AŠŠUR (Ashshur)
Era il dio della tribù degli Assiri (i quali portavano, come spesso avviene nell'Oriente semitico, il nome dei loro dio nazionale) e, quando dalla tribù si sviluppò la potente nazione assira che seppe conquistarsi un vasto impero, il dio dell'impero assiro. Nelle iscrizioni più antiche il suo nome suona anche Ašir. I sacerdoti gli diedero talora, per rendergli onore ed esaltarlo, il nome del dio sumero An-šar. L'origine del nome non è nota: forse significa "il benigno", se è di origine semitica, ma potrebbe essere di origine straniera. Egli fu sempre il dio supremo del pantheon assiro, e non fu mai adorato in Babilonia. La sua natura di divinità è del tutto particolare tra gli altri dei dell'Assiria e della Babilonia: egli non rappresenta nessun fenomeno naturale, ma è soltanto il principe e signore degli Assiri. Lo si esalta come grande signore, padre degli dei, re del cielo e della terra, procreatore degl'Igigi e degli Anunnaki, determinatore dei fati. Il suo culto è una concentrazione intensiva del sentimento religioso nell'idea nazionale. Per alcuni suoi aspetti, e specialmente per il suo carattere particolare di dio della nazione, egli presenta talune spiccate affinità col dio nazionale degl'Israeliti, Jahvè.
Di solito egli è rappresentato da una figura di dio barbuto, posta nel mezzo di un disco alato e in atto di tirare l'arco. Nelle campagne militari dei re di Assiria la sua immagine tirata su un carro, accompagnava dappertutto l'esercito e veniva rizzata nel mezzo delle città conquistate quale segno di annessione all'impero assiro. La sua rappresentazione figurata fu assunta al tempo dei Persiani dal loro dio nazionale Ahura Mazdāh. Il suo culto sopravvisse alla distruzione di Ninive e dell'impero assiro, poiché ancora ottocento anni dopo, nel sec. III d. C., lo si adorava da pochi fedeli nelle rovine della città di Aššur (v. babilonia e assiria: Religione).
Bibl.: G. Furlani, La Religione Babilonese e Assira, I: Le Divinità, Bologna 1929.