ASCLEPIODOTO ('Ασκληπιόδοτος, Asclepiodŏtus) di Alessandria
Filosofo neoplatonico della seconda metà del V secolo d. C., molto stimato dai suoi contemporanei e soprannominato "il grande" (anche, forse, per distinguerlo dall'altro e più giovane Asclepiodoto, pure neoplatonico, che fu suo genero). Simplicio lo ritiene il migliore scolaro di Proclo; e questi gli dedicò il suo commento al Parmenide platonico. Fu soprattutto un medico e un naturalista, ma studiò pure profondamente matematica e musica ed estese le sue conoscenze anche ad altri campi. Questo suo temperamento di ricercatore gl'impedì di abbandonarsi alle esagerazioni mistiche e metafisiche del neoplatonismo del suo tempo, da cui perciò (e specialmente da Damascio) gli viene rimproverata una scarsa comprensione della "più alta sapienza orfica, egiziana e caldaica" e una troppo forte tendenza a trasferire nel regno di questo mondo i principî supremi, specialmente nell'etica, nella quale è rappresentato come un inopportuno novatore. Tanto più, per tali implicite testimonianze della sua chiarezza e indipendenza mentale, è quindi da lamentare la quasi totale ignoranza in cui siamo circa le sue dottrine filosofiche e naturalistiche, come circa la sua attività di scrittore, riguardo alla quale sappiamo soltanto che compose un commentario al Timeo platonico.
Bibl.: E. Zeller, Philos. d. Griech., 3ª ed., III, ii, p. 832 segg.; Freudenthal, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., II, coll. 1641-42; Asmus, Der Neuplatoniker Asklep. d. Grosse, in Arch. f. Gesch. der Medizin, VII (1914), pp. 26-42.