SFORZA, Ascanio Maria
Cardinale; nacque a Milano dal duca Francesco e da Bianca Maria Visconti, il 3 marzo 1455, ed ebbe presto la dignità di protonotario apostolico. Nel 1477 partecipò ai maneggi dei fratelli contro Bona di Savoia e il Simonetta e fu confinato a Perugia. Fattosi il Moro padrone del governo milanese, Ascanio fu nominato amministratore apostolico di Pavia (17 settembre 1479). Ma, venuto subito in disaccordo col fratello e confinato prima a Ferrara e poi a Napoli, ruppe il confino e tentò di levarsi contro di lui con l'aiuto di Venezia (1482); riconciliato (1483), ottenne per opera di lui e del re di Napoli la porpora cardinalizia (17 marzo 1484) ed ebbe, per tempo più o meno lungo, i vescovadi di Novara, di Cremona, di Pesaro, ai quali s'aggiungevano l'abbazia di Chiaravalle e quella di S. Ambrogio di Milano; tenne anche le legazioni del Patrimonio e di Bologna. Ed ebbe ancora qualche dissenso col Moro, ma finì col divenirne strumento devoto e rappresentante nella curia romana. Capo della parte sforzesca nel conclave del 1492, contro il della Rovere e la parte aragonese, procurò la tiara a Rodrigo Borgia, con cui era stretto da antica amicizia. Ne ebbe la nomina a vicecancelliere, il palazzo della Cancelleria vecchia, il castello di Nepi, la legazione di Bologna, il vescovado di Agria nell'Ungheria, del quale però non entrò mai in possesso e a cui rinunziò nel 1497; fu allora "reputato come papa". Si raffreddò con Alessandro VI nell'oscillare della politica papale; riprese ancora tanta autorità da ottenere la porpora a Ippolito d'Este, cognato del Moro, e a un proprio servitore (20 settembre 1493); si ruppe del tutto col papa, che si era dichiarato contro i Francesi chiamati dal Moro, e fuggì da Roma (28 giugno 1494). Vi ritornò il 2 novembre e di nuovo il 2 dicembre per trattare di un accordo fra Alessandro VI e Carlo VIII, rovinoso al pontefice; imprigionato dal papa e liberato per imposizione del re, cavalcò a fianco di questo nell'ingresso in Roma (31 dicembre) e lo stimolò a convocare un concilio per deporre il papa e riformare la Chiesa. Sdegnato per l'accordo del re col pontefice, partì da Roma il 16 gennaio 1495; poi, capovolta la condizione politica, si riconciliò col papa e rimase negli anni seguenti al suo fianco, sostenendo, ora, la politica antifrancese. E di nuovo si guastò col pontefice, quando questi volle innalzare soverchiamente i figli e rompere il matrimonio di Lucrezia Borgia con Giovanni Sforza; fu anzi sospettato dell'assassinio del duca di Gandia. Dopo violenti diverbî con Alessandro VI, di cui non approvava la nuova politica francofila, abbandonò Roma segretamente (luglio 1499) e si recò a Milano. Ne uscì con i piccoli figli del Moro, quando la fortuna di questo era per cadere (31 agosto 1499); fece nella Germania e nella Svizzera apparecchi di guerra; ritornò, precedendo il fratello (3 febbraio 1500), e vi rimase reggente; fuggì di nuovo dopo la cattura di lui e fu fatto prigioniero dai Veneziani (10 aprile 1500), che non senza riluttanza lo consegnarono ai Francesi. Rinchiuso nella torre di Bourges, fu liberato per opera del cardinale di Amboise (3 gennaio 1502), che ne sperava appoggio per il conclave futuro, e, morto Alessandro VI, venne con l'Amboise a Roma, dove il popolo lo accolse (10 settembre) con grida e fuochi di giubilo. Ma favorì l'elezione prima di Pio III, poi di Giulio II, e s'adoperò a muovere questo alla restaurazione del dominio sforzesco e a provocare guerra contro la Francia. Morì di peste il 28 maggio 1505, e fu sepolto in Santa Maria del Popolo in un magnifico monumento, che l'antico avversario suo, papa Giulio, commise ad Andrea Sansovino.
Fu prelato mondano e corrotto, signore splendido e, nel suo palazzo romano presso piazza Navona, circondato da corte sfarzosa; politico astuto piuttosto che savio; amante di banchetti, di cacce, di lettere, d'arte; scrittore di orazioni e di versi latini e italiani; caro ai suoi e al popolo e assai compianto per larghissima beneficenza: a lui sono dovuti l'inizio della grandiosa cattedrale di Pavia, del chiostro rinnovato e della canonica di S. Ambrogio.
Bibl.: R. Rusca, Vita di A. S., in Bibl. storica italiana, II, Milano 1853; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, II, Milano 1745, pagine 1371-75; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LXV, Venezia 1854, p. 85 segg.; N. Ratti, Della famiglia Sforza, I, Roma 1795, pagina 78 segg.; F. Malaguzzi Valeri, La corte di Lodovico il Moro, I, Milano 1913, p. 468 segg.; II, ivi 1915, p. 215 segg. Notizie in Revue historique, LXIII (1897), in Arch. della R. Soc. romana di st. pat., XXXIII (1910), pp. 352-53, in Arch. stor. lombardo, XXIX (1902) e XXX (1903), passim, in G. B. Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano 1928, passim.