aspetto
Ricorre spesso nel lessico dantesco con una notevole ampiezza di valori semantici, che a volte presentano difficoltà di precisazione nel loro oscillare tra il significato attivo di " vista ", " sguardo ", cioè " azione del guardare ", e quello passivo, più vicino all'uso moderno, di " ciò che appare a chi guarda ".
Nel primo significato, in Pg XXIV 142 designa, in senso generale, l'azione di D. che guarda l'angelo e ne resta abbagliato : L'aspetto suo m'avea la vista tolta; e ancora il volgersi dello sguardo di D. verso Beatrice in Pd I 67, e verso il sole in XXII 142; in Pd XXXIII 101 A quella luce [di Dio] cotal si diventa, / che volgersi da lei per altro aspetto / è impossibil che mai si consenta, vale genericamente " guardare altrove, un'altra cosa "; cfr. ancora Cv III XII 13. In Pg XXIX 62 il Petrocchi legge affetto invece che aspetto.
Con maggiore precisione, a indicare la " vista ", lo " sguardo ": del diavol nero, in If XXI 31, di D. che riesce a ‛ vedere ' Dio, in Pd XXXIII 81 i' giunsi / l'aspetto mio col valore infinito, e ancora di Beatrice che guarda fissa i tre apostoli, in Pd XXV 110 e la mia donna in lor tenea l'aspetto; v. anche Pg XXIX 58, Pd XXII 21, Cv III XIII 2. Con particolare risalto nella concisa espressione di Pg XXIX 149 giurato avria poco lontano aspetto che tutti ardesser di sopra da' cigli : " chi li avesse visti un po' da lontano, ma non troppo, avrebbe giurato che la fronte di quei sette ardesse di vere fiamme; tanto acceso appariva il rosso dei fiori che la cingevano " (Sapegno).
Controversa l'interpretazione di Pg XXXIII 105 E più corusco e con più lenti passi / teneva il sole il cerchio di merigge, / che qua e là, come li aspetti, fassi: il luogo è ampiamente discusso dallo Scartazzini, che scarta la soluzione del Buti che leggeva come la spera (e di conseguenza così chiosava : " Lo quale meridiano del Sole fassi secondo che la spera del Sole si muta ") e precisa come a. sia da prendere " in significato astronomico, che propriamente indica differenze di longitudine tra due astri, ma che nella significazione più astratta, e perciò più estesa, che possa avere, può esprimere relazioni di posizione ". Quest'interpretazione è accolta da tutti i moderni (il Nai nel saggio Tre passi dubbi della D. C., " Rivista Rosminiana " XXII [1937] 62-66, propose di leggere com'egli aspetti; ma l'emendamento non è recepibile : cfr. Petrocchi, ad l.), e dal Porena così applicata : " Il verso 105, che è parso oscuro e discutibile, è invece chiarissimo, solo che, secondo un uso dantesco frequentissimo delle due parole, s'intenda che aspetti vale ‛ sguardi ', e fassi significa ‛ si muove '. Il meridiano si sposta qua o là a seconda di colui che guarda il cielo... ogni osservatore ha un suo meridiano diverso da quello di altri osservatori che non siano alla medesima longitudine di lui ".
Con valore figurato, nel senso di " vista interiore ", cioè " intelletto ", in Pd XI 29 l'aspetto / creato, che non può assolutamente gareggiare con la mente divina, è l'intelletto sia degli angeli che degli uomini; in XX 131, gli aspetti / che la prima cagion non vedon tota richiamano direttamente il significato precedente: " idest a consideratione hominum " (Benvenuto); notevole nella sua concisione l'uso di a. in XXXII 38 l'uno e l'altro aspetto de la fede / igualmente empierà questo giardino, cioè, chiosa il Buti, " lo ragguardamento della fede di coloro che hanno creduto in Cristo venturo, e di coloro che hanno creduto e crederanno in Cristo venuto ". Due volte è riferito a Dio: Pd XXVIII 104 divino aspetto, e XXXII 64 [Dio] le menti tutte nel suo lieto aspetto / creando, a suo piacer di grazia dota / diversamente; in tutt'e due i casi a. ha valore figurato : lo " sguardo " di Dio è " intelletto ", " sapienza ", " grazia "; " nel suo lieto ragguardamento : lo ragguardare d'Iddio è donare sua grazia " (Buti).
Nel secondo significato designa, in senso generale, " ciò che appare allo sguardo ", quindi un' " apparenza esterna ", di cosa fisica, visibile: Dolce color... / che s'accoglieva nel sereno aspetto / del mezzo [cioè dell'aria], Pg 114; Qui vederai l'una... milizia [l'umana] / ... in quelli aspetti / che tu vedrai a l'ultima giustizia (Pd XXX 44), cioè rivestita dei corpi. Ma in Pd II 111 voglio informar [te] di luce sì vivace, / che ti tremolerà nel suo aspetto, può valere sia in senso oggettivo (" nel guardar lei ") che soggettivo (" nella sua apparenza "). Vale ancora " apparenza ", in Cv II XIII 13 lo cielo di Venere si può comparare a la Rettorica per due proprietadi : l'una si è la chiarezza del suo aspetto; e III VII 3, IV XVII 12.
Molto intense le espressioni di Pg XXVI 6 il sole... raggiando, tutto l'occidente mutava in bianco aspetto di cilestro, e XXVII 71 E pria che 'n tutte le sue parti immense / fosse orizzonte fatto d'uno aspetto, / e notte avesse tutte sue dispense : a. vale " apparenza ", a indicare ‛ come ' il cielo appare, e quindi direttamente il " colore " del cielo, che nel primo caso da celeste diventa bianco sotto l'azione del sole che sorge, mentre nel secondo si fa tutto oscuro per l'incalzare della notte.
