BAGLIONI, Astorre
Secondo maschio dei molti figli di Guido di Malatesta di Pandolfo e di Costanza Varano, nacque alla fine del sesto o al principio del settimo decennio del sec. XV. Era comunque in età militare, anche se giovanissimo, nell'ottobre 1479, allorché presso Colle Val d'Elsa, nella guerra seguita alla congiura dei Pazzi, venne restituito dai Fiorentini, che lo avevano preso prigioniero, agli Aragonesi, dei quali verosimilmente era al servizio. Alla fine del 1480 èeletto tra i cinque ufficiali di custodia in funzione dal 1° genn. 1481 per quattro mesi. Nel 1482, l'8 febbraio, insieme a Filippo di Braccio, diede occasione ad un conflitto fra le famiglie Baglioni e Ranieri, ferendo, pare proditoriamente, un bastardo dei Ranieri. Il 2 marzo successivo è il B. ad essere ferito in uno scontro con gli Oddi, nel quale "si portò molto valorosamente come un Cesaro". Nell'autunno del 1486, avviatosi ormai decisamente al mestiere delle armi, entrò al servizio del duca di Calabria e vi rimase fino al gennaio 1493.
Annota il cronista: "... tornò el magnifico mesere Astorre de lo Reame; e tornò in Peroscia molto ben in ordine, lui e suo' soldate, cum belli cavalli, e cum veste de oro e cum ragazze vestite de giupponi e giornei de argento; che quando se partì, non menò se non un famiglio e uno cavallo per sua persona, e senza panni e mal vestito". L'assenza da Perugia non dovette però essere ininterrotta, se il 9 luglio 1488 un cronista lo dice presente in Perugia insieme a Franceschetto Cybo. Tuttavia il giovane soldato è lungi da Perugia allorché gli Oddi ne vengono scacciati (ottobre 1488)da suo padre e da suo zio.
Nel febbraio del 1493 fece parte, insieme al cugino Troilo, della onnipotente magistratura dei Dieci dell'Arbitrio. Verso la fine dello stesso anno "andò per soldato de' Norscini contro li forosciti de Norscia", a fianco dei quali erano anche dei fuorusciti di Perugia.
Della sua condizione, in quel tempo, così scrisse a Piero de' Medici il 27 nov. 1493: "... io so' senza stipendio alcuno, el che quanto me sia grave, attento che tucti li miei dì me so' nutrito nel mistero del soldo, el lassarò iudicare ad prefata Vostra Magnificenza" (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, XVIII, 165). A Piero de' Medici qualche mese prima aveva raccomandato un amico perugino (ibid., LX, 557). Il 9 febbr. 1494 era di nuovo a Perugia, perché in quel giorno "fece fare una bella e nobile colatione in P. S. Pietro" con splendido apparato e bellissime dame (300, dice il cronista!), invitandovi anche i Priori.
La calata di Carlo VIII nella penisola trovò il B. col fratello Adriano nell'esercito di Ferdinando d'Aragona. Già assoldato, ma non ancora partito per il campo napoletano, il B. aveva attaccato con decisione Assisi, in cui erano rientrati i conti di Sterpeto.
