GRAVELLI, Asvero
Nacque a Brescia, il 30 dic. 1902, da Mario e Maria Massari. Il padre, dopo una esperienza di lavoro in Germania, era rientrato in Italia ed era stato tra i dirigenti fondatori della Marelli di Sesto San Giovanni. Il G., dopo aver ottenuto la licenza media, preferì interrompere gli studi ed entrare alla Marelli come tornitore.
Si avvicinò alla politica attraverso il gruppo sindacalista rivoluzionario che si ispirava a E. Corridoni, quindi, nel marzo 1919 rispose all'appello sansepolcrista di Mussolini, aderendo al primo fascio di combattimento; subito dopo dette vita al fascio di Brescia. Nell'aprile dello stesso anno, fu tra i protagonisti dell'assalto alla sede dell'Avanti! e, nel novembre, venne arrestato per la prima volta durante i violenti scontri tra socialisti e fascisti. Rimase in carcere fino al marzo 1920; ma appena uscito non esitò a riallacciare i contatti con Mussolini e con il fascio milanese. Il suo spirito avventuroso lo spinse tuttavia a raggiungere Fiume, per unirsi ai legionari dannunziani; vi trascorse solo pochi mesi, quindi tornò a Sesto San Giovanni ove fu l'animatore del fascio locale.
In questo periodo strinse rapporti con M. Bianchi, di cui divenne segretario; fu il futuro "quadrumviro" a operare attivamente per farlo nominare, nel gennaio 1922, vicesegretario delle Avanguardie fasciste, organizzazione giovanile del Partito nazionale fascista (PNF); nel frattempo, aveva iniziato a collaborare a Giovinezza, settimanale dell'Avanguardia studentesca dei fasci di combattimento, l'organismo da cui erano nate le Avanguardie giovanili.
Il G. non partecipò alla marcia su Roma; l'evento lo sorprese in carcere, dov'era finito per "propaganda fascista", mentre stava facendo il servizio militare tra i bersaglieri.
Era ormai uno dei leader di spicco del movimento giovanile fascista e per questo venne chiamato, nell'ottobre 1923, a far parte del direttorio nazionale del PNF, l'organismo chiamato, in quel momento, a ricomporre le divisioni provocate in seno al partito dalle diatribe esplose, nel corso del 1923, tra la componente intransigente e quella revisionistica.
La crisi Matteotti segnò per il G. l'inizio di un periodo di eclissi politica: venne allontanato prima dall'incarico di ispettore generale delle Avanguardie giovanili e, in seguito, dalla direzione.
I motivi della sua liquidazione sono da ricercarsi nella eccessiva vicinanza con alcuni dei personaggi coinvolti nel delitto Matteotti, in specie con Cesare Rossi, al quale lo legava un rapporto di dipendenza, considerato che Giovinezza era fra i periodici finanziati con i fondi dell'Ufficio stampa della Presidenza del Consiglio. Peraltro il rapporto con Rossi non si limitava a questo: l'accertata assiduità del G. negli uffici del potente consigliere di Mussolini trova una spiegazione nel ruolo da lui assunto quale fiduciario delle attività politicamente illecite che al Rossi facevano capo. Risulta, per esempio, che questi, nell'aprile 1924, incaricasse il G. di una delicata missione a Milano conclusa con la feroce aggressione di A. Volpi e A. Dumini ai danni di Cesare Forni; l'aggressione venne condotta a termine con il ricorso a un gruppo di arditi fascisti milanesi che, come si seppe in seguito, formavano il nucleo originario della Ceka fascista, allora in fase di costituzione.
Dopo il suo allontanamento da tutte le cariche ufficiali ricoperte in seno all'organizzazione fascista, il G. si diede a un'intensa attività pubblicistica, con una serie di lavori mirati all'esaltazione della gioventù fascista e alla costruzione dei suoi miti, curando, nel contempo, insieme con Aristide Campanile, alcune monografie di carattere agiografico relative a temi cari alla cultura fascista.
Nell'aprile 1929 uscì il primo numero di Antieuropa, un periodico diretto dal G., dei cui finanziamenti non si è mai potuta ben stabilire l'origine, ma che certamente godeva del sostegno di Arnaldo Mussolini. Il G. accompagnò l'uscita di Antieuropa con quella di un supplemento, Ottobre, poi trasformato in quotidiano.
