CARAMELLI, Ascanio
Nacque a Cavallermaggiore (Cuneo) dal conte Franceschino e da Biasina del Podio dei signori di Sanfré.
Come data della sua nascita si è finora costantemente assunto l'anno 1545 in base al fatto che in un documento del 1612 il C. è detto settuagenario. Ma tale opinione pare da respingersi perché in contrasto con le testimonianze di alcuni contemporanei che nel 1579, dovendo descriverlo ai fini di una prova testimoniale, gli attribuirono costantemente tra i venti e i venticinque anni.
Si può quindi ritenere che egli nacque non prima del 1550 e non dopo il 1560 e che la notizia tramandata che lo vorrebbe settuagenario nel 1612 sia frutto di un errore. La sua nascita fu preceduta da quella di almeno un fratello, Achille. Da certa Elena Vauzana il padre del C. ebbe una figlia, non è noto se legittima o naturale, Giacomina, che merita di essere ricordata per precisare che ella fu sorella e non moglie del C. come è stato detto da alcuni. Il C. quasi certamente rimase celibe.
La famiglia Caramelli ai tempi del C. fu, secondo un'opinione allora diffusa, "la seconda o la terza delle famiglie nobili et antiche d'onore et reputazione del detto luogo di Cavalermagiore". Nel sec. XIV essa possedeva già un proprio stemma gentilizio; ma le origini della sua nobiltà appaiono assai anteriori e risalgono almeno al sec. XIII. Nel 1524 l'imperatore Carlo V accrebbe la nobiltà della famiglia conferendo a Stefano Caramelli il titolo di conte palatino, trasmissibile in via maschile e riconosciuto in seguito dai Savoia.
Secondo la tradizione il C. quale figlio cadetto si dedicò al servizio dei Savoia scegliendo la carriera militare che, con la recente creazione di una milizia stabile e la larga concessione di privilegi riservati ai giovani nobili che entrassero a farne parte, si mostrava allettante. Probabilmente entrò nei ranghi fra i diciotto e i venti anni, e fu assegnato al servizio nella cittadella di Torino dove nel 1579 era lancia spezzata, cioè poco più che soldato semplice.
Contrariamente a quanto è affermato da tutti gli scrittori che si sono occupati di lui, il C. non fu mai governatore della cittadella; tanto meno nel 1579, anno cui si fa riferimento nell'assegnargli tale carica per l'errata interpretazione di una supplica rivolta dal C. al sovrano.
Senza conoscerne i particolari risulta che il C. dedicò tutta la sua vita alla carriera militare prendendo parte a molte delle numerose guerre scatenate dalla politica aggressiva di Carlo Emanuele I. La patente in cui si allude al passato militare del C. non contiene menzione di sue particolari benemerenze, se non la fedeltà e la costanza nella professione di soldato. Il 26 genn. 1611, dopo che già si era congedato, ottenne dietro sua richiesta d'essere nuovamente impiegato al servizio ducale "nel numero degli altri capitani... dentro al castello e forte di Nizza o in qual si voglia altro luogo del Stato". Assai giovane ottenne il conferimento del titolo di cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
L'ammissione a tale Ordine, costituito da Emanuele Filiberto nel 1572, era condizionata dal possesso di una nobiltà di quattro quarti che veniva accertata attraverso l'escussione di testimoni scelti in parte dal candidato ed in parte dall'Ordine. Fra i testimoni del C. vanno ricordati per la loro alta posizione Antonino Tesauro, presidente di Asti e consigliere di Stato, Amedeo Ponte, presidente della Camera dei conti. I verbali di queste deposizioni sono la maggior fonte di notizie sul Caramelli.
Il 19 nov. 1579, superata la prova, divenne cavaliere dell'Ordine per i suoi meriti e la sua onestà. Nel 1601 la dignità gli fu riconfermata da Carlo Emanuele I, cui il C. aveva rivolto nuova supplica dopoché l'Ordine era stato riformato. Oltre al numerosi privilegi che competevano ai cavalieri dei SS. Maurizio e Lazzaro, il C. ottenne nel luglio del 1612 l'assegnazione cospicua, ma alquanto incerta, di alcune commende da recuperarsi nel Regno di Napoli che, se effettivamente percepite, gli avrebbero reso 65 ducati annui. Con giuramento prestato nel settembre dello stesso anno il C. le accettò; ma è probabile che non riuscisse ad entrarne in possesso se l'anno successivo otteneva la concessione di un assegnamento mensile di 6 scudi sulla cassa dell'Ordine, con effetto retroattivo a cominciare dal 25 nov. 1609, dietro presentazione di una supplica oggi perduta, di cui "le cose narrate" indussero il sovrano alla largizione pecuniaria. Nel 1610 il duca gli assegnò sul bilancio del castello di Nizza, in cui il C. aveva lungamente servito, la somma di 10 ducatoni al mese riconfermata due anni dopo con la precisazione che, pur continuando a gravare sullo stesso bilancio, al C. veniva concesso di allontanarsi da Nizza per curare alcune sue infermità e provvedere ai suoi negozi. Alcuni anni dopo il C., richiamato in patria dal sovrano (ma non è noto dove si fosse recato), si rifiutò di obbedire, il fatto di cui non conosciamo le vicende dovette essere tuttavia di una certa gravità dal momento che indusse il duca alla confisca dei suoi beni, appena 12 "giornate" di terra (5 ag. 1620), in favore dei nipoti Annibale, che era segretario ducale, Bernardino e Giorgio, tutti figli di Achille, per le ragioni c'hanno sopra detti beni e con la sola clausola di pagare una piccola rendita allo zio finché fosse in vita. Dal 1620 non si hanno più notizie del C. che probabilmente morì lontano dalla patria.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sez. Camerale,Controllo finanze, reg. 1610 in 1611, f. 12; reg. 1612; reg. 1621, II, f. 4; Ibid., Sez. IV,Patenti ducali, 1560 in 1600-1601 in 1614, II, f. 153; Torino, Arch. del Gran Magistero dell'Ordine Mauriziano, Prove, n. 16; Ibid., Documenti diversi del Gran Magistero, 1577 in 1655, II, p. 130; 1602 in 1640, III, pp. 161, 470-472; Cavallermaggiore, Arch. parr. di S. Maria della Pieve, Matrimoni, 1586, 1589, 1590, 1592; Ibid., Battesimi, 1593; A. Serafini, Caramelli di Clavesana. Storia genealogica…, Roma 1913, pp. 733 83-90, 219-231; A. Bonino, Cavallermaggiore sotto il ducato di Emanuele Filiberto, in Lo Stato sabaudo al tempo di Emanuele Filiberto, II, Torino 1928, pp. 120, 122; V. E. Caramelli di Clavesana, La famiglia Caramelli nei secoli al servizio di casa Savoia, Bene Vagienna 1940, pp. 13-15; M. Zucchi, Fam. nobili e notabili del Piemonte, Torino 1950, p. 31; V. Prunas Tola, L'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Milano 1966, p. 79; S. Galletto, Cavallermaggiore, Cavallermaggiore 1967, p. 33.