Al B. e ai suoi Perugini - giunti verso la metà di settembre nel campo aragonese - si attribuisce un fatto d'armi presso Bertinoro con esito loro favorevole. Dal campo aragonese il B. scriveva al padre Guido e allo zio Rodolfo di fortificare Perugia per resistere a un attacco dei Francesi; e per le fortificazioni di Perugia si spesero, a seguito del suo suggerimento, 25.000fiorini. Quando i Francesi erano a Pisa, il B. aveva già lasciato il campo aragonese ed era pronto alla difesa della sua città. Di lì si spinse intanto ad attaccare nuovamente Assisi, con devastazioni così crudeli del territorio circostante da colpire la fantasia del cronista Maturanzio. Al passaggio dei Francesi per il territorio perugino, il B. progettò col cugino Giampaolo Baglioni di assalirli audacemente mentre sostavano a Mercatello Montevibiano, ma il disegno di sorpresa nottuma venne fermato da Guido e Rodolfo Baglioni. Sempre insieme a Giampaolo il B. andò quindi al soccorso della fazione tudertina dei Catalani, per difendere la città dalla minaccia dei fuorusciti della famiglia Chiaravalle, che erano appoggiati dai Francesi e dai Colonna. Ma i due Baglioni abbandonarono presto Todi, sdegnati per gli affronti fatti a un loro prigioniero - Attone Chiaravalle -, ch'essi intendevano trattare cavallerescamente. I Chiaravalle, in contraccambio, impedirono lo sconfinamento verso Perugia di fuorusciti perugini. Ma questi, tra cui primeggiavano gli Oddi che avevano militato nelle file francesi, nella primavera del 1495, aiutati dai Senesi, s'inoltrarono in massa nel territorio perugino e s'impadronirono di Castiglion del Lago e di Passignano, le cui rocche rimasero però in mani fedeli ai Baglioni. Nello stesso tempo, partiti da Gubbio con l'aiuto del duca d'Urbino, altri fuorusciti, tra cui membri delle famiglie Ranieri, Della Penna, Della Staffa, occuparono la Fratta (oggi Umbertide) e si spinsero da quella parte verso Perugia. Il B. marciò dapprima con forze di cavalleria e fanteria su Passignano, che riconquistò in una cruenta giornata celebrata dal forlivese Girolamo Masseri, professore d'eloquenza nello Studio perugino, con il poemetto (inedito, nella Bibl. com. di Perugia) De Passiniani oppidi agri perusini obsidione ab Asturre Balione facta. (Il Masseri è anche autore di un Epinicion in Asturrem Balionem edito dal Vermiglioli, Memorie..., pp. 315-318). Il B. si spostò quindi verso la Fratta e riuscì ad alleggerire la pressione dei fuorusciti da quella direzione, scacciandoli da alcune località più vicine a Perugia delle quali essi si erano già impadroniti. Più tardi, dopo il soggiorno a Perugia di Alessandro VI (6-20 giugno), il B. guidò il massimo sforzo militare della città contro i fuorusciti della Fratta. Per molte settimane i Perugini si accanirono inutilmente, anche con artiglierie, contro le solide difese della Fratta e il B. diede inutilmente prova di gagliardia e di valore, rimanendo anche ferito il 29 giugno. (È pertanto assai dubbia la presenza del B. nell'esercito francese a Fornovo, asserita dal Bonazzi). Allorché nell'agosto 1495 si radunarono a Foligno, al comando di Troilo Savelli, truppe della Marca e del ducato d'Urbino per soccorrere i fuorusciti asserragliati alla Fratta, il B. e Guido Baglioni lasciarono l'assedio e ritornarono a Perugia per timore che la città si sollevasse. I fuorusciti scorsero allora la campagna intorno a Perugia e occuparono Corciano, arrestandovisi in attesa della sollevazione dei loro fautori nella città. Nella notte tra il 3 e il 4 settembre i fuorusciti, con le folte schiere che li sostenevano, aiutati dall'interno da Ludovico degli Armanni, uno dei Dieci dell'Arbitrio, che aprì loro una porta, penetrarono in Perugia. Il B., insieme col padre Guido, li contrattaccò e contribuì, facendo "opere de uno novo Marte", a rovesciare le sorti dello scontro che terminò sanguinosamente col massacro di molti degli invasori. Il B. passò quindi allo sfruttamento del successo; a chi tentava di frenarlo diceva, secondo il cronista, "che mai alcuno campo rotto e fracassato se reunì e refortificò in uno punto, se da lo inimico è persiguitato". Ripresa Corciano, il B. devastò il territorio di Foligno e strinse d'assedio Gualdo Cattaneo. Non riuscendo ad espugnare questa località fortificata, i Baglioni ricorsero all'aiuto di Virginio Orsini e delle sue "gente d'arme novamente fatte". Ma l'Orsini, sembra perché segretamente d'accordo con i Folignati, portò le cose al punto da far trattare un accordo tra i Folignati e i Baglioni, i quali ultimi nel novembre abbandonarono l'assedio.Il 30 marzo 1496 il B. venne eletto a far parte di una nuova magistratura straordinaria, di sei membri, i Riformatori della Giustizia, ai quali vennero concessi pieni poteri per riportare l'ordine in Perugia, dove gli arbitri e le violenze compiuti dai nobili più non si contavano. Nella primavera dello stesso anno il B. guidò scorrerie nel territorio di Assisi, riuscì a penetrare nella città, ma ne fu respinto. Nell'estate poi del 1497 partecipò all'azione decisiva contro Assisi che portò alla capitolazione della città e all'espulsione del conte di Sterpeto.