Il secondo aspetto di Pd XVIII 18 è la " riflessione delli divini radii " (Landino), cioè l' " immagine " della luce divina ‛ riflessa ' in D. dagli occhi di Beatrice : " Iddio dirizzava li raggi suoi in Beatrice, e quelli poi da lei in me refletteano, si che questo secondo aspetto mi contentava " (Ottimo); per secondo nel senso di " riflesso ", cfr. il secondo raggio di Pd 149.
Quindi vale " sembianza ": Pg II 79 Ohi ombre vane, / uor che ne l'aspetto!, Pd IV 46 e Santa Chiesa con aspetto umano / Gabrïel e Michel vi rappresenta, e ancora i mirabili aspetti di Piccarda e delle altre anime in III 58; il primaio aspetto di If XXV 76 è la " sembianza " umana originaria del peccatore che diventa una sola cosa col serpe, e si confonde con esso, si cancella. Ma gli aspetti disiati di Pd XXIII 4, per veder i quali l'augello... previene il tempo in su aperta frasca, possono essere riferiti sia ai dolci nati dell'uccello (Vellutello e in genere i moderni), sia possono indicare " le cose che desidera di vedere, cioè unde possa prendere l'esca per arrecare ai suoi figliuoli " (Buti). In ogni caso, aspetta con ansia il sorgere del sole.
Con significato più preciso e ristretto, vale " atteggiamento ", " espressione del volto o della persona ": Farinata non mutò aspetto (If X 74); lo cotto aspetto di Brunetto (XV 26) e 'l tinto aspetto e brollo (XVI 30) dei Fiorentini sodomiti; Manfredi biondo era e bello e di gentile aspetto (Pg III 107); il benigno aspetto di Enrico I di Navarra (VII 104); il tranquillo, beato, e santo aspetto di Beatrice (XXXIII 19, Pd XXI 20, XXIII 60); e ancora: Vn VIII 1, XXIII 8, Cv IV I 8, If XVIII 85, XXXIII 57, Pg VIII 83, XV 114, XXIII 45.
Pauroso è invece l'a. del segnore che appare in sogno a D. in Vn III 3, mentre piacevole è quello della gentile donna di V 1; in Cv IV XXII 15 è riferito all'angelo: E 'l suo aspetto era come folgore, e le sue vestimenta erano come neve (fedele traduzione di Matt. 28, 3). In III Amor che ne la mente, D. chiarisce il valore semantico di a. nelle due volte che vi compare (vv. 51 e 55) : E puossi dir che 'l suo aspetto giova / a consentir ciò che par maraviglia, e Cose appariscon ne lo suo aspetto, / che mostran de' piacer di Paradiso, / dico ne li occhi e nel suo dolce riso, / che le vi reca Amor com'a suo loco. I due luoghi sono più volte citati o commentati nel corso del III trattato, e precisamente: V 2, VII 15 e 16, VIII 4, 5 (due volte) e 14, XIV 13, XV 1 e 5; da osservare che l'a. della donna della canzone finisce per assumere, all'interno del trattato, un significato evidentemente figurato e metaforico. Con intenso valore figurato appare in Pd III 3, a designare il dolce " volto " della bella verità.
In Pd XXVIII 137, in una delle terzine più tormentate dalla critica dantesca, a. assume un ruolo decisivo per la precisazione del significato di tutta la terzina, o almeno per una sensata proposta di interpretazione: Così si fa la pelle bianca nera / nel primo aspetto de la bella figlia / di quel ch'apporta mane e lascia sera.
Senza ricordare tutte le varie interpretazioni generali proposte, basterà riassumere i termini del problema per quanto riguarda il significato particolare di a. in questo luogo: alcuni (e fra questi tutti gli antichi) fanno dipendere il genitivo de la bella figlia da pelle, mentre altri lo ritengono complemento di primo aspetto; ciò porta a queste diverse costruzioni grammaticali della terzina: " la pelle de la bella figlia di quel ch'apporla mane e lascia sera (la proposizione relativa indica il sole, e la figlia del sole sarebbe la specie umana, quindi l'uomo), bianca nel primo aspetto, si fa nera " (ma Benvenuto collega primo aspetto a ‛ sole ': " così la pelle della bella figlia si fa di bianca, nera, nel primo aspetto del sole "), e " la pelle bianca si fa nera, nel primo aspetto della bella figlia del sole " e figlia del sole potrebbe essere in questo contesto l'Aurora o la stessa luce solare. Nel primo caso a. ha il valore passivo di " apparenza ", di " ciò che appare alla vista ", mentre nel secondo (e in Benvenuto) ha il valore di " sguardo ". Interessante è la proposta d'interpretazione del Porena, che tende a limitare le difficoltà di questo passo: " Io credo che questo brancolare sia nato dal non aver interpretato a dovere le parole primo aspetto. Sulle quali avrebbe dovuto gittar luce il secondo aspetto di Pd XVIII 18, che significa ‛ immagine riflessa '. E in Pd I 49-50 il primo raggio è il raggio diretto e il secondo raggio il raggio riflesso. Primo aspetto sarà dunque la visione diretta della luce solare (la bella figlia ecc.), cioè dei raggi solari, ché tutte le altre luci sono un riflesso. Tutta la terzina la spiegheremo dunque: Così la pelle, naturalmente bianca, si fa nera ai raggi del sole ". Ma l'interpretazione generale della terzina oggi comunemente accolta, pur con riserve da parte di alcuni, è quella del Barbi (Problemi I 292-293): " in questa guisa ai primi allettamenti dei beni mondani (al primo aspetto de la bella figlia del sole [che è Circe per il Barbi]) gli uomini cedono e perdono la loro natura d'esseri ragionevoli per diventar bestie ".