto; è dubbio se si tratti di A. nella gara con Ippomene o non, piuttosto, di un soggetto di genere. Su uno specchio etrusco A. sta per colpire il cinghiale con una bipenne; ma su specchi e vasi etrusco-italici del IV-III sec. a. C. le rappresentazioni del mito di A. si riconnettono piuttosto al mito di Meleagro e alla contesa per le spoglie del cinghiale ucciso: A. è raffigurata nuda, con lancia o giavellotti, seduta o appoggiata a un pilastro, mentre Meleagro discute con Oineus, Toxeus o le Testiadi. Particolarmente bella è la raffigurazione di uno specchio con a sinistra Venere e Adone; a destra Meleagro e A., nuda con collana e lancia; al centro Atropo, simbolo del triste destino comune alle due coppie.
Simili a queste dovevano essere le rappresentazioni di A. ed Elena nude, come erano raffigurate in una pittura di un tempio di Lanuvio (IV-III sec.) ricordata da Plinio (Nat. hist., xxxv, 17).
Il motivo della lotta fra Peleo e A. viene ripreso in una numerosa serie di manici delle ciste prenestine: A. è nuda con brachette, secondo la tipologia arcaica. In età romana il mito di A. e Meleagro è quanto mai diffuso in pitture del I sec. d. C., e, con significato funerario, in numerosi sarcofagi dal II al IV sec. d. C. In alcune pitture pompeiane A., in veste di cacciatrice, con petaso e giavellotti, è accanto a Meleagro mentre a terra giace la spoglia del cinghiale. Un'altra pittura presenta la stessa scena, ma A. è qui nuda, con il mantello che si affloscia verso il basso, secondo una tipologia che ricorda quella di Afrodite. Una pittura della Casa delle Danzatrici a Pompei ci presenta A. quale eroina amorosa, seduta in veste di cacciatrice con accanto Eros. Nei sarcofagi di età romana, ma di tipologia greca, A. appare ancora all'estremità sinistra della scena, in atto di saettare, come in un noto sarcofago di Atene; su un sarcofago greco di Spalato, viceversa, A. si scaglia sul cinghiale al fianco di Meleagro. Questa tipologia, con i due eroi vicini, è quella che, con varianti, si afferma sui sarcofagi propriamente romani. Ricordiamo, fra i molti, i sarcofagi del Museo dei Conservatori, quello di palazzo Doria a Roma, di Richmond, dei Musei Capitolini, di Broadlands ecc., nei quali la tipologia di A. è quasi identica a quella di Artemide. Sui lati corti di numerosi sarcofagi A. siede e discute con Meleagro per le spoglie del cinghiale; in un altro gruppo di sarcofagi A. assiste alla morte di Meleagro: la fanciulla è raffigurata seduta, piangente, con la fronte appoggiata sulla mano. Inoltre A. vestita da cacciatrice e in atto di saettare è ricordata in una descrizione ecfrastica di Filostrato il giovane (Eik., 15).
A. è poi effigiata in un mosaico di Nîmes e, soprattutto, nei tardi, bellissimi mosaici di Antiochia. L'eroina partecipa alla disputa per le spoglie del cinghiale, oppure, a fianco di Meleagro, tende l'arco contro il cinghiale calidonio cui si accompagna un leone: in questi mosaici A. mantiene la tipologia di derivazione greca rivissuta col nuovo senso della forma e del colore proprio della tarda antichità. Interessantissimo è anche il tardo mosaico da Alicarnasso al British Museum: in una raffigurazione isolata A., in abito giallo e marrone da cacciatrice, con lunghe brache di tipo orientale e mantello, avanza al galoppo su un focoso cavallo impugnando la lancia; da un altro lato avanza Meleagro. Secondo una tipologia affine A. ritorna, in gruppo con Meleagro, su un disco d'argento del tesoro di Petrossa: A. ha il chitone e la lancia e tiene per la briglia un cavallo.
Monumenti considerati. - A. e Peleo: dèinos del Museo Vaticano: P. Ducati, Ceramica greca, fig. 175; vaso François: Furtwängler-Reichhold, tav. 13; anfora calcidese, Louvre: A. Rumpf, Chalk. Vasen, tav. cxii; hydrìa caicidese di Monaco: Furtwängler-Reichhold, tav. 31; anfora attica: E. Gerhard, Auseri. Vasenb., iii, 177; kỳlix del Louvre: Enc. Phot. Musée du Louvre, iii, tav. 8 b; specchio etrusco del Museo Vaticano Gregoriano: G. Q. Giglioli, Arte etrusca, tav. ccxxvi, 4. A. e Ippomene: cratere del museo di Bologna: E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., p. 575. Caccia al cinghiale calidonio: Heròon di Gjölbashi Trysa: F. Eichler, Die Reliefs des Heroon von Gjöibaschi-Trysa, tav. 8 b 2; pelìke di Bengasi: Ann. Inst., 1848, tav. l-m; cratere apulo: O. Benndorf, Das Heroon von G. Trysa, fig. 114; rilievo in terracotta di Berlino: O. Benndorf, op. cit., fig. iii; supposti frammenti del frontone dell'Athenàion a Tegea: C. Dugas, Le sanct. d'Athena Alea, tavv. 96-98; G. Lippold-W. Otto, Handbuch, tav. 90, 2; supposta A. del Louvre: Enc. Phot. Musée du Louvre, iii, tav. 240; specchi etruschi: E. Gerhard, Etr. Spiegei, v, tav. 94; ii, tavv. 174-175; iv, i, tavv. 354-365; 5. Reinach, Rép. Vases, i, tav. 251, 2; specchio con A. e Meleagro, Venere e Adone: E. Gerhard, Etr. Sp., ii, tav. 176; pitture pompeiane: O. Elia, Pitture del Mus. Naz. di Napoli, tav. 46; S. Reinach, Rép. Peint., tav. 187, 7; id., con A. simile ad Afrodite: S. Reinach, op. cit., tav. 179, 6; pittura dalla Casa delle Danzatrici: S. Reinach, op. cit., tav. 179, 5; sarcofagi di Atene: C. Robert, Sarkophagrel., iii, 2, tav. 20, 216; I. Stais, Guide, p. 16o, p. 1186; di Spalato: C. Robert, op. cit., iii, 2, tav. 73, 220; del palazzo dei Conservatori: J. S. Jones, Catal. Conservatori, tav. 36; del palazzo Doria: E. Strong, Scultura romana, tav. lvii; di Richmond: C. Robert, op. cit., tav. 86, 253; del Museo Capitolino: C. Robert, op. cit., tav. 81, 236; di Broadlands: op. cit., tav. 82, 242. Sarcofagi con A. che discute con Meleagro: C. Robert, op. cit., tav. 82, 240; 81, 2566, 238. Sarcofagi con A. che assiste alla morte di Meleagro: C. Robert, op. cit., tavv. 51, 277; 92, 278; 93, 281. Mosaico di Nîmes: S. Reinach, Rép. Peint., tav. 179, 2; mosaici di Antiochia, Antioch Mos. Pav., tav. xi a, lvi b; mosaico di Alicarnasso: Morgan, Rom. Brit. Mosaic Pav., tav. a p. 257; R. Hinks, Br. Mus. Catalogue, Mosaics, Londra 1933; disco argenteo di Petrossa: A. Odobesco, Le trésor de Petrossa, p. 150, fig. 64.
Bibl.: J. Escher, in Pauly-Wissowa, II, cc. 1890-1894, s. v. Atalante, n. 4; C. Robert, Sarkophagrel., III, 2; D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, Princeton 1947, p. 68 ss.