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ASSEMANI

di Giuseppe FURLANI - Enciclopedia Italiana (1929)
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ASSEMANI (arabo as-Sam‛ānī)

Giuseppe FURLANI

Famiglia di Maroniti di origine libanese, della quale alcuni membri vennero a Roma, salirono ad alte cariche nella gerarchia romana e diedero la loro attività scientifica alla compilazione specialmente di cataloghi di manoscritti orientali conservati in Italia. Tra i suoi membri più attivi e che salirono in maggior fama si annoverano Giuseppe Simone e Giuseppe Luigi, fratelli, e il loro cugino Stefano Evodio.

Giuseppe Simone, nato a Tripoli di Siria nel 1687, fu per lungo tempo custode della Biblioteca vaticana e il primo che abbia scritto una vera storia della letteratura siriaca, facendo noti molti scrittori che scrissero in lingua siriaca e dando tutte quelle notizie biografiche che poté raccogliere dai manoscritti, specialmente della Biblioteca vaticana. Il papa Clemente XI lo incaricò di recarsi in Oriente per acquistare manoscritti orientali. Partì dall'Italia nell'anno 1715 e si recò dapprima in Egitto, dove soggiornò specialmente al Cairo. Qui ebbe in dono alcuni bei manoscritti da parte del patriarca, ma poté averne un numero molto maggiore quando visitò i famosi monasteri del Deserto Nitrico, dove comprò parecchi codici. Passò poi ad Alessandria, Cipro, Damasco ed Aleppo. In quest'ultima città parecchi manoscritti gli furono ceduti dal patriarca. Nell'ottobre 1716 si apprestò a far ritorno in Italia; ma a Roma giunse solo al principio del 1717. Il numero totale dei manoscritti portatì dall'Oriente, la maggior parte di argomento ecclesiastico, fu di 150. Nel 1735 egli ritornò per incarico del papa in Oriente, questa volta però in missione diplomatica, incaricato di liberare i Maroniti del Libano dalle continue persecuzioni e oppressioni da parte dei Turchi. Ritornò a Roma, dopo aver adempiuto in modo soddisfacente la sua missione, portando seco oltre 2000 antiche monete e medaglie, e parecchi manoscritti. Morì il 31 gennaio 1768.

Il suo nome resta legato alla storia della letteratura siriaca per due opere veramente monumentali: l'edizione delle opere di Efrem Siro (v.) e la Bibliotheca Clementino-Vaticana. Il titolo di quest'ultima opera suona: Bibliotheca Orientalis Clementino-Vaticana in qua manuscriptos codices Syriacos, Arabicos, Persicos, Turcicos, Hebraicos, Samaritanos, Armeniacos, Aethiopicos, Graecos, Aegyptiacos, Ibericos et Malabaricos.... Bibliothecae Vaticanae addictos recensuit, digessit .... I.A. Il vol. I tratta degli scrittori siriaci ortodossi, il II di quelli monofisiti, il terzo consta di due parti. Nella prima l'A. tratta degli scrittori siriaci nestoriani, nella seconda del nestorianismo siriaco in generale. Il catalogo doveva comprendere anche parti concernenti gli scrittori arabi, tanto cristiani quanto musulmani, copti, etiopici, persiani e turchi. La prima parte del vol. III contiene anche l'edizione del catalogo dello scrittore nestoriano ‛Abdīšō‛ (Ebedjesu), in cui si elenca un gran numero di autori siriaci insieme con le loro opere più note: è corredata di una versione latina e di abbondanti e preziose note. L'edizione delle opere di Efrem Siro reca il titolo: Ephraemi Syri opera omnia quaexstant graece syriace latine in sex tomos distributa, Roma 1737-1743. Quest'edizione monumentale fu poi continuata e finita dal gesuita maronita Petrus Benedictus (Mobārek), il quale curò il IV e il V volume, vocalizzò il testo siriaco e aggiunse una versione latina piuttosto libera. L'ultimo volume di quest'opera fu curato da Stefano Evodio Assemani. Giuseppe Simone scrisse pure una grammatica araba, in latino, e in arabo una grammatica della lingua siriaca. Inoltre egli compilò varî scritti di argomento storico-ecclesiastico. Lasciò molti manoscritti di opere per le quali aveva già raccolto il materiale: in tutto circa cento grossi volumi. Del catalogo si prepara ora a Parigi un'edizione anastatica in formato ridotto.

Giuseppe Luigi fu professore di lingue orientali a Roma. Morì il 9 febbraio 1782. La sua opera Commentaria de Catholicis sive Patriarchis Chaldaeorum et Nestorianorum (Roma 1775) tratta degli stessi argomenti studiati da suo fratello.

Stefano Evodio, cugino degli altri due, fu arcivescovo titolare di Apamea in Siria e visse a Roma. Descrisse nel Bibliothecae Mediceae, Laurentianae et Palatinae Codicum Manuscriptorum Orientalium catalogus, uscito a Firenze nel 1742, i manoscritti siriaci, arabi, ebraici ed etiopici della Biblioteca mediceo-laurenziana di Firenze. Inoltre dedicò un libro alla storia dei martiri cristiani della Persia e dell'Occidente.

In collaborazione col cugino Giuseppe Simone si diede a pubblicare un catalogo dei manoscritti della Biblioteca vaticana, sotto il titolo Bibliothecae Apostolicae Vaticanae codicum manuscriptorum catalogus in tres partes distributus, in quarum prima Orientales, in tertia Latini, Italici aliorumque Europaeorum idiomatum, Roma 1758, ma non ne uscirono che tre soli volumi. Nel 1768 si bruciarono tutte le copie che allora si trovavano nel Vaticano, come pure un certo numero di copie della Bibliotheca Clementino-Vaticana di Giuseppe Simone.

Bibl.: A. G. Hoffmann, ed. E. Nestle, in Real-Encyclopädie für protestantische Theologie u. Kirche, 3ª ed., II, Lipsia 1897, pp. 144-147; J. Parisot, in Dictionnaire de théologie catholique, I, ii, Parigi 1903, coll. 2119-2123; Yūsuf ad-Dibs, Ta'rīkh Sūriyyah, Beirut 1893-1901, VIII, 553-564 e 173-176 (cfr. Oriente Moderno, VIII, 154-165).

Vedi anche
maroniti Membri della comunità cattolica del Libano che dipendono dal patriarcato di Antiochia. Traggono il nome dall’anacoreta Marone (m. inizi 5° sec.), sulla cui tomba ad Apamea, presso l’Oronte, sorse un monastero, divenuto presto centro di vita religiosa. Alla fine del 7° sec., i m. si eressero in patriarcato ...
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