PARISANI, Ascanio
– Nacque a Tolentino da Lorenzo di ser Massio, discendente da un’antica famiglia comitale, presumibilmente nei primi anni del Cinquecento; ignoto è il nome della madre.
Non abbiamo notizie sulla sua formazione. Nel 1520 divenne canonico della cattedrale di Cesena e si legò all’allora vescovo di Rimini Giovanni Ciocchi Del Monte, futuro papa Giulio III, che lo impiegò come segretario personale. Fu titolare della diocesi di Caiazzo, vicino a Capua, per poco più di un anno, dal 3 gennaio 1528 al 24 maggio 1529, quando venne nominato vescovo di Rimini dopo la rinuncia di Del Monte. Solo allora ricevette la consacrazione episcopale, che ebbe luogo nella cappella Sistina il 20 giugno 1529. A differenza del nipote Giulio, che gli sarebbe subentrato alla guida della diocesi riminese nel 1550, Parisani si limitò a soggiornare sporadicamente in città, come confermato dalle scarse testimonianze documentarie circa la sua attività di governo episcopale.
Grazie al legame con Del Monte e successivamente con i Farnese, Parisani fu protagonista di una rapida ascesa curiale: all’indomani dell’elezione di Paolo III (1534) fu nominato maggiordomo e tesoriere generale. Il ruolo di crescente importanza assunto in Curia trova corrispondenza nella decisione di erigere una nuova dimora familiare a Tolentino, affidata all’architetto Antonio da Sangallo.
Insigne esempio di architettura signorile cinquecentesca, l’antico palazzo Parisani (rimasto in parte incompiuto) si snoda intorno a un cortile quadrato, con tre ordini di portici per ciascun piano e una ricca decorazione a bugnato all’esterno. Il legame con la città natale è testimoniato inoltre dagli interventi a favore dei Priori per la riconferma degli antichi privilegi e per la riduzione delle imposte, così come dalla decisione di ricostruire la fontana di piazza Maggiore, distrutta a metà Quattrocento in seguito a contrasti politici interni.
Parisani fu titolare di numerosi i benefici: all’inizio del 1534 aveva rinunciato al canonicato di Pisa per ricevere in commenda, il 23 luglio dello stesso anno, l’abbazia della Beata Vergine Maria di Tongres, nel vescovado di Liegi. Nel 1535 lasciò il canonicato della chiesa di Saint-Denis nella medesima diocesi e divenne commendatario dell’abbazia di Saint-Servat di Utrecht il 23 luglio 1535. Nel 1536 si aggiunsero la commenda del monastero di S. Lorenzo nel borgo marchigiano di San Severino e dell’abbazia della Beata Vergine di Rambona, nella diocesi di Camerino. Sempre nel 1536 Paolo III lo nominò scrittore delle lettere latine, mansione che avrebbe resignato il 12 ottobre 1538. Inoltre, fino al 1540 godette del priorato di Marsciano, cui rinunciò a favore del nipote Giulio.
In virtù degli stretti legami con la famiglia papale, e in particolare con Costanza Farnese, Parisani fu eletto cardinale il 19 dicembre 1539 con il titolo di S. Pudenziana. In qualità di tesoriere generale dello Stato pontificio, egli fu fautore di un rigido fiscalismo e dell’innalzamento della tassa sul sale, che provocò notevole malcontento nella popolazione sino a sfociare nella ribellione di Perugia (1540). Per queste scelte fu oggetto di aspre critiche, come emerge dalle coeve satire popolari che lo definiscono «cardinal poltrone / d’Arimini, gaglioffo bardascione, / e pescator ladrone / arca de’ vizi» (Pasquinate romane, 1983, p. 558). Lasciato tale ufficio con un indennizzo di 9500 scudi, Parisani iniziò i lavori per l’ingrandimento della propria dimora romana; a partire dall’ottobre 1541 le fonti lo indicano come proprietario di un immobile dietro il Pantheon, confinante con il palazzo già acquistato in precedenza nel rione Colonna.
Il 27 gennaio 1542 gli fu affidata la legazione dell’Umbria e di Perugia; per tre anni rimase lontano da Roma e si occupò della costruzione della roccaforte difensiva nota come Rocca Paolina, progettata da Sangallo ma realizzata dall’architetto Galeazzo Alessi, sin dal 1536 familiare di Parisani.
