assonanza
. La rima assonanzata è assolutamente eccezionale nella poesia dantesca, e comunque riferibile alle prime esperienze tecniche del poeta.
L'unico caso non discusso è nella canzone Lo doloroso amor (Rime LXVIII) in cui morto (v. 23) e scorto (v. 24) sono in rima con ricolto (v. 26). Tale canzone offre caratteri che possono essere giudicati, nel loro complesso, segno di forte arcaismo (Contini, Rime) : " la rima ibrida di quigli (v. 46), forma siciliana per la sola tonica "; due versi di ogni stanza, l'ottavo e l'undecimo, senza rima; " alla struttura della stanza non risponde appieno quella del commiato "; " l'astrattezza scolastica della trattazione " che, per di più, ci offre Beatrice " proprio sotto l'aspetto provenzalmente e curialmente convenzionale della donna crudele che fa morire l'amatore ". Insomma, " in una cronologia ideale delle rime dolorose la nostra canzone occupa certo il posto più antico ".
Altra rima imperfetta si ha nella ballata Per una ghirlandetta (Rime LVI), in cui i miei sospire (v. 14) e disire (v. 15) rimano con Fioretta mia bella e gentile : il Barbi propose di leggere Fioretta mia bella a sentire, ottenendo la rima perfetta, nell'ipotesi che gentile sia riflesso nei copisti dal fior gentile del v. 5. Ma probabilmente, tenuto conto del carattere fortemente arcaico anche di questa ballata (v. BALLATA), la lezione tramandata sarà da accogliere.
L'a. appare quindi in D. come un residuo tecnico di esperienze giovanili, poi accuratamente evitata. Giustamente gli editori della Commedia hanno risolto secondo la rima perfetta i casi che potevano destar dubbi di rima con -c- e -g-: " Sono ammissibili Oriaco (Pg v 80) e il latinismo suco (If XXXII 4). Il caso di If XXXIII 116-118-120 non desta perplessità, potendosi consentire sia la rima in -ico che quella in -igo, e preferendosi questa per il tipo di attestazione, giacché fico e figo potevano essere accolti anche in Toscana, come all'inverso fatica e fatiga, ma al caso figo è uno dei settentrionalismi accettati da D., e che non solo copisti come quelli di La Urb accolgono senza preoccupazioni, ma che ammette anche Francesco di ser Nardo. Si veda poi sego (Pg XVII 58), braco (Pg V 82), ab antico (If XV 62; Petrocchi, Introduzione 471). E giustamente anche in Pg II 44, 46, 48 Petrocchi stampa descripto, Aegypto, scripto, ottenendo così la rima anche per l'occhio. Tuttavia, anche stampando descritto, Aegypto, scritto, la rima risulterebbe perfetta, date le abitudini grafiche del tempo di D., per cui grafemi latini venivano largamente riportati in volgare, ma certamente la pronuncia non corrispondeva ad essi (nel luogo in questione, il nesso -pt- era letto -tt-). V. anche RIMA 16.