Nell'estate-autunno del 1496 il B. fu al servizio di Firenze impegnata in guerra contro Siena per Montepulciano, che, favorevole ai Medici, s'era ribellata alla Repubblica fiorentina.
Il B. venne posto alla difesa della rocca di Valiano, si ammalò per le "captive arie" delle Chiane (per il commissario fiorentino a Valiano il B. era stato colpito alla testa, da una pietra "che venne da alto") e dovette rientrare a Perugia, mettendo perciò in crisi le difese fiorentine. Guarito, riprese il comando e riuscì con abile manovra a far sloggiare dalle loro posizioni i Senesi di Giovanni Savelli. A metà, poi, di novembre i Fiorentini manifestarono l'intenzione di servirsi del B. e delle sue truppe nel Pisano. Deve aver origine intorno a quest'epoca la vertenza fra il B. e la Signoria fiorentina pel mancato pagamento del soldo, di cui è ricordo in documenti della fine del 1499 conservati nell'Archivio fiorentino, attestanti le rappresaglie effettuate dal B. sulle merci di mercanti fiorentini che passavano pel territorio perugino.
Il B. sottoscrisse il documento del 6 luglio 1498 che componeva il conflitto scoppiato nel febbraio precedente tra Perugia e Guidobaldo I, duca d'Urbino, per la torre, posta sul confine tra il territorio perugino e il ducato d'Urbino, appartenente al conte Francesco Bigazzini che l'aveva donata al duca d'Urbino.
Nell'estate del 1498 il B. entrò al servizio di Venezia, che appoggiava il tentativo di Piero de' Medici di rientrare in Firenze; al servizio della Repubblica fiorentina si trovava invece Giampaolo Baglioni, che altre volte aveva militato al suo fianco.
Il diverso fronte in cui si trovavano i due cugini si riflette nell'orientamento contrastante che assunsero in Perugia Guido, padre di Astorre, favorevole, e Rodolfo, padre di Giampaolo, contrario, agli aiuti e al permesso di passaggio per il territorio di Perugia richiesti dai provveditori del campo veneziano. Non sembra che i rapporti tra il B. e i Veneziani fossero sempre facili, per i contrasti sorti ripetutamente sulla misura e sul pagamento del soldo, e per l'animosità che il B. nutriva verso Carlo e Grifonetto Baglioni che militavano nella stessa coalizione al servizio del duca d'Urbino. Nella presa di Bibbiena, comunque, il B. si comportò bene. I mesi successivi lo vedono protagonista di episodi bellici, non sempre coronati dal successo, e di contrasti con la Signoria veneta in merito al pagamento del soldo. Il 6 maggio 1499 a Venezia venne annullata la condotta del B. "e nepoti, qual era stato 6 mexi, et tamen havia la ferma per uno anno et uno di rispetto in libertà nostra" (Sanuto).
Poco dopo il B. passò al servizio della Chiesa con 400 cavalieri e 1200 fanti, ma si oppose alla progettata impresa contro il signore di Camerino, con cui era imparentato.
Alla fine del giugno 1500, in un tripudio di splendidi festeggiamenti, il B. celebrava in Perugia le nozze con Lavinia figlia di Giovanni Colonna e di Giustina Orsini. Pochi giorni dopo, nella notte sul 15 luglio, in casa di Grifone Baglioni, dove con la sposa ancora si trovava dal dì delle nozze, il B. cadde sotto i colpi di Ottaviano Della Cornia e di Filippo di Braccio, nel tremendo eccidio, organizzato dal signore di Camerino con la collaborazione di diversi membri della famiglia stessa dei Baglioni, in cui perirono, oltre il B., Guido, Gismondo e Simonetto Baglioni. Anche nella morte il cronista tiene a circondare il B. di un alone di grandezza. "Misero Astorre che more commo poltrone" avrebbe detto cadendo. Il B. moriva in età giovanile, quando stava per essere nuovamente assunto al servizio della Repubblica fiorentina.