Nel primo editoriale, il G. indicava nella "rinnovazione della non tranquilla Europa" la missione del fascismo: egli assegnava al regime italiano il ruolo di battistrada nella costruzione di un fascismo sovranazionale, ispirato da Roma, che rappresentasse un modello, una "terza via", tra l'esperienza rivoluzionaria di stampo sovietico e la crisi irreversibile che sembrava aver investito i più forti regimi liberaldemocratici. Con ciò dimostrava buon fiuto e tempismo nel cogliere i primi segnali della svolta che Mussolini andava imprimendo al regime nell'ultimo scorcio del terzo decennio, quando, abbandonata la tradizionale cautela nel delineare le prospettive del fascismo - fino ad allora, a suo dire, prodotto "autoctono" e non esportabile - il capo del governo avrebbe cominciato a fare esplicito riferimento a esso come a un modello antitetico ai regimi capitalistici e liberali, e perciò da imitare. I due periodici del G., vedendo la luce in questo particolare contesto, vennero quindi unanimemente considerati come portavoce ufficiali del regime.
La rinnovata sintonia con le linee di manovra di Mussolini significò per il G. una ritrovata legittimazione in seno agli organi del fascismo. Agli inizi degli anni Trenta venne nominato console della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e membro del direttorio della federazione dell'Urbe. La vacuità progettuale del suo "fascismo universale" non tardò tuttavia a evidenziarsi.
Quando si trattò di passare alla definizione di un programma il G., infatti, non andò al di là di una apodittica e ossessiva contrapposizione tra il "vecchio", rappresentato dal liberalismo, e il "nuovo", rappresentato dal fascismo, e di un generico appello "all'unione delle forze giovanili d'Occidente". Coerente con questa impostazione, il G. chiamò a collaborare ad Antieuropa e al suo supplemento studiosi e pubblicisti conservatori e reazionari di ogni parte d'Europa. Per un diffuso risveglio del fascismo sovranazionale il G. non "puntava tanto sui mutamenti istituzionali quanto su una trasformazione spirituale degli europei" (Ledeen); sul piano più propriamente propagandistico e organizzativo, avviò un periodo di viaggi e incontri in Europa con i rappresentanti di forze affini al fascismo, mentre Antieuropa apriva propri uffici nelle maggiori città europee, grazie a ingenti disponibilità finanziarie messe a disposizione dal governo fascista. Tali uffici operarono come punti di aggregazione per le forze fasciste o parafasciste del paese ospitante.
Solo dopo un paio di anni dall'uscita dei due periodici il G. cominciò a riferirsi esplicitamente a una "internazionale fascista", con la pubblicazione di Verso l'internazionale fascista (Roma 1932), una disamina molto attenta delle forze e dei movimenti europei di ispirazione fascista o affini al fascismo.
Egli considerava tali tutti quei movimenti che si definivano antidemocratici, anticomunisti e antimassonici ma, consapevole dei differenti contesti politici, culturali e storici da cui questi erano scaturiti, cercò di eludere la questione con un escamotage nominalistico, per cui l'internazionale fascista da costruirsi veniva definita come una "internazionale di movimenti paralleli", ovvero una "internazionale di nazionalismi", il cui collante sarebbe stato costituito da una sorta di affinità stabilitasi naturalmente tra popoli che avessero tutti liberamente accettato le idee fasciste. Gli elementi contraddittori di questo progetto appaiono in tutta la loro evidenza se si tiene conto che egli, nel contempo, riteneva incompatibili anzi addirittura antagonistici fascismo e nazionalsocialismo. Il G., infatti, non subì il fascino del nazismo, che considerava un ostacolo all'affermazione del primato di Roma e alla missione universale del fascismo italiano. Non mancò, inoltre, di manifestare pubblicamente ostilità all'antisemitismo. Dal nazismo venne ripagato con la stessa moneta, tanto che nelle iniziative a carattere europeo prese dal G. furono puntualmente assenti i rappresentanti del nazionalsocialismo.
Antieuropa dedicò anche ampio spazio al cinema con recensioni, interventi di critici e dibattiti; il G., tra l'altro, si misurò direttamente con la scenografia, firmando alcuni film di successo, in particolare Giarabub di G. Alessandrini (1942). Tentò anche la strada della produzione, fondando, nel 1929, la Sovrana Films, che ebbe vita assai breve, e successivamente, nel 1939, la Littoria Film.
Il G. vedeva nella povertà della produzione italiana, nelle carenze della sua rete distributiva e nello scarso numero di locali di proiezione un elemento di debolezza della propaganda del regime e cercò di convincere Mussolini a costituire un sottosegretariato per la cinematografia.
La diffidenza del G. per l'hitlerismo può spiegare il declino suo e delle sue iniziative a partire dalla metà degli anni Trenta.
Il G. ebbe sentore della incipiente nuova fase critica dei suoi rapporti con Mussolini e con il regime allorché il capo del fascismo, costituendo i Comitati di azione per la universalità di Roma, lo ignorò, chiamando a dirigerli E. Coselschi. La trasformazione di Ottobre da supplemento a quotidiano, nel febbraio 1934, può essere interpretata come una reazione del G. alla mancata nomina. Intensificò pure la produzione pubblicistica e videro la luce diversi suoi lavori, tra cui primeggia Panfascismo (Roma 1935), in cui il G. trae un primo complessivo bilancio dell'impegno per la diffusione all'estero dell'ideologia fascista, ribadendo la sua ostilità al nazionalsocialismo.
Anche per fronteggiare una situazione politica personale sempre più precaria, il G. si arruolò volontario per la guerra di Etiopia, ma le vicende in terra africana contribuirono ad aggravare ulteriormente la sua posizione nei riguardi del regime. Per alcuni suoi atteggiamenti venne accusato di vigliaccheria e, dopo il rientro anticipato in Italia, si vide fatto oggetto di aspre critiche da parte delle gerarchie fasciste.
Era il segno evidente della progressiva disaffezione di Mussolini nei suoi confronti. Tra agosto e settembre 1936, per ordine del duce, furono sospese le pubblicazioni di Ottobre e di Antieuropa. Venendosi a trovare in una situazione particolarmente difficile il G., nel novembre 1936, non trovò di meglio che arruolarsi nel corpo dei volontari in partenza per la Spagna. Qui ebbe modo di comportarsi valorosamente, riabilitandosi, almeno in parte, agli occhi di Mussolini. Sebbene Antieuropa riprendesse le pubblicazioni, i caratteri di originalità che l'avevano contraddistinta apparvero seriamente compromessi.
I vincoli sempre più stretti dell'Italia con la Germania concorsero al progressivo adeguarsi della rivista al clima generale di conformismo politico, fino a che questa si confuse, nell'ultima fase della sua vita, con le tante pubblicazioni-megafono del regime.
Le ferite riportate nella guerra civile spagnola impedirono al G. di partecipare al conflitto mondiale. La caduta di Mussolini ne comportò l'arresto e la detenzione a Forte Boccea. Liberato dai Tedeschi, aderì con entusiasmo alla Repubblica sociale italiana.
Venne chiamato a far parte del tribunale provinciale straordinario di Venezia in veste di avvocato, anche se non risulta chiaro quando e come fosse riuscito a completare quegli studi che aveva abbandonato dopo la licenza media.
Con la guerra l'entusiasmo per le armi tedesche e per il nazismo prese il posto della sua antica diffidenza. Entrò a far parte della Waffen-Grenadier Division Italia; a Milano si dette inoltre a organizzare spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche per le truppe tedesche. Nel marzo 1945, venne nominato sottocapo di stato maggiore della guardia nazionale repubblicana. Catturato dai partigiani, restò in prigione fino al 1947, allorché fu liberato in seguito all'amnistia generale.
Nel dopoguerra si avvicinò al Movimento sociale italiano, per allontanarsene quando il partito finì nelle mani del moderato A. Michelini. Nel 1950, dette vita all'Antidiario, in seguito al mensile Latinità e all'Editrice Latinità. Cercò anche di fondare un partito, il Movimento legionario italiano, che rimase tuttavia allo stato di progetto.
Il G. morì a Roma il 20 ott. 1956.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Carte Gravelli; Segreteria particolare del duce, Carteggio riservato Repubblica sociale italiana, b. 35; Ibid., Carteggio ordinario, ff. 198.601, 208.725, 538.984, 509.529, 209.020; Ministero della Cultura popolare, b. 84; Carteggi di personalità, Gravelli, Asvero; G. Bottai, Diario 1935-1944, a cura di G.B. Guerri, Milano 1989, ad ind.; M.A. Ledeen, L'internazionale fascista, Roma-Bari 1973, ad ind.; R. De Felice, Mussolini il duce, I, Gli anni del consenso 1929-1936, Torino 1974, ad ind.; A. Romualdi, Il fascismo come fenomeno europeo, Roma 1984, ad ind.; G. Corni, Fascismo e fascismi, Roma 1989, ad ind.; D. Sabatini, L'internazionale di Mussolini. La diffusione del fascismo in Europa nel progetto politico di A. G., s.l. né d. [ma 1998].