ASSTEAS ('Ασστέας)
Pittore di vasi dell'Italia meridionale, la cui arte conosciamo da sei vasi recanti la sua firma. Dei soggetti trattati, tre sono rappresentazioni mitologiche e tre sono scene teatrali; di queste una è tragica, due sono fliaciche. Del primo gruppo fanno parte: 1. Frisso ed Elle, su cratere a calice; 2. Eracle nel giardino delie Esperidi, su ariballo; 3. Cadmo uccisore del drago, su cratere a campana, tutti nel museo di Napoli. Sono del secondo gruppo:1. La furia di Eracle, su cratere a calice del museo di Madrid; 2. Parodia del mito di Procruste (?), su cratere a calice dell'Antiquarium di Berlino; 3. Parodia del mito di Cassandra ed Aiace su frammento di cratere a calice già nel Museo Teatrale della Scala di Milano, ed ora al Museo di Villa Giulia a Roma.
Di vasi non firmati oggi gli si attribuisce quasi concordemente il cratere a campana del Vaticano con scena fliacica parodiante l'amore di Zeus ed Alcmena (?); per altri l'attribuzione è soggetta a discussione.
Anche questi vasi non firmati mostrano Assteas ugualmente attratto dalle scene mitologiche e da quelle fliaciche. Sono invece scene dionisiache comuni quelle che decorano il rovescio dei suoi vasi, che tuttavia è probabile fossero affidate dal maestro a qualche suo aiutante.
L'arte di Assteas si ricollega allo stile dei vasi attici fiorito nel sec. IV a. C., ma senza esserne una pedissequa imitazione. È originale nella scelta dei soggetti, nella forza del disegno, nella saldezza della composizione, nell'intensità drammatica non meno che nel crudo umorismo con cui egli rappresenta nel vivo dell'azione dei ed eroi. Alcune sue caratteristiche tecniche sono: l'uso predominante del cratere a calice, la frequente ripartizione della scena in due piani e i personaggi affacciantisi o sporgenti a mezzo busto nella ripartizione superiore; l'impiego per i particolari del giallo, del bianco, del pavonazzo, quest'ultimo diversamente e più frequentemente che nei vasi apuli.
Pur non essendo ancora esclusa da tutti la dipendenza diretta dell'opera di Assteas dalla pittura vascolare apula, la questione più dibattuta è tuttavia se e quanto l'opera di Assteas sia in relazione con la ceramica campana oppure con la lucana: certo la Lucania offre nelle sue pitture parietali funerarie la maggiore affinità di stile con la ceramica di Assteas.
Se non che, dato che nella produzione attribuita sicuramente ad Assteas il luogo di provenienza più frequente è Pesto, che di costume pestano è l'armatura di Eracle furioso, e così pure l'elmo di Aiace e l'acconciatura di alcune figure femminili, è da pensare che in Pesto fosse la bottega di Assteas e dei suoi compagni e continuatori.
Vaghi sono i termini cronologici del maestro che si fanno correre, a seconda delle opinioni, lungo tutto il sec. IV a. C.
Bibl.: C. Robert, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, Stoccarda 1896, coll. 1779-82; B. Sauer, in Thieme-Becker, Künstler-lexikon, II, Lipsia 1908, p. 202 seg.; I. C. Hoppin, Black-fig. vases, Parigi 1924, pp. 436-447; G. E. Rizzo, in Röm. Mitteil., 1925, p. 217 segg.; tav. xv e agg. v-vii; e in Dedalo, VII (1926-1927), pp. 411-414, 418, n. 12; A. Della Seta, Italia antica, 2ª ed., Bergamo 1928, p. 180 con bibl. a p. 454. Sull'assegnazione della fabbrica di Assteas a Pesto cfr. specialmente G. Patroni, La ceramica antica nell'Italia merid., in Memorie della R. Accademia di Napoli, XIX, pp. 62-64; id., Questioni vascolari, in Rend. Accad. d. Lincei, cl. scienze mor., s. 5ª, XXI, fasc. 7-10, passim. Sui rapporti dell'opera di Assteas col teatro antico, cfr. L. Séchan, Études sur la trag. grecque, Parigi 1926, passim.