ASCLEPIADE di Samo
Visse tra la fine del sec. V e i primi decennî del III a. C.; un po' più anziano di Teocrito, che lo celebrava come suo maestro nella mascherata pastorale delle Thalysiae (Idillio VII, v. 40), ponendolo al fianco di Filita di Coo e designandolo con lo pseudonimo di Sicelida (Σικελίδας): pseudonimo da cui forse appare che già A., come Filita, come Teocrito, aveva qualche attinenza con la poesia pastorale siciliana. Egli è da considerare come uno dei principali rappresentanti del rinnovamento poetico alessandrino. Appartenne, in qualche modo, al cenacolo dei poeti di Coo. Probabilmente la sua attività si svolgeva a Samo, dove gli studî erano in onore. A lui fanno capo, o da lui dipendono, parecchi altri poeti che presero dimora nell'isola: Edilo, Posidippo, Niceneto, Escrione. Egli appare cultore d'una forma di poesia modesta e aggraziata; contrario alle tendenze di coloro che ancora tentavano le grandi vie dell'epopea. Temperamento essenzialmente lirico, portato a cantare il vino e l'amore, cercò di rinverdire la tradizione della poesia lirica eolica di Alceo e di Saffo. Due metri lirici, già usati dai poeti di Lesbo e da lui rimessi in voga, ebbero perciò il nome di Asclepiadei. Di cotali componimenti, in metri lirici e in dialetto eolico, noi non abbiamo nulla; un'idea della loro indole possiamo farci da tre componimenti di Teocrito, cosiddetti αἰολικά (Idillî, XXVIII, XXIX, XXX), che sono d'argomento famigliare o erotico, e furono verisimilmente scritti sotto l'influsso della produzione eolizzante di A. Ma la medesima vena A. espresse negli epigrammi, di cui abbiamo una quarantina (non tutti di sicura attribuzione), disseminati nell'Antologia palatina. Di questi epigrammi, pochi hanno carattere di vere e proprie iscrizioni. Alcuni sono concepiti come giuochi di società, di contenuto mitologico, e formano un ciclo intitolato Σωρός (forse in collaborazione con Posidippo ed Edilo). I più sono simposiaci: cantano le etere, i fanciulli, il vino, l'amore, con note di pessimismo e di tedio della vita che hanno qualcosa di romantico. Qui è l'originalità e la forza di A., in cui intuiamo il carattere di un vero poeta. Impressioni vigorose e ardenti, segnate a fuoco nel giro di pochi distici. Gli epigrammi si trovano nell'Antologia palatina (v. le edizioni, s. v.).
Bibl.: R. Reitzenstein, Epigramm und Skolion, Giessen 1893; A. Rostagni, Poeti alessandrini, Torino 1916, pp. 200-251; E. Bignone, L'epigramma greco, Bologna 1920.