aspro
Conserva il valore etimologico di " irto ", " ruvido al tatto ", in particolare di " pungente ", riferito agli sterpi (If XIII 7) della selva dei suicidi e, detto di un luogo accidentato, di " malagevole ", " impervio ": aspra e forte è la selva selvaggia (If I 5) e la via (Pg II 65; con lo stesso valore in Rime dubbie VII 5) per cui D. e Virgilio sono giunti al Purgatorio; aspro diserto (Pg XI 14) sono detti il mondo terreno e il Purgatorio, " laddove non è visione beatifica di Dio " (Buti). In lf XVI 6 aspro martiro (quindi " terribile ", " tormentoso ") è detta estensivamente la pena cui sono soggetti i sodomiti, e in Pg XVI 6 di così aspro pelo, " pungente ", " ispido " come cosa dura è il fummo del terzo girone per gli occhi di Dante.
L'aggettivo ha poi una precisa accezione tecnica, che si riferisce ad aspetti linguistico-stilistici, e si contrappone, nella terminologia retorica dantesca, a ‛ dolce ' (v.), e anche a ‛ leno ', come lascia intendere in Cv IV II 13 [rima] aspra quanto al suono de lo dittato, che a tanta materia non conviene essere leno, dove D. si riferisce alla rima aspr'e sottile della terza canzone del Convivio (Le dolci rime 14, ripreso in IV II 12): aspra non solo perché D. cerca parole a., ma perché la dignità dell'argomento rifiuta i modi melodici e preferisce il parlare austero delle discussioni filosofiche (per B. Nardi sarebbero ‛ dolci ' le rime " metafisiche ", ‛ aspre e sottili ' quelle " morali "). Nelle petrose l'argomento sensuale, lontano dai moduli stilnovistici, è tale da esigere uno strumento espressivo che " si ricollega alle ‛ caras rimas ' arnaldiane: l'asprezza " (Varanini), e che si avvale (per es. in Rime CIII 1 Così nel mio parlar voglio esser aspro) anche di rime dal suono violento come aspro diaspro, petra impetra, arretra faretra. Altrettanto, in If XXXII 1 le rime aspre e chiocce, la materia più sgradevole richiede un dettato e un'asprezza verbale ulteriormente improntati al realismo e più convenienti al tristo buco / sovra'l qual pontan tutte l'altre rocce (v. 2).
Sono aspre lingue (If XI 72) le " mordaci ", " sarcastiche " accuse che reciprocamente si scambiano gli avari e i prodighi incontrandosi (l'ontoso metro di If VII 33).
In Fiore XXX 7 è detto dello Schifo (la ritrosia femminile all'amore) che è aspro cavaliere, " inflessibile ", " gagliardo ".
Bibl. - B. Nardi, Dal " Convivio" alla " Commedia", Roma 1960, 14; U. Bosco, D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 29 ss.; G. Varanini, Il Canto XXXII dell'Inferno, in Lect. Scaligera 11131.