AGNESI, Astorgio (Astorre)
Di nobile famiglia, già chierico a Napoli, fu, appena ventiduenne, nominato vescovo di Mileto il 15 sett. 1411; fu poi trasferito a Ravello (15 febbr. 1413), a Melfi (25 genn. 1418), ad Ancona (6 marzo 1419). Trasferito ancora ad Ascoli Piceno da Martino V (22 ag. 1422), rifiutò.
Fu in tale occasione fissato il principio che, nel caso di rifiuto di un prelato ad esser trasferito da una sede ad un'altra, fosse nominato nella seconda sede il prelato già prescelto a succedergli nella prima.
Il 19 ott. 1422 l'A. ebbe unita alla sua diocesi di Ancona anche quella di Umana. Dal giugno 1424 intraprese l'opera di riconquista e di riordinamento delle Marche, voluta da Martino V, ricoprendo la carica di tesoriere apostolico della Marca accanto al governatore Pietro Emigli, abate di Rosazzo. Profittando della ribellione delle Marche contro Braccio da Montone, dopo la battaglia dell'Aquila (2 giugno 1424), riuscì a recuperare Roccacontrada e Staffolo e più tardi, sempre nello stesso anno 1424, Cingoli ed Iesi. Dopo la morte dell'Emigli (24 sett. 1426), fu nominato (30 apr. 1427) deputato per la Marca d'Ancona, la Massa Trabaria ed il Presidato Farfense. Continuando l'azione militare del suo predecessore, abbatté la resistenza di Obizzo da Carrara nel castello di Macchie presso S. Ginesio, schiacciò rivolte in S. Severino e Montefiore e impose che i vari signori della Marca non tenessero armati alle loro dipendenze (marzo 1428). Nello stesso tempo organizzava anche la lotta contro l'eresia dei fraticelli.
Governatore della Romagna dal 1435, il 18 febbr. 1437 venne eletto arcivescovo di Benevento; dal 16 giugno 1445 al 25 maggio 1449 ebbe inoltre ad amministrare la diocesi di Canne. Nel settembre 1447 fu inviato a Bologna come governatore della città; il 20 dic. 1448 veniva nominato cardinale prete del titolo di S. Eusebio. Lasciata Bologna, anche per i disordini e la peste che la turbavano, il 27 ott. 1449 fu nominato camerlengo del Sacro Collegio. Nel 1450 assistette alle cerimonie per l'Anno Santo; ne riferì al marchese di Mantova Ludovico Gonzaga, in una lettera pervenutaci. Morì il 10 ott. 1451 e fu sepolto nel chiostro di S. Maria sopra Minerva, in Roma, ove un lungo epitaffio lo ricorda.
Fonti e Bibl.: C. Ghirardacci, Della Historia di Bologna parte terza, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 123, 125 s., 128 s.; L. Wadding, Annales Minorum, X, Ad Claras Aquas 1932, pp. 121 s.; F Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, coll. 337-338, 937, 1189; VII, ibid. 1721, coll. 799s.; VIII, ibid. 1721, coll. 162 s. (con trascrizione dell'epigrafe tombale); V. Capialbi, Memorie per servire alla storia della S. Chiesa miletese, Napoli 1835, pp. 37-39; S. Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del sec. XII alla fine del sec. XIX, Ravenna 1898, p.48; L. Pastor, Storia dei Papi, I, Roma 1910, pp. 368, 376, 383, 385; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, pp. 88, 335, 341, 414; II, ibid. 1914, pp. 10, 30, 104, 117; P. Partner, The Papal State under Martin V. The administration and government of the temporal power in the early fifteenth century, London 1958, pp.82, 84, 94, 103, 104, 105, 110, 207, 215; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I, col. 987.