Il B. fu un buon soldato di mestiere, ma sarebbe eccessivo definirlo un grande capitano, e meno che mai ritenerlo animato da un vero sentimento nazionale italiano. Al vertice, insieme al padre Guido e allo zio Rodolfo, della vita pubblica perugina, egli adottò quel magnifico stile di vita dei signori dell'età sua, su cui tanta influenza ebbero gli ideali classici degli umanisti. Sotto questo profilo ben meritò l'attenzione del Burckhardt, che colpito dalla grandiosità della rappresentazione fattane dal cronista Maturanzio, lo vorrebbe ispiratore di Raffaello per il celeste guerriero della Cacciata d'Eliodoro.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze Mediceo avanti il Principato, XVIII, 165; LX: 557; Signori, Responsive, XIII, 190, 249, 288; Archivio di Stato di Perugia, Offici, 12, c. 40r; Perugia, Archivio di S. Pietro, ms. 220, E. Agostini, Diz. stor. perugino, Lett. B, I, pp. 43-47; Ibid. ms. CM 202, Id., Famiglie perugine, B, I, c. 71r; Cronache e storie inedite di Perugia dal MCL al MDLXIII..., in Arch. stor. ital., XVI (1850), parte I, p. 679; XVI (1851), parte 2, cfr. Indice; M. Sanuto, La spedizione di Carlo VIII..., a cura di R. Fulin, in Arch. veneto, III(1873), pp. 76, 597; Id., Diarii... I Venezia 1879, coll. 1024, 1063, 1069, 1092; II, ibid. 1879, coll. 84, 89, 159, 177, 247, 258, 282, 285, 306, 308, 316, 338, 356, 366, 371, 392, 394, 450, 496, 497, 506, 521, 571, 687, 1049; III, ibid. 1881, col. 521; Cronache della città di Perugia, a cura di A. Fabretti, II, Torino 1888, pp. 113, 115, 118, 121; Cronaca perugina inedita di Pietro Angelo di Giovanni..., a cura di O. Scalvanti, in Boll. d. Deputaz. d. storia patria per l'Umbria, IX(1903), pp. 193-196, 263, 301, 373, 379, 380; S. Ammirato, Istorie fiorentine..., Firenze 1641, III, p. 140; C. Crispolti, Perugia Augusta..., Perugia 1648, pp. 282 s.; P. Pellini, Dell'historia di Perugia..., Venetia 1664, II, p. 797; III, pp. 33, 65 ss., 84, 104, 118 ss., 125; G. B. Vermiglioli, Memorie di Jacopo Antiquari..., Perugia 1813, p. 192; Id., Bibl. storico-perugina..., Perugia 1823, p. 99; A. Fabretti, Note e documenti... che servono ad illustrare le biografie dei capitani venturieri dell'Umbria, Montepulciano 1842, pp. 425-453; Id., Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria, III, Montepulciano 1844, pp. 89-118; G. C.Conestabile, Memorie di Alfano Alfani, Perugia 1848, pp. 111, 112; V. Ansidei, La pace del 6 luglio 1498 fra Guidobaldo I duca d'Urbino e il Comune di Perugia, in Bollett. d. Deputaz. d. storia patria per l'Umbria, V(1899), pp. 749-751, 759, 761; E. Verga, Documenti di storia perugina estratti dagli archivi di Milano, ibid.,VI (1900), pp. 14-15; G. Degli Azzi, Il tumulto del 1488 in Perugia e la politica di Lorenzo il Magnifico, ibid., XI (1905), p. 412; V. Ansidei, Ricordi nuziali di casa Baglioni, ibid., XIV(1908), pp. 121-124; G. Nicasi, La famiglia Vitelli di città di Castello e la Repubblica Fiorentina fino al 1504, ibid., XV(1909) pp. 449 s., 497 ss.; J. Burckhardt, La civiltà del Rinascimento in Italia, Firenze 1952, pp. 30-32; A. Cristofani, Le storie di Assisi Venezia 1959, l. V, passim; L.Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, a cura di G. Innamorati, II, Città di Castello 1960, pp. 2 ss.