Durante questo periodo, l’amico Tiberio Crispo, suo predecessore nel governo della legazione perugina, diede avvio alla decorazione delle stanze di rappresentanza di palazzo Parisani a Roma, che forse egli stesso abitò per un certo periodo. Il ciclo di affreschi, realizzato tra il 1544 e il 1545, celebra le imprese del pontefice nella lotta contro i turchi; in particolare, l’iconografia ricalca quella di Giulio Romano per sala di Costantino in Vaticano, e raffigura alcuni episodi della prima crociata, in uno dei quali compare un ritratto di Paolo III con gli attributi del patriarca di Gerusalemme, circondato di stemmi farnesiani e immagini allegoriche della Religione, della Chiesa, della Fortezza, della Fede, della Gloria e della Teologia.
Una lettera di Parisani al duca di Urbino Guidubaldo II Della Rovere, datata 23 novembre 1541, contribuisce ad arricchire la cronaca della travagliata realizzazione del mausoleo di papa Giulio II da parte di Michelangelo. L’artista era allora impegnato nella decorazione della cappella Sistina e non avrebbe potuto attendere al completamento della tomba; Parisani consigliava quindi al duca di consentire ad altri scultori di terminare l’opera sulla base dei disegni di Michelangelo e sotto la sua supervisione.
Dal 1543 divenne cardinale protettore dell’Ordine dei serviti; in tale veste patrocinò il rifacimento della facciata della chiesa romana di S. Marcello al Corso, affidando i lavori al Sangallo. All’inizio del 1545 lasciò la legazione di Perugia al neoeletto cardinale Crispo, mentre il 13 maggio del 1547 fu nominato legato di Campagna e Marittima.
Parisani morì a Roma il 3 aprile 1549. Fu sepolto, secondo i suoi desideri, nella cappella di famiglia in S. Marcello. Un suo ritratto è ancora oggi visibile nel palazzo Silveri di Tolentino.
Nel testamento, stilato il 5 marzo 1547, aveva proibito agli eredi l’alienazione dei beni immobili sia di Roma sia di Tolentino, e istituito con il suo cospicuo patrimonio un fedecommesso a beneficio dei nipoti Alessandro e Cesare, all’origine del dissesto finanziario che colpì la famiglia nella seconda parte del Cinquecento. Commissionò inoltre alcuni lasciti in denaro alle principali chiese di Tolentino e alla confraternita del Corpus Domini.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Carte Cervini, 39; Archivio di Stato di Parma, Carteggio farnesiano estero. Perugia, 284; Archivio di Stato di Roma, Misc. famiglie, 137, fasc. 10; Archivio segreto Vaticano, Diversa Cameralia, 101; 124; Acta Camerarii, 4; 8; Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 4150; Borg. lat., 882; 884; Firenze, Uffizi, Gabinetto disegni e stampe, 882; 988; A. Riccieri, Memorie storiche del comune di Marsciano fino a tutto il secolo XVI con uno statuto inedito e documenti, Bologna 1814, p. 122; C. Tonini, Rimini dal 1500 al 1800, II, Rimini 1888, pp. 353-359; Concilium Tridentinum. Actorum, Diarorum, Epistolarum, Tractatuum, I, Freiburg i.Br. 1901, p. 195; L. von Pastor, Storia dei papi, V, Roma 1942, pp. 126 s.; G. Giovannoni, Antonio da San Gallo, I, Roma 1959, ad ind.; J. von Henneberg, Un aiuto del Vasari e la cappella Parisani nella chiesa romana di San Marcello, in Commentari, XVI (1965), pp. 258-260; Galeazzo Alessi e l’architettura del Cinquecento. Atti del convegno internazionale di studi..., 1974, a cura di W. Lotz, Genova 1975, ad ind.; A. Mercati, Un’altra grande cortesia di Paolo III a Michelangelo, in Saggi di storia e letteratura, II, Roma 1982, p. 466; Pasquinate romane del Cinquecento, a cura di V. Marucci et al., I, Roma 1983, pp. 558 s.; R. Chiacchella, Fonti per uno studio dei rapporti tra i Farnese e Perugia, in La Rocca Paolina di Perugia, Perugia 1992, pp. 101-107; G. Vasari, Vita di Michelangelo, a cura di G. Milanesi, Pordenone 1993, p. 214; C. Weber, Legati e governatori dello Stato Pontificio, Roma 1994, pp. 179, 827; E. Casadidio, La famiglia Parisani, in Quaderni del bicentenario, I (1995), pp. 43-60; II (1996), pp. 55-60; L. Sickel, Paolo III e la prima crociata nel palazzo Parisani al Pantheon. Un ciclo di affreschi e la storia di una residenza cardinalizia del Cinquecento, in Bollettino d’arte, 2006, 135-136, pp. 3-34; F. Biferali, M. Firpo, Navicula Petri. L’arte dei papi nel Cinquecento, Roma-Bari 2009, p. 157.