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Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec)

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)
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Cooperazione economica Asia-Pacifico

Scheda

Origini, sviluppo e finalità

La Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec) è un foro multilaterale di cooperazione in materia di commercio e investimenti con una specifica connotazione regionale, composto da 21 paesi le cui economie, congiuntamente, rappresentano più della metà del pil globale.

Il progetto di creazione di un foro che includesse l’Asia orientale, l’Oceania e gli stati del continente americano affacciati sul Pacifico – Stati Uniti in primis – risale ai primi anni successivi alla Seconda guerra mondiale, ma fu reso impraticabile dalle logiche della contrapposizione bipolare e, in particolare, dal conflitto nella regione indocinese. Esso incontrava inoltre l’opposizione dei membri dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean), che proponevano in alternativa una zona di libero scambio composta dai paesi dell’Asia sudorientale, Cina, Giappone e Corea del Sud, senza la presenza di attori extra-regionali. Tale opzione incontrò tuttavia la resistenza di Tokyo, contraria all’esclusione dell’alleato statunitense.

In un mutato clima internazionale, la Dichiarazione di Canberra (1989) segnò il superamento dei veti incrociati, proponendo una soluzione di compromesso che garantì ai membri dell’Apec l’adozione del consensus nel processo decisionale e del principio della volontarietà. Obiettivi iniziali dell’Apec furono la raccolta di informazioni economiche, il sostegno ai negoziati dell’Uruguay Round (che hanno dato vita all’Organizzazione mondiale del commercio, Wto) e la promozione dei settori infrastrutturale, della pesca e di quello energetico.

Dalla riunione di Singapore del 1991 si è iniziato a parlare di liberalizzare gli scambi di beni e servizi, in base all’idea di ‘regionalismo aperto’ promossa dal presidente sudcoreano Roh Tae Woo, e tre anni più tardi vennero stilati gli ambiziosi ‘Obiettivi di Bogor’, che prescrissero il raggiungimento di un’area di libero scambio entro il 2010 per le economie industrializzate ed entro il 2020 per quelle in via di sviluppo. Liberalizzazione degli scambi e degli investimenti e, parallelamente, promozione della cooperazione tecnica ed economica divennero così le priorità d’azione dell’Apec.

La crisi economica che ha colpito l’economia asiatica nel biennio 1997-98 e il mancato accordo sulle liberalizzazioni per specifici settori spinsero progressivamente i paesi Apec a privilegiare gli accordi bilaterali, compromettendo le prospettive di inaugurazione della Free Trade Area of the Asia-Pacific.

Struttura istituzionale

Il principale organo per la gestione delle attività dell’organizzazione è rappresentato dalla Conferenza annuale dei capi di stato e di governo o dei ministri degli esteri dei paesi aderenti all’Apec. Tale appuntamento venne istituzionalizzato nel 1993 sotto la spinta del presidente statunitense Bill Clinton e del primo ministro australiano Paul Keating. Nello stesso anno venne inoltre istituto il Segretariato permanente dell’organizzazione, con base a Singapore. In subordine alla Conferenza annuale ci sono tre organi che provvedono alla guida politica dell’Apec: il Business Advisory Council (composto da tre delegati per ogni economia), il Ministerial Meeting e il Sectoral Ministerial Meeting. Il Segretariato funge da anello di congiunzione tra i suddetti organi politici e le unità operative.

Membri

Australia, Brunei, Canada, Cile, Cina, Corea (Repubblica), Filippine, Giappone, Hong Kong, Indonesia, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Perù, Russia, Singapore, Stati Uniti, Taiwan, Thailandia, Vietnam.

L’Apec è una delle poche organizzazioni internazionali ad annoverare fra i propri membri Taiwan, sebbene con il nome e l’emblema di ‘Chinese Taipei’. Con l’adesione, nel 1991, delle ‘Tre Cine’ (Hong Kong, Taiwan e Repubblica Popolare Cinese) si riuscì a includere realtà economiche imprescindibili per la regione del Pacifico, tramite il compromesso in base al quale, oltre al non utilizzo del nome ufficiale, il presidente taiwanese non ha diritto a partecipare alla Conferenza annuale, ma viene rappresentato da un ministro con competenza negli affari economici. La presenza di Hong Kong e Taiwan fa sì che in riferimento all’Apec si utilizzi esclusivamente il termine ‘economie’ al posto di ‘stati membri’.

Vedi anche
PIL (o pil) In economia, sigla di prodotto interno lordo (➔ prodotto). liberalizzazióne Atto, fatto di liberalizzare o di essere liberalizzato, in attuazione ai principi del liberismo economico. La l. consiste nella rimozione dei vincoli che rappresentano restrizioni alla concorrenza e, soprattutto, nel garantire le condizioni favorevoli affinché le dinamiche concorrenziali si sviluppino. Liberalizzazione ... crisi econòmica Improvviso passaggio dalla prosperità alla depressione nella vita economica; anche il protrarsi di una situazione di ristagno degli affari, di disoccupazione e di basso livello dei prezzi, dei salari, dei profitti e dell'interesse. Per antonomasia la grande c.e. è identificata con la depressione generale ... liberoscambista Sostenitore della dottrina economica del libero scambio. Gruppo l. italiano Organizzazione che, negli anni precedenti la Prima guerra mondiale e anche subito dopo, in occasione della riforma della tariffa doganale, si oppose al crescente indirizzo protezionistico della politica daziaria italiana. A. ...
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Vocabolario
pacificare
pacificare (ant. paceficare) v. tr. [dal lat. pacificare, comp. di pax pacis «pace» e tema di facĕre «fare» (v. -ficare)] (io pacìfico, tu pacìfichi, ecc.). – 1. a. Ricondurre in condizione di pace eliminando motivi di conflitto o fermenti...
pacificàbile
pacificabile pacificàbile agg. [der. di pacificare]. – Che si può pacificare: lite, controversia p.; avversarî difficilmente pacificabili.
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