ASINARTETO (gr. ἀσυνάρτητος)
Termine consueto già nell'antica teoria metrica per indicare versi composti di due membri di genere diverso e quindi non amalgamabili. Di esempio possono servire alcune misure archilochee, il giambelego, l'eupolideo e anche i cosiddetti dattilo-epitriti (per tutti questi versi v. sotto le singole voci). Caratteristici per gli asinarteti sono la fin di parola, lo iato o la sillaba ancipite nella commessura dei membri, e queste regole sono osservate rigorosamente dai poeti più antichi, Archiloco e Alcmane. Ma poeti più recenti fondono spesso i due membri.
Bibl.: Fonte principale per l'antica teoria è Efestione, cap. 15 (con scolî). Dei moderni orientano Christ, Metrik der Griechen u. Römer, pp. 122 segg., 572; Zambaldi, Metrica greca e latina, p. 122 segg. Per il passaggio da asinarteti a sinarteti cfr. Wilamowitz, Griech. Verskunst, pp. 121, 421 seg.