AŚVAGHOSA
. È il primo grande poeta che dalla vita leggendaria del Buddha trasse materia per uno dei più importanti poemi d'arte (kāvya) della letteratura sanscrita, il Buddhacarita, o "vita del Buddha" (traduzione italiana di C. Formichi, Bari 1912). Secondo la tradizione, A. godé il favore di Kaniṣka, il re Kuṣāṇa, protettore del buddhismo (circa 100 a. C.), e appartenne al Mahāyāna (v.), ma nulla rivela nelle sue opere la partecipazione al movimento d'idee ch'ebbe assetto sistematico da Nāgārjuna (fine del sec. II), tranne forse alcune leggende del Sūtrālaṃkāra che parlano di grazie largite dal Buddha, preludendo alla buddholatria. Dopo il Buddhacarita, giunto a noi incompiuto (con 17 canti su 28), A. scrisse il Sūtrālaṃkāra, o "Ornamento dei trattati", e il Sundaranandakāvya, o "Poema di Sundara-Nanda", che ha per protagonista Nanda, un fratellastro del Buddha. A. fu anche drammaturgo, come attestano i frammenti del Śāriputraprakaraṇa, o "Dramma di Śāriputra", pubblicati dal Lüders nel 1911. Ma a lui si attribuiscono anche opere minori, sopravvissute soltanto in traduzioni cinesi e tibetane, che sono probabilmente di omonimi confusi col maggiore Aśvaghoṣa, il che spiega perché egli fosse dalla tradizione annoverato fra i patriarchi del Mahāyāna.