ASSOS (᾿Ασσός)
Città della Troade, posta a circa 1 km all'interno del golfo Adramitteno, sopra una altura di roccia trachitica a terrazze, non lontana dal fiume Tusla-chai, l'antico Statnioeis, e presso l'odierno abitato di Behtam Kalessi.
Di particolare importanza, il tempio, scavato da una missione americana fra il 1881 e il 1883. Esso costituisce, sia per alcune sue particolarità architettoniche, sia, soprattutto, per le sue sculture, uno dei monumenti più rappresentativi dell'arte greca del sec. VI a. C. Il tempio, situato sull'alto dell'acropoli, era periptero, di ordine dorico (m 30,31 per 14,03 allo stilobate), con sei colonne sulle fronti e tredici sui lati lunghi, fortemente rastremate; la cella (m 22,33 × 7,97) aveva il pronao con due colonne fra le ante, ma era priva di opistodomo: si ignora la divinità cui era dedicato: secondo alcuni Eracle (che compare in più d'una delle scene figurate); secondo altri Atena. Di fronte alla quasi totalità di templi ionici dell'Asia Minore, quello dorico di Assos costituiva perciò una singolare eccezione. Esso aveva peraltro un elemento che lo avvicinava ai templi ionici, e cioè la presenza di un epistilio scolpito con rappresentazione continua al di sotto del fregio a metope e triglifi. Tutte le sculture, al pari del resto dell'edificio, erano in pietra trachitica: esse sono oggi divise fra i musei di Istanbul, del Louvre e di Boston. Poche sono quelle pertinenti alle metope, sicchè è da credere che di queste solo quelle delle fronti fossero figurate: esse rappresentano sfingi affrontate, un cinghiale, un centauro al galoppo, ecc. Del fregio si sono recuperate invece molte lastre, nelle quali le figurazioni si seguono le une alle altre, senza alcun nesso fra loro. Vi si vedono scene del mito di Eracle: la lotta con Tritone e l'inseguimento dei Centauri; figure a banchetto; combattimenti di fiere, ecc. Le forme delle figure sono molli e carnose; il rilievo è piatto; la composizione ricca di vivacità e di movimento; strettamente osservata l'isocefalia, per cui le proporzioni tra figure stanti e sedute o chine risultano del tutto fuori della realtà. Innegabile la stretta parentela del fregio con i monumenti d'arte ionica asiatica: non si può escludere tuttavia una certa influenza della Grecia propria, e più precisamente di Atene, determinata da avvenimenti storici dell'età cui l'edificio deve ascriversi: influenza sulla scelta dei soggetti (la scena della lotta tra Eracle e Tritone è assolutamente simile a quella, cronologicamente posteriore, del frontone dello Hekatòmpedon dell'acropoli di Atene), e in talune particolarità delle figure, come la nudità, aliene dallo stile ionico. Invero l'età del tempio è stata variamente stabilita dagli studiosi; essa tuttavia oggi si fissa normalmente ai primi decennî della seconda metà del VI sec. a. C. Che nelle sculture si debba riconoscere l'opera di più mani è attendibile ipotesi del Mendel. Si è recuperato anche qualche frammento di antefissa in terracotta dipinta. Il tempio fu più tardi restaurato: al sec. IV vanno attribuiti alcuni resti di mosaico nel pavimento della cella.
La città si stendeva su una terrazza sottostante all'acropoli; sono conservate le bellissime mura, in buona opera isodoma, da attribuire al sec. IV, con porte e torri: si hanno però tracce anche di una cinta più antica in opera poligonale; restano tracce dell'interessante agorà fiancheggiata da portici, dal Bouleutèrion (edificio quadrato di circa 20 m di lato) e da un piccolo tempio; il teatro, il Ginnasio e varî sepolcri (da ricordare uno del II sec. d. C., a forma di camera quadrangolare sormontata da una piramide a lati curvilinei) e alcuni caratteristici sarcofagi a festoni; fuori della città un ponte, pure, sembra, di costruzione greca.
Bibl.: F. T. Clarke, F. H. Bacon, R. Koldewey, Investigations at A., Londra, Cambridge, Lipsia 1902-1921; R. Martin, Recherches sur l'agorà grecque, Parigi 1951, pp. 427-429, 486-487, 490, 507, fig. 62; per le sculture: X. Mendel, Catal. Musée de Constantinople, II, p. 1 ss.; W. Déonna, Dedale, II, p. 62, n. 4 e 5; e tutte le opere sulla scultura greca in generale: tra cui Ch. Picad, Manuel d'archéol. grecque, La Sculpture, I, Parigi 1938, pp. 351, 379 ss., 531 s.; Bürchner, in Pauly-Wissowa, II, cc. 1748-1749, s. v.