ASPIDE (dal gr. ἀσπίς; lat. scient. Naja haje L., fr. e ingl. aspic; sp. áspid; ted. Uräusschlange)
È il Cobra egiziano, serpente famoso per l'importanza e l'alto significato che aveva nella religione dell'antico Egitto. Come le altre specie del genere Naja, ha la capacità di mantenere eretta la parte anteriore del corpo e di gonfiare e dilatare il collo, quando venga in qualche modo eccitato. La sua lunghezza può raggiungere i 150-170 centimetri. La colorazione è molto variabile, ma, in generale, bruna nelle parti superiori, e tendente al giallastro nelle parti inferiori. Macchie scure, o del tutto nere, sono distribuite irregolarmente sul dorso e meglio definite attorno al collo e sotto gli occhi.
L'aspide si nutre essenzialmente di batraci, e in modo speciale di rospi, non, disdegna però anche topi e altri piccoli mammiferi. Pure avendo abitudini essenzialmente terragnole, nuota con facilità e attraversa corsi d'acqua anche di considerevole larghezza, è molto sensibile al freddo, e nei mesi invernali rimane nascosto in uno stato di semi-letargo dentro buche sotto terra. Non è spontaneamente aggressivo, ma molto facilmente irritabile; alla minima eccitazione si drizza sulla parte posteriore del corpo, gonfia il collo, emettendo un forte sibilo, e si avventa sull'avversario. Il suo morso è rapidamente mortale.
L'aspide oltre che iniettare il veleno mordendo, può anche lanciarlo sulla vittima da una certa distanza, misto con una quantità più o meno grande di saliva. La stessa prerogativa è comune a varie specie di Naie africane, ed ha valso a tutte il nome di Ptyas (serpente che sputa), col quale le indica Plinio, e i nomi equivalenti di spy-slange, di cuspideira e di cracheur, in uso rispettivamente presso i Boeri e presso i coloni portoghesi e francesi. Quando la saliva avvelenata lanciata dalle Naie venga a colpire gli occhi, può esser causa di congiuntiviti più o meno gravi, seguite anche da ulcerazioni della cornea.
I Cobra egiziani Sono fra quelli che si lasciano più facilmente ammaestrare dagl'incantatori di serpenti, e compiono diversi movimenti cadenzati al suono di una musica speciale. In seguito ad una leggiera compressione, in una determinata regione della nuca, cadono in istato di catalessi e s'irrigidiscono, acquistando quasi l'aspetto di bastoni: fenomeno, questo, che può spiegare il prodigio attribuito agl'incantatori egiziani dalla Bibbia (Esodo, VII, 11-12), della trasformazione di bastoni in serpenti.
L'area di distribuzione della specie comprende tutta l'Africa settentrionale, l'Africa orientale dall'Egitto fino al Mozambico, la Palestina meridionale e l'Arabia nord-occidentale (Medina).
L'uso della voce aspide, tanto presso gli antichi quanto presso i moderni scrittori, si trova sovente esteso a indicare un serpente velenoso in genere. Nel linguaggio comune è spesso chiamata aspide la vipera, e non è infrequente sentir dare lo stesso nome alla coronella, piccolo serpente innocuo per l'uomo, ma che, forse per una qualche somiglianza nella colorazione e nelle movenze, viene facilmente confuso con la